San Girolamo Emiliani, il “vagabondo di Dio”: scopriamo insieme la sua storia

A lui il merito di aver combattuto affinché i giovani fossero istruiti e capaci, per divenire membri attivi di una società funzionale

Redazione
08/02/2022
Curiosità
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San Girolamo Emiliani visse in un periodo storico particolarmente complicato, segnato dalla Riforma protestante e dalla successiva Controriforma cattolica, di cui si fece esponente, soprattutto per contrastare quella rinascita del paganesimo che stava penetrando nelle fila della Chiesa: l’intento di Girolamo era quello di riaffermare la solidità e la stabilità della Chiesa tradizionale, come affermò egli stesso "riportando in vita lo stato di santità dei tempi apostolici".

Girolamo nacque a Venezia nel 1486, dalla nobile famiglia veneziana dei Miani, decaduta economicamente, e a dieci anni restò orfano di padre. Essendo il più giovane di quattro fratelli dovette quindi trovarsi una collocazione nella vita politica del paese, non solo per una dignitosa sussistenza, ma anche per realizzare le sue aspirazioni. Probabilmente frequentò gli studi, sebbene preferisse l'azione alla cultura: come quasi tutti i giovani patrizi della Serenissima iniziò la carriera militare. Nel 1506 Venezia era in guerra contro le maggiori potenze europee, alleate nella Lega di Cambrai per frenare il suo grande potere. La sera del 27 agosto 1511 Girolamo fu fatto prigioniero e rinchiuso nei sotterranei del castello, con ceppi ai piedi, alle mani e al collo, e una catena fissata a una pesante palla di marmo. Nei giorni passati nella solitudine e nella sofferenza della prigione si avvicinò alla preghiera, sentendosi, ad un certo punto, secondo la leggenda, improvvisamente libero. Di questo avvenimento non si conosce nulla di esatto: l'unica cosa certa è che Girolamo attribuì sempre la sua liberazione all'intervento speciale e personale della Madonna.

Terminata la guerra, Girolamo visse profondi cambiamenti che lo portarono a una svolta radicale: nuove amicizie, recupero della pratica religiosa, lettura e meditazione della Bibbia.

Nel 1528 in Italia si diffuse una grave carestia che provocò migliaia di vittime. Nella regione veneta la popolazione della terraferma, informata che a Venezia vi erano migliori condizioni, si riversò in massa nella città. Per contribuire ad alleviare tale situazione, aggravata dal diffondersi della peste, Girolamo si unì ai volontari per prestare soccorso alla popolazione. In pochi giorni spese tutto il denaro che possedeva, giungendo fino a vendere indumenti, tappeti, mobili e altre attrezzature di casa, destinando il ricavato a questa opera; fornì cibo, alloggio e sostegno morale ai popolani.

Contagiato dalla peste, con rassegnazione accettò la situazione interpretandola come volontà di Dio e preparandosi alla morte. Inaspettatamente, però, le sue condizioni di salute migliorarono e tornò alle sue attività.

Il 6 febbraio 1531 lasciò definitivamente la casa paterna, sostituì gli indumenti patrizi con un saio grossolano e andò a vivere a San Rocco, in un pianterreno in affitto, con un gruppo di trenta ragazzi di strada cui impartiva istruzione di base e formazione cristiana.

Assunse maestri artigiani creando una scuola di arti e mestieri con lo scopo di insegnare ai ragazzi diversi tipi di lavoro per potersi mantenere. Il suo principio pedagogico è "preghiera, carità, lavoro", partecipazione e responsabilità, affinché ognuno prenda in mano le redini della propria vita e abbia un ruolo attivo nella società.

Nel 1532 fece tappa a Milano dove istituì alcuni orfanotrofi. Ponendo la sua residenza a Somasca, raccolse alcuni discepoli e fondò l'Ordine dei Chierici Regolari, che poi furono denominati Somaschi. Furono loro ad attuare un grande progetto del fondatore: l'istituzione di scuole gratuite aperte a tutti e in cui veniva adottato il rivoluzionario "metodo dialogato".

Da Milano Girolamo arrivò a Pavia e a Como per fondarvi nuove opere di carità. Come già altrove anche in queste città coinvolse molte persone tra sacerdoti e laici. Girolamo diede a questo gruppo un'organizzazione, scegliendo per loro il nome di "Servi dei Poveri". La nuova famiglia religiosa fu approvata da papa Paolo III nel 1540; successivamente papa Pio IV la elevò a Ordine Religioso, con il titolo di Chierici Regolari di Somasca o Padri Somaschi.

Girolamo giunse nella Valle di San Martino alla ricerca di un luogo per la sua Compagnia. Nei dintorni su un promontorio roccioso si eleva un vecchio castello abbandonato che si affaccia sul lago, secondo la leggenda residenza dell'Innominato manzoniano. Poco al di sotto del castello una spianata, "la Valletta", offre un posto adatto per ospitarvi gli orfani: qui aprì una scuola di grammatica e una sorta di seminario per la Compagnia ancora alle sue origini: vi si alternavano lo studio, il lavoro agricolo e attività di rilegatura e tornitura. 

Nel 1535  i doveri lo richiamarono a Venezia. Passò poi per Vicenza, Verona, Brescia, Bergamo, Pavia; rivisitò le opere, i confratelli, i ragazzi e i collaboratori.

Qualcuno lo soprannominò "vagabondo di Dio".

Alla fine del 1536 per la Valle di San Martino si propagò un'epidemia che faceva strage fra la popolazione. Il 4 febbraio 1537 Girolamo si ammalò e domenica 8 febbraio morì mentre assisteva i malati di peste a Somasca. La leggenda vuole che prima di morire tracciasse con del liquido color mattone una croce sulla parete per poter contemplare il mistero del Crocifisso durante l'agonia: chiamò a sé i suoi orfani per l'ultimo commiato e, con le forze che gli rimasero, lavò loro i piedi. Agli amici di Somasca raccomandò di non offendere Dio con scostumatezze e bestemmie e in cambio lui dal cielo avrebbe pregato affinché la grandine non rovinasse il raccolto. Da qui quello che è considerato il testamento spirituale per i devoti:

“Seguite la via del Crocifisso; amatevi gli uni gli altri; servite i poveri!”

Nel 1928 Papa Pio XI lo proclamò "Patrono universale degli orfani e della gioventù abbandonata", riconoscendogli il merito e l'originalità del servizio reso.

L'opera di Girolamo Emiliani è tuttora proseguita dai Padri Somaschi, continuatori della Compagnia dei Servi dei poveri.

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