Risultati e meriti dell’amministrazione Magnacca evidenziati da Confindustria sulla rivista nazionale “ Quale Impresa”

15/02/2023
Attualità
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All’ attenzione di Confindustria,  tramite le pagine della rivista “ Quale Impresa”,  che pone San Salvo come modello nazionale di politiche a sostegno del lavoro e dei siti produttivi, l’ex Sindaco Tiziana Magnacca  viene intervistata dalla giornalista Antonella Arista  per rispondere alle domande e  spiegare le dinamiche delle idee e degli interventi messi in atto nel passato decennio 

Vi proponiamo l’intervista integrale :

ENTE PUBBLICO-IMPRESA: QUANDO LA COLLABORAZIONE FUNZIONA

La burocrazia e la farraginosità degli enti determinano una velocità diversa rispetto alle esigenze delle imprese che devono rispondere a cambiamenti interni ed esterni per essere competitive. È in questo contesto che le persone fanno la differenza: Tiziana Magnacca, ex sindaco di San Salvo (CH), comune abruzzese con un distretto industriale importante, avvocato. Nel corso del suo mandato ha fatto scelte amministrative coraggiose che fanno la differenza, perché se si vuole e si hanno le capacità, si può. E stata anche il primo sindaco donna in Abruzzo di una città superiore a 15mila abitanti.

- Salve Avv. Magnacca, perché ha scelto di candidarsi a Sindaco di San Salvo?
Nel 2007 mi candidai, dietro invito e sollecitazione dell’allora candidato sindaco, alle elezioni amministrative di quell’anno.
La nostra coalizione non vinse e dunque per un mandato, ricoprii il ruolo di consigliere comunale di opposizione. Anni durante i quali mi appassionai alla cura della mia città e alla politica attiva. Furono anni di grande impegno ma giammai avrei pensato di poter presentare la mia candidatura a sindaco nelle successive elezioni; cosa che, invece, fu proposta e promossa dagli uomini e dalle donne della mia area politica di appartenenza nel 2012. Accettai la sfida che, in verità, non sembrava affatto facile da vincere in quel momento storico. E invece nel maggio 2012 vincemmo e mi ritrovai, quasi incredula, a indossare la onerosa e onorabile fascia tricolore.

-Ci descrive il tessuto industriale e commerciale della sua città?
San Salvo si trova nella parte meridionale della provincia di Chieti ed oggi supera i 20mila abitanti. 50 anni fa era, invece, un piccolo borgo, perlopiù agricolo, di meno di tremila abitanti che venne scosso dalla rivoluzione industriale post bellica. In pochi anni, infatti, si insediarono colossi industriali (ad esempio SIV, Societa Italiana Vetro, Magneti Marelli) che ancora oggi resistono al tempo e a svariati mutamenti di proprietà (oggi la loro casa madre è in Giappone). Condizione questa che ha reso florido un importante indotto industriale legato soprattutto all’automotive.
Al contempo, il comparto agricolo non è stato abbandonato e anzi è cresciuto e innovato grazie alle tecnologie e agli strumenti di lavorazioni portati dal progresso.
Esiste infatti una florida cooperativa ortofruttico la che raccoglie e commercia, anche all’estero, nei prodotti ortofrutticoli coltivati nel nostro territorio. Inoltre, essere bagnata dal mare Adriatico e godere di ampie spiagge dorate, ha consentito a San Salvo, dalla fine degli anni 70, di sviluppare sempre più un rigoglioso circuito economico legato al turismo balneare (siamo bandiera blu d’Europa da 27 anni). In ultimo, siamo riusciti a vincere la sfida di attrarre e far stabilire il più grande stabilimento Amazon del centro sud, con la creazione di posti di lavoro a tre zeri, aprendosi nuove opportunità di crescita nel settore della logistica.

- Quando e perché la sua amministrazione ha deciso di intraprendere delle azioni di sostegno alle imprese del territorio?
Nel 2012 appena eletta trovai una situazione di grave difficoltà dell’ente comunale a causa della grave crisi economica che imperversava in tutto il mondo, resa ancor piu stringente dall’imposizione europea della Austerity. Il Comune era imbrigliato da un lato dall’irrigidimento del bilancio e dall’altra dalla pesante tassazione che si profilava nella trasformazione da Ici a Imu, la destinazione di una parte di tale tassa direttamente allo Stato e una quota alle casse comunali.
L’altro tributo comunale, quello sui rifiuti, subì un’importante trasformazione che ne appesantì il prelievo sulle famiglie e ancora di più sulle imprese. La crisi economica innestata negli USA nel 2008 si stava abbattendo anche sulle nostre aziende messe in seria difficoltà da un mercato fermo e da una perdita di competitività delle stesse. Compresi subito che occorreva intervenire sull’unica leva che il comune può muovere in queste situazione: la leva fiscale. Era necessario, infatti, far tutto quanto era possibile per tutelare i livelli occupazionali tutelando le imprese. Era imprescindibile sia per arginare gli effetti economici di quella crisi nonché quelli sociali. Era urgente tutelare, per quanto di nostra competenza, il tessuto economicosociale della mia citta.

