"Nel mio teatro miro a far riflettere, non a rassicurare"

Pina Bellano, la carriera e il ritorno a Furci per la messa in scena di "Nessuno è profeta in patria" l'11 agosto

Selim Squillace
11/08/2022
Personaggi
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Nessuno è profeta in patria”, così s’intitola l’ultima creazione teatrale di Pina Bellano, di Furci, di adozione un po’ vastese, un  po’ romana, attrice del piccolo schermo ormai da tanti anni. Nulla è tanto dolce come il richiamo della patria, così Pina ha creato un reading di pezzi misti omaggiando i grandi Giorgio Gaber e Franca Rame.

A chi fosse sfuggita questa talentuosa donna, Pina afferma di essere stata messa al mondo per fare l’attrice, perché ha sempre campato a “pane e cinema” da quando era piccolissima, passione divenuta professione,  che si è sviluppata grazie alla sua incessante curiosità verso il genere umano come materia di studio della sua spiritualità, passando attraverso l’osservazione degli sguardi pensierosi delle persone alla fermata dell’autobus o nella metro.

Non ci facciamo scappare l’opportunità di porle alcune domande.

Pina vuoi parlarci di questo nuovo spettacolo che andrà in scena l’11 agosto a Furci, proprio il tuo paese natio? L’amministrazione comunale mi ha proposto di mettere in scena qualcosa di tutto mio ed io non mi sono fatta trovare impreparata. Porto in scena con entusiasmo e tanta emozione quest’ultima mia creazione con un grande omaggio a Franca Rame sulla violenza di genere, volto a far riflettere lo spettatore su un tema che oggi come mai ha bisogno di essere trattato a gran voce. Nell’esibizione mi accompagneranno i miei fedelissimi chitarristi, Piero e Luigi Minicucci e la mia seconda voce e collega Carmine Paraggio. Di più non posso svelarvi”.

Il tuo curriculum riporta esperienze di livello, dai workshop con Elio Germano ai vari diplomi presso scuole di attori e doppiaggio fino ad arrivare a veri propri ruoli nel cinema e nel teatro anche al fianco di grandi nomi. Come si fa ad impersonare ogni volta tanti personaggi diversi?  Ce n’è uno a cui sei rimasta affezionata? Il vero lavoro dell’attore è proprio questo, calarsi totalmente nei panni del suo personaggio senza sembrare un attore, è questo su cui noi lavoriamo ,molto . Ricordo ancora il mio primo ruolo in teatro, quello di una prostituta, non è stato facile mettersi nei panni di una donna da un’anima fragile e spesso violentata. Ecco noi attori dobbiamo lavorare sull’anima del personaggio altrimenti appariamo finti, e dove c’è finzione lo spettatore senza che sia necessariamente un critico d’arte se ne accorge. E’ stato molto difficile lavorare in quel ruolo. Se invece dovessi pensare ad un personaggio che mi è rimasto dentro risponderei sicuramente quello di  Settimia Spizzichino in “Roma-Auschwitz andata e ritorno”, unica donna del ghetto di Roma tornata dai campi di sterminio. Un personaggio che ho interpretato nei teatri per ben 6 anni e che era diventato parte di me".

Un aggettivo per definire il tuo teatro? Scomodo. La mia è una narrativa scomoda, volta a far riflettere non a rassicurare. Tutti i miei spettacoli sono apparentemente cinici con risvolti a volte tragicomici. Mi reputo un’informatrice dell’anima dal retro gusto un po’ amaro".

Come vedi il tuo futuro? “Sono sempre in movimento, ora ho appena terminato di girare un film con Donatella Finocchiaro e poi continuerò a girare nelle scuole, specialmente in periferia, affinché il mestiere dell’attore possa diventare una scuola di vita anche per chi purtroppo è lontano da questa realtà”.

 

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