Mi vedo costretto a rifiutare riconoscimento "perché credo nella libertà di parola"

Alessandro Leone risponde all'Amministrazione Comunale di Cupello

redazione
31/10/2022
Attualità
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L'Amministrazione Comunale di Cupello nei mesi scorsi con delibera di giunta ha deciso di dare mandato ad un legale di presentare querela contro l'autore di post facebook di critica all'Amministrazione stessa. La decisione ha suscitato forti critiche e prese di posizione, è intervenuta anche la senatrice a vita Liliana Segre. Alessandro Leone, giovane regista di Cupello, nei giorni scorsi è stato tra i vincitori del Premio Morrione con il documentario “Sulla loro pelle”. 

Riceviamo e pubblichiamo la sua nota di risposta all'intenzione dell'Amministrazione Comunale di organizzare un evento per celebrare la sua vittoria al Premio  Roberto Morrione.

Ho ricevuto oggi la notizia che il Comune di Cupello – quello in cui sono cresciuto, dove inevitabilmente risiede un pezzo del mio cuore, oltre ad alcuni dei miei migliori amici — ha intenzione di organizzare un evento per celebrare la vittoria del Premio Morrione. Sebbene mi faccia ovviamente piacere un riconoscimento da parte della mia terra natia, mi vedo costretto a rifiutare. Questa decisione è da intepretare come una manifestazione del mio dissenso nei confronti dell'azione legale che alcuni esponenti di questa amministrazione comunale stanno intentando ai danni di concittadini/e, colpevoli di aver avuto l'ardire di criticare in modo manifesto l'operato del Comune principalmente sui social network. In quanto giornalista per me sarebbe irrispettoso oltre che contraddittorio accettare la partecipazione a questo evento perché credo nella libertà di parola e di conseguenza nella possibilità di esprimere critiche, opinioni, accuse contro qualsiasi forma di potere. È un principio base che, se toccato, degrada lo stato di salute della nostra democrazia, in qualsiasi contesto avvenga.

Grazie al Morrione io, Simone e Marika abbiamo lavorato incessantemente a un'inchiesta sui Cpr, i luoghi dove le persone migranti vengono rinchiuse senza aver commesso alcun reato con lo scopo finale di rimpatriarle nei loro paesi di origine. Sono centri di detenzione amministrativa ma di fatto, come ci hanno confermato tutti, finiscono per essere peggio di un carcere, perché non esistono le stesse tutele. È proprio a quelle persone che hanno vissuto e vivono ancora questa terribile esperienza che abbiamo voluto dare voce. E lo abbiamo fatto sfidando i divieti delle Prefetture, che dovrebbero vigilare sul rispetto dei diritti umani. Quindi si tratta, in parole povere, di un sistema che rende questi esseri umani invisibili e continua a perpetrarsi grazie alla sua opacità.

Sembra un episodio che non ha nulla a che fare con quello che sta succedendo a Cupello ma in realtà ha molte similitudini perché se un'amministrazione comunale cerca di silenziare i concittadini e le concittadine scegliendo la via legale al di sopra del dialogo può costituire un precedente pericoloso che indebolisce la capacità critica della popolazione e impedisce alle persone che hanno l'onere di amministrare una riflessione che abbia come compito non quello di mantenere lo status quo ma di crearne uno migliore.

Per tutte queste ragioni esprimo nuovamente il mio disaccordo con questa scelta e invito chi di dovere a fare un passo indietro e a cercare la via del dialogo. Mi preme sottolineare ancora una volta che il mio non è un rifiuto generalizzato che coinvolge Cupello in quanto paese (anzi, vi ringrazio immensamente per le manifestazioni di stima e affetto) ma solo gli amministratori che sono dietro questa decisione.

Non sono un grande amante dei dibattiti sui social network e ho sempre preferito guardare la realtà in prima persona e affidarmi alla parola scritta per raccontare nel modo più giusto possibile ciò che ho di fronte. Questa volta ho scelto di farlo perché mi premeva specificare che i valori del giornalismo non possono entrare in contraddizione con un attacco ai principi in cui credo.

Grazie infinite per la comprensione

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