Domenica 29 dicembre 2024 – Chieti
Ore 17.30 rito di inizio e avvio della processione (San Domenico al Corso in piazza G. B. Vico), arrivo in Cattedrale San Giustino e solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta dall'Arcivescovo Bruno Forte.
(Nel pomeriggio di domenica 29 dicembre tutte le altre celebrazioni sono sospese sull’intero territorio diocesano)
LA LETTERA DEL VESCOVO. Il 9 maggio 2024, durante la celebrazione dei secondi vespri della festa dell’Ascensione nella Basilica di San Pietro, è stata resa pubblica la Bolla pontificia di indizione del Giubileo 2025, intitolata Spes non confundit, “la speranza non delude”: il motto ufficiale, scelto dal Santo Padre per quest’anno di grazia, è “Pellegrini di speranza”.
Lo stesso Papa Francesco ha così spiegato le ragioni di questa scelta: «Dobbiamo tenere accesa la fiaccola della speranza che ci è stata donata, e fare di tutto perché ognuno riacquisti la forza e la certezza di guardare al futuro con animo aperto, cuore fiducioso e mente lungimirante. Il prossimo Giubileo potrà favorire molto la ricomposizione di un clima di speranza e di fiducia, come segno di una rinnovata rinascita di cui tutti sentiamo l’urgenza» (Lettera a Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, 11 febbraio 2022). Nella Bolla di indizione il Papa poi afferma: «L’Anno Santo 2025 si pone in continuità con i precedenti eventi di grazia. Nell’ultimo Giubileo Ordinario si è varcata la soglia dei duemila anni della nascita di Gesù Cristo. In seguito, il 13 marzo 2015, ho indetto un Giubileo Straordinario con lo scopo di manifestare e permettere di incontrare il “Volto della misericordia” di Dio, annuncio centrale del Vangelo per ogni persona in ogni epoca. Ora è giunto il tempo di un nuovo Giubileo, nel quale spalancare ancora la Porta Santa per offrire l’esperienza viva dell’amore di Dio, che suscita nel cuore la speranza certa della salvezza in Cristo. Nello stesso tempo, quest’Anno Santo orienterà il cammino verso un’altra ricorrenza fondamentale per tutti i cristiani: nel 2033, infatti, si celebreranno i duemila anni della Redenzione compiuta attraverso la passione, morte e risurrezione del Signore Gesù.
Siamo così dinanzi a un percorso segnato da grandi tappe, nelle quali la grazia di Dio precede e accompagna il popolo che cammina zelante nella fede, operoso nella carità e perseverante nella speranza» (n. 6). Per comprendere quale sia il significato del Giubileo, quali ne siamo gli scopi e quali percorsi richieda, occorre partire dal testo fondatore del Giubileo biblico, che si trova nel libro del Levitico: «Conterai sette settimane di anni, cioè sette volte sette anni; queste sette settimane di anni faranno un periodo di quarantanove anni. Al decimo giorno del settimo mese, farai squillare la tromba dell’acclamazione... Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia» (25,8-10). In queste parole è fissato il nome di Giubileo, legato al suono dello “jobel”, la tromba ricavata dal corno di ariete, il cui suono ne annunciava l’inizio, e ne sono indicate la finalità e le modalità. Posto al cinquantesimo anno, il giubileo riceveva da questa collocazione temporale il suo significato più profondo: nel simbolismo biblico il sette è il numero della perfezione, che unisce la terra (rappresentata dal quattro, numero dei punti cardinali) al cielo (significato dal tre, somma dell’unità e della dualità, dell’identità e della distinzione). Sette volte sette sta a dire la perfezione delle perfezioni, la bellezza senza ombre e la pace senza confini: se il settimo giorno è il sabato sacro al Signore, festa del riposo e dell’equilibrio ritrovato, l’anno giubilare è il “sabato” dei “sabati” del tempo, l’anno di grazia e di riconciliazione per tutti, festa del creato e gioia del Creatore insieme a tutte le Sue creature. Tre dimensioni inscindibili caratterizzano il Giubileo secondo la Bibbia: la prima è quella che potremmo chiamare ecologica. È l’anno del riposo della terra, in cui riconoscere a tutto ciò che esiste la dignità del suo essere, che non va sfruttato o manipolato, ma coltivato e promosso. «Sentendoci tutti pellegrini