Lu Foch d San Tumuoss / Il fuoco di San Tommaso

Achille Pellicciotta
20/12/2024
Tradizioni
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Chissà perché, ma forse lo si sa eccome, quando si toccano i 981 mesi di vita vissuta, facciamo pure 81 anni e 9 mesi, si è presi da quella strana voglia di ricordare, rivivere dei momenti che hanno avuto importanza nel proprio vissuto.

I motivi sono tanti e variamente variegati. Tra essi, manco a dirlo, spiccano le tradizioni.

Ed eccola qua, sempre viva, quella relativa al Fuoco di San Tommaso, "Lu Foch d San Tumuoss" nello stretto gergo dialettale.

Natale a parte, tutta un'altra storia, Il fuoco di San Tommaso caratterizza tutto il dicembre sansalvese.

Scorrendo a ritroso i 981 mesi sopracitati mi ritrovo ragazzino intorno ad un grande, anzi enorme, fuoco le cui fiamme fendono come luccicanti lame il buio della sera. Ci sono, e volano verso l'alto, anche tante scintille scaturite dallo sfregamento dei tronchi ardenti operato dalle persone adulte, quelle deputate per "attizzare" il fuoco.

Quello che però i ricordi mettono maggiormente a "fuoco" è il gran numero di ragazzini che giocano senza sosta intorno al fuoco avendo una sola preoccupazione: Proteggere, per riportare a casa, il proprio cappello, quello che copre anche le orecchie, dal tentativo di buttarlo tra le fiamme perpetrato da ragazzi più grandi ed enormemente dispettosi.
Era questo, per noi ragazzini, lu foch d San Tumuoss.

Gli anni e la spensieratezza naturalmente passarono lasciando il posto alla consapevolezza di che cosa fosse in realtà quel fuoco e, quindi, del perché veniva acceso ogni anno la sera del 20 dicembre.

Bisognava allora fare in modo che tutti venissero a conoscenza della storia, non soltanto il parroco ed i suoi 'dintorni".

Quel fuoco veniva acceso perché si aspettava, in serata, l'arrivo delle sacre reliquie del Santo? Bene facciamole arrivare, allora.

Umberto Di Biase e Mimì Napolitano che mise a disposizione la biga ( la bigatti) e il cavallo partirono dal "calvario" e, arrivati sul sagrato della chiesa madre, consegnarono al parroco consenziente una scatola contenente le reliquie, il Corpo Santo.

La frase pronunciata da Umberto Di Biase fu un capolavoro, meriterebbe di essere riportata per la spontaneità, insomma perché, tutto sommato, veritiera.

Trattandosi, però, di argomento che ha a che fare con il sacro si potrebbe dare luogo a qualche malinteso con i fedeli.

Motivo per cui…  nel rispetto delle opinioni di tutti, questo cronista, cioè io, preferisce lasciare il piacere del ricordo a chi era presente, lui in primis.

Passarono altri anni, il "fuoco", sempre vivo, si è arricchito di contorni vari, fermo restando, naturalmente, il motivo della sua accensione.

Sono stati aggiunti personaggi, tanti figuranti e persino cavalli e cavalieri del locale circolo ippico.

Diciamo pure che oggi l'evento fuoco viene rievocato in quel che si dice "pompa  magna"!

A questo punto chi scrive, sempre lui, si lascia andare ad una riflessione:

Ci sono tracce nelle cronache tramandate da scrittori di storia locale di un corteo con personaggi, cavalli e cavalieri?

Personalmente ritengo di no però mi lascio il beneficio del dubbio. Ci sono tracce? Se sì ben venga il corteo in pompa magna. Se, di contro, non si hanno notizie certe,  beh qualche riflessione bisogna farla e mettere un freno alla fantasia. Non sarebbe giusto che,  per soddisfare un legittimo desiderio di ricordare e quindi celebrare un evento, si desse luogo ad un falso storico.

Certamente non bisogna ritornare ai cappelli in pericolo o alle ossa nello scatolone ( in qualche modo,  e parzialmente, l'ho detta quella frase di Umberto) ma non bisogna travisare la storia. Ricordare sì, sempre, ma nel rispetto della realtà storica.

Non si faccia come, ad esempio, nella vicina Vasto dove, pur di osannare un evento, hanno ripescato un oscuro episodio in cui un codazzo di nobili romani, al seguito di uno che doveva ricevere un attestato di appartenenza all'ordine del Toson d'oro, giunse a Vasto dove si trattenne per diversi giorni approfittando e razziando di tutto e di più .

I vastesi, non tutti, parlano di lustro per la città. In realtà si tratta di una vicenda che ben figurerebbe tra le manifestazioni del carnevale.

Contenti loro...

Peccato però per la storia, quella vera

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