Le nonne e le mamme di alcuni lustri addietro, avevano la facoltà benefica di levare ad una moltitudine variegata di bambini ed adulti, il comune e fastidioso mal di testa, senza dover ricorrere agli antidolorifici, ma praticando loro il collaudato rito di "Lu 'mmalucchie".
Tutti ne hanno sentito parlare, e molti, almeno una volta, si sono sottoposti a questa terapia mista di sacro e profano, per scacciare quell'influsso malefico, derivante dallo sguardo perfido di alcune persone.
Ovviamente le generazioni più giovani, con rare eccezioni, vivendo in tempi completamente diversi e pieni di altri affanni, sono del tutto estranee a tali credenze e superstizioni.
Tuttavia, il rito del malocchio, avendo avuto una larga diffusione popolare ed acquisito nel tempo valore di costume, credo valga la pena ricordarne le modalità della sua pratica.
Ad esempio, a San Salvo veniva svolta più o meno nel modo seguente.
Per levare di torno il mal di testa, occorreva innanzitutto, scoprirne la causa; per fare questo la donna, in genere anziana, lasciava cadere alcune gocce d'olio in un piatto contenente acqua, se questo non si spandeva e restava intatto a galleggiare, il dolore non era causato dal malocchio, mentre al contrario se si allargava con più o meno evidenza, era prova certa da attribuire al malocchio.
Nel qual caso, la nonna, o la mamma, o l'anziana che aveva eseguita la prova, doveva mescolare il tutto ed intingervi un dito con il quale ungeva per tre volte la fronte sofferente con il segno di croce, recitando sommessamente parole quasi incomprensibili che grossomodo formavano questa frase:
"Malucchie e malucchiuale, tre sende
'ccia' 'jiutete, lu Padre, lu Figliole e
lu Sperete Sande. Ammen"
Molte volte l'effetto palliativo funzionava ed il dolore di testa scompariva quasi per incanto, senza aver preso, quindi, nessuna "palletta" e senza aver speso i soldi scarseggianti in farmacia.
Ma la facoltà delle donne miracolose, di espletare il rito del malocchio, andava rinnovata annualmente dalle stesse, sempre utilizzando l'acqua nel piatto con le gocce d'olio, recitando la notte di Natale, un'altra misteriosa frase sacrale che dava facoltà di prolungare di un altro anno la magia di liberare la testa da quel fastidioso dolore.