sulla terra in cui il Signore ci ha posto perché la coltiviamo e la custodiamo (cf. Gen 2,15), non trascuriamo, lungo il cammino, di contemplare la bellezza del creato e di prenderci cura della nostra casa comune. Auspico che il prossimo Anno giubilare sia celebrato e vissuto anche con questa intenzione» (Papa Francesco, Lettera a Mons. Fisichella, cit.). Nella corsa al consumo sempre più inquinante quest’aspetto del Giubileo non va trascurato: potrebbe anzi costituire per tutti l’invito a un esercizio di sobrietà, alla rinuncia al superfluo, al ritorno a ciò che è naturale. La seconda dimensione è quella della giustizia: nell’anno giubilare si ridistribuiva la proprietà della terra, per superare le sperequazioni prodotte dalla sopraffazione nei rapporti umani. La richiesta avanzata dal Papa per il condono del debito internazionale dei paesi poveri (cf. Spes non confundit, n . 16) si muove in questa direzione: sulla stessa linea potrebbe porsi l’appello ai piccoli e grandi sfruttatori e usurai - che popolano purtroppo le nostre convivenze umane - a rinunciare agli interessi iniqui, a restituire il maltolto, a riconoscere il primato della solidarietà rispetto alla sete di guadagno e di beni, inesorabilmente destinati a perire.
La più profonda finalità del Giubileo sta però nella terza dimensione, quella del ritorno a Dio : in ebraico conversione si dice “teshuvà”, ritorno a casa. L’immagine esprime il senso della svolta da operare: non si tratta solo di cambiare idea o di correggere una mentalità. Si tratta di ritornare a un abbraccio accogliente, quello di Dio Padre-Madre nell’amore, di cui tutti abbiamo infinita nostalgia e bisogno, soprattutto di fronte all’esperienza della caducità della vita, delle delusioni indotte dai falsi messianismi storici, della fatica di amare e di lasciarsi amare, che tutti sperimentiamo. Naufraghi di una modernità, che aveva inventato il grande mito della “teodicea”, chiamando Dio a giustificarsi di fronte al male del mondo, riscopriamo oggi il valore dell’umiltà, del non ergerci ad arbitri presuntuosi di Colui che solo ci può giudicare, perché è il solo a conoscerci veramente. Non potrebbe essere il giubileo il tempo in cui abbandonare le immagini violente della verità, per riconoscere che la Verità più che qualcosa da possedere è Qualcuno da cui lasciarci possedere e amare? Non potrebbe costituire questa esperienza della bontà e della bellezza di Dio la medicina contro l’indifferenza, malattia che rode come tarlo tante coscienze e le rende spesso stanche di vivere? E non potrebbe questo riconoscimento tradursi in riconoscenza, in gesti di invocazione e di festa, capaci di nutrire il cuore di libertà e di gioia? Come afferma Papa Francesco, «il Giubileo ha sempre rappresentato nella vita della Chiesa un evento di grande rilevanza spirituale, ecclesiale e sociale. Da quando Bonifacio VIII, nel 1300, istituì il primo Anno Santo - con ricorrenza secolare, divenuta poi, sul modello biblico, cinquantennale e quindi fissata ogni venticinque anni -, il santo popolo fedele di Dio ha vissuto questa celebrazione come uno speciale dono di grazia, caratterizzato dal perdono dei peccati e, in particolare, dall’indulgenza, espressione piena della misericordia di Dio. I fedeli, spesso al termine di un lungo pellegrinaggio, attingono al tesoro spirituale della Chiesa attraversando la Porta Santa e venerando le reliquie degli Apostoli Pietro e Paolo custodite nelle Basiliche romane» (Lettera a Mons. Fisichella, cit.). In tale prospettiva, il Papa afferma che il pellegrinaggio giubilare «potrà rafforzare ed esprimere il comune cammino che la Chiesa è chiamata a compiere per essere sempre più e sempre meglio segno e strumento di unità nell’armonia delle diversità. Sarà importante aiutare a riscoprire le esigenze della chiamata universale alla partecipazione responsabile, nella valorizzazione dei carismi e dei ministeri che lo Spirito Santo non cessa mai di elargire per la costruzione dell’unica Chiesa» (ib.). In concreto, le esigenze che la celebrazione del Giubileo chiede di soddisfare sono tre: una grande “sinfonia” di preghiera, recuperando il