Le consultazioni elettorali per la città di San Salvo sono ormai alle porte, così come ormai nubi ed oscurità sono sempre più all'orizzonte quotidiano per un territorio che si relaziona con le ataviche problematiche relative al mondo del lavoro che investe interi settori della nostra economia. E se questo è divenuto un peso insostenibile, per tutta la comunità, ancor di più lo sarà per chi dovrà coglierne i segni per poter intercettare le nuove direttrici per il rilancio del teriirtorio degno dei migliori tempi.
Siamo tutti consapevoli della crescita, sempre più consistente, del partito degli astenuti, il cui comportamento è spesso riconducibile alla forte somiglianza tra proposte e idee dei vari candidati e delle diversi coalizioni con una generale sfiducia nei confronti dei partiti e delle istituzioni. E' per queste ragioni che occorre delineare il profilo di chi idealmente potrebbe rappresentare la nostra città.
Il sindaco del terzo millennio deve rappresentare i valori del territorio, porsi all'ascolto dei cittadini coinvolgendoli. I cittadini hanno la necessità di riconoscersi nella figura del sindaco che riassume le dinamiche di tutte le attività correlate di tipo sociale, culturale, ma soprattutto deve essere analitico nell'osservazione della realtà circostante con l'idea di offrire soluzioni lungimiranti.
Probabilmente oggi il profilo del sindaco ideale è un ibrido che sappia coniugare le doti da manager con quelle del politico.
Gli ambienti politici più rappresentativi stanno allestendo la "macchina elettorale" da far condurre al proprio candidato, che tutti noi speriamo non debba essere "il meno peggio", pronto passeggiando a stringere le mani di quanti anelano la speranza di migliori auspici. Occorre invece che sia tutt'altro, capace cioè di fare quelle analisi ponderate da vero "problem solving" per produrne una sintesi pragmaticamente funzionale; pertanto non programmi da libro dei sogni che tanto hanno alimentato le campagne elettorali, ma progetti sostenuti da capitoli di spesa dedicati, capaci di alimentarne la realizzazione e nella cui struttura ci sia una idea di futuro non solo per gli uomini e le donne di oggi, ma soprattutto per quel popolo di giovani della nostra comunità che respira incertezze ed inadeguatezza.
Il sindaco del terzo millennio deve essere autorevole, non autoritario, leader e non capo, scevro da campanilismi di partito e di appartenenza di casta e soprattutto di operare in funzione del consenso. Il sindaco di domani deve essere "uno di noi", non irraggiungibile perché mille stanze lo rendono distante da chi non ha voce, ma "in mezzo a noi", nella comunità e per la comunità, né machiavellico né gattopardiano, ma con una chiara visione, non improvvisata, del presente e del futuro con una prospettiva di crescita a lungo termine e ben strutturato.
Il sindaco si fa carico delle istanze dei cittadini così come del loro destino con l'idea che di ogni atto si è responsabili perché gli effetti collaterali non sono mai immediati ma nel tempo possono produrre danni o preclusioni per chi li subisce. Il sindaco è colui che alla fine del proprio mandato non dovrà mai misurarsi con l'imbarazzo dello sguardo della propria gente, ma soprattutto è colui che sa scegliere la propria squadra con delega piena e fiducia perché ogni componente della propria giunta sia fedele al proprio mandato, non solo nella "prima ora" ma anche nel prosieguo della operatività quotidiana che impone risposte, riscontri ed autentica partecipazione alla vita della città e della comunità alla quale appartiene.
Il sindaco ha il compito di armonizzare al meglio la vita civile e sociale ed economica all'interno di una comunità perseguendone gli obiettivi con abnegazione.