Bianco e Nero

Francesco Raspa
17/10/2021
Attualità
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Quando il famoso radio-telecronista Nicolò Carosio, antesignano di tutti i telecronisti, inventò durante una partita della Nazionale Italiana di calcio, l'arcinota espressione "Reteeee! Anzi quasi rete", molti ragazzi  intorno alla mia generazione c'erano.   

La sua inconfondibile voce, insieme alla contemporanea immedesimazione nella partita stessa, lo rese  molto famoso, tanto da considerarlo inscindibile dalle partite, in particolare di quelle della Nazionale. 
Durante il ventennio, da radiocronista, secondo i dettami di allora, adatto' i termini di "corner" con "calcio d'angolo", di "cross" con "traversone" e soprattutto di "gol" in "rete", ed appunto, quando il pallone  sfiorava il palo, in "quasi rete". 
Le prime partite trasmesse dalla TV di stato, risalgono ai suoi albori, con la tecnologia dell'epoca che prevedeva telecamere fisse sugli spalti dello stadio,  che riprendevano le immagini, così come un normale spettatore, perso nella moltitudine riusciva a malapena a   distinguere un piccolo pallone scuro, preso a calci da ventidue omini, accomunati tutti da diverse sfumature del "bianco e nero".    
Pur tuttavia, per noi ragazzini, che sognavamo le grandi partite con le figurine Panini e con la radiocronaca di Carosio, ci parevano spettacoli grandiosi ed avvincenti, da farci ritrovare davanti ad un cinescopio quadrato da max 24" su di un alto supporto.
All'epoca, una situazione appena descritta, era possibile usufruirla nella sezione  sansalvese del PCI. 
Il locale con volta a botte, sufficientemente  ampia, specie nella sua lunghezza, si trovava a destra, poco distante dall'inizio di corso Garibaldi avendo alle spalle "La porta de la terre". La stanza era in affitto al Partito Comunista che, ironia della sorte,  apparteneva al dott.Ciocco, già più volte segretario influente del Partito Nazionale Fascista.
A noi guaglioni la cosa non diceva quasi nulla, e ci sembravano indifferenti le gigantografie di alcuni personaggi severi e maestosi, attaccati alle sue scarni pareti, con al centro un tavolo ed a lato un tricolore, insieme alla bandiera rossa con falce e martello ed un po' di sedie allineate.
Se ben ricordo, le gigantografie erano  quelle classiche di Marx, Engels, Gramsci, ma più tardi mi sembra che venne aggiunta anche quella di Ho Chi Minh. 
Oltre le partite della nazionale, allorquando si disputavano, la domenica sera nello spazio dedicato allo sport, vedevamo in differita il secondo tempo di una partita importante di serie A. 
Qualche volta era possibile godersi di sfuggita spezzoni di partite, anche nel vicino negozio di "Confucio", inizialmente di bici e motocicli, che coraggiosamente precorse i tempi per la potenziale vendita di costose radio e televisori.
Al negozio, abbinò anche un  attrezzatissimo laboratorio per la riparazione di quest'ultimi. Figura storica, e sotto certi aspetti epica, quella di  "Confucio" che fece conoscere a San Salvo le prime visioni TV ed i programmi della radio, compreso l'uso del radiogiradischi,  con spessi e grandi dischi a 78 giri. Alcuni dei quali rallegravano il paese dall'alto della   postazione al di sopra del negozio, dove installò un paio di altoparlanti a tromba.
Ascoltavamo così, i primi brani  d'oltreoceano ed i successi popolari del festival di San Remo, che inizialmente era trasmessa solo via radio.  
S'inserì, nel frattempo quasi tutto per noi,  un altro bel luogo di ritrovo ludico, con la realizzazione ex-nuova, nell'area dell'attuale piazza Vitale Artese,  di un discreto edificio a due piani che fu per molto tempo la  sezione DC di una San Salvo, già con  evidenti segnali di crescita e dinamismo. 
La sezione, attualmente dismessa, aveva un ampio salone al piano terra, con alcuni uffici al piano superiore.
Le sorti della sezione DC, come quella del PCI e di altri tradizionali partiti, seguirono le varie vicissitudini degli stessi, che si   conclusero con la cosiddetta fine della   Prima Repubblica, istituita dall'esito referendario del 1946 ed esaurita nel 1994. L' espressione di cui sopra non è altra che una diffusa definizione giornalistica, per indicare l'avvento di un nuovo assetto politico avvenuto, appunto, con le elezioni politiche del 1994.

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