- Ci descrive nel dettaglio ogni azione messa in campo nel tempo?
Decidemmo di intervenire cancellando completamente la quota comunale dell’IMU alle aziende, modificando le
aliquote stabilite precedentemente, quindi l’aliquota che lo Stato prevede dal 7,6 al 10,6 è stata azzerata. Rinunciammo al prelievo Imu sugli opifici, ben 1,5 milioni di euro/anno, che sarebbero mancati sui servizi generali, ma bisognava dare priorità alle gravi conseguenze che potevano profilarsi per la città, se non avessimo fatto la nostra parte come ente locale in favore del comparto industriale. Allo stesso modo nell’anno seguente lavorammo prima sulla Tares e poi sulla Tari per incentivare al massimo l’avvio al recupero dei rifiuti prodotti dalle industrie a fronte di evidenti sgravi sulla tassazione. Ad esempio è stata ridotta del 100% la quota variabile e il 50% della quota fissa per associazioni, impianti sportivi e settore turismo. È stata ridotta del 100% la quota variabile per commercio ed artigianato ecc.

-Ci spiega perché è importante la visione con cui un amministratore pubblico decide di fare scelte così coraggiose? Quali sono tutti i risvolti positivi del territorio?
Un amministratore locale, e ancor di più un sindaco, deve avere una visione complessiva sulla comunità che ha la responsabilità di amministrare, tentando di tenere insieme, in maniera omogenea, coesa e mai contraddittoria, la gestione della res publica. In questo si concretizza la cura dell’interesse pubblico. Si deve pensare che non si può spendere, ad esempio, risorse nei servizi sociali se non ci si occupa di quelle cause che, a volte, sono la prima ragione di tanti problemi familiari o personali e quindi sociali, come ad esempio la mancanza di occupazione.
Non si può pensare alla gestione dell’urbanistica, senza pensare all’ambiente o ai riflessi economi- ci e sociali sui quartieri. Ed altro ancora. Occorre lavorare su politiche che tendano tutte allo stesso
fine, lavorando sugli incentivi, sulla creazione di opportunità tramite regolamenti, ad esempio ed infine sulle voci di spesa e di entrata in modo che entrambe riescano a realizzare il bene supremo della comunità.
La visione e il coraggio sono qualità indispensabili per tutti coloro che decidono di assumersi la responsabilità di incidere sulle vite altrui
attraverso scelte politiche. Senza capacità di veder oltre e di avere visione non si potranno mai mettere in campo azioni incisive, efficaci per il bene della collettività per un semplice motivo: se non si sa dove portare la propria città, le scelte o sono del tutto inutili o rischiano di essere addirittura nocive. E se si riesce ad avere una tale consapevolezza, occorre poi avere il coraggio di essere conseguenti, attuando le scelte giuste, anche qualora queste rischiano di costare molto in termini elettorali. Siamo chiamati a governare, non a compiacere in ogni occasione. Quando si ha consapevolezza di ciò che è necessario per il bene della propria comunità, se si ha visione e coraggio di attuarla dopo un confronto aperto e franco anche con chi ha idee diverse, allora i benefici arrivano sempre perche ogni scelta è fatta con l’obiettivo di ottenere quei benefici. Posso inoltre dire che anche le scelte che sembrano più impopolari, alla lunga pagano anche in termini di consenso perché di fronte agli effetti positivi delle stesse, i cittadini sono portati a riconoscere i meriti.

-Com’è riuscita a sopperire alla mancanza di quei fondi?
In quegli anni cosi difficili in cui si erano del tutto contratti i finanziamenti dello Stato agli enti, ed anzi aumentati i prelievi dello Stato dalle casse comunali (il fondo di solidarietà), azzerati gli oneri di urbanizzazione per il fermo del comparto dell’edilizia, auto limitare
le voci di entrata rinunciando all’IMU determinava necessariamente una  contrazione della spesa nei servizi. Tuttavia decidemmo di mantenere invariati i livelli dei servizi in favore della comunità, attraverso la ottimizzazione della spesa, eliminando del tutto costi inutili ed improduttivi, e gestendo in maniera manageriale, come richiede la Bassanini, le attività del comune. Ci siamo anche impegnati negli anni nell’attrazione di fondi attraverso bandi ed altre fonti statali.

-Quanto è importante un sindaco per le imprese e le imprese per un sindaco?
Le imprese sono importanti per un sindaco nella misura in cui le stesse son importanti per la comunità che quel sindaco amministra. E lo sono sempre! Le aziende assicurano benessere e crescita non solo economica attraverso la creazione di posti di lavoro, ma anche per la tenuta sociale di una comunità. Si tratta di una questione di “sostenibilità”per la città, che non è solo sostenibilità economica ma anche sociale e ancor di piu culturale. Oggi molte aziende della mia città sono, non solo luogo di creazione di lavoro e ricchezza, ma anche pronto riferimento di solidarietà verso la nostra comunità. Per le imprese, a loro volta, è importante avere un sindaco consapevole di questo imprescindibile legame e disposto al dialogo senza preconcetti ideologici e con grande apertura culturale e umana.

-Quale potrebbe essere un ulteriore sviluppo della fattiva collaborazione tra pubblica amministrazione e impresa? Quali interlocutori dovrebbero essere coinvolti?
Un ulteriore sviluppo delle sinergie sui territori tra enti ed imprese sarebbe quello di fare il modo che il comune si ponga come il promotore della sinergia fra aziende e scuola, interpretando le esigenze di competenze che le aziende del territorio necessitano e farsi esso stesso promotore di tali esigenze presso gli enti scolastici e le province, deputate a disegnare i nuovi percorsi formativi degli Istituti Superiori. Questo vale a maggior ragione per la formazione Universitaria. L’ente locale deve essere un valido “partner” delle aziende per mediare le necessita del mondo imprenditoriale presso gli enti sovra comunali. Mi riferisco, ad esempio, al bisogno di infrastrutture viarie, a quelle di connessione, a quello di semplificazione della burocrazia.

( Antonella Arista
Comitato di redazione “Quale Impresa”)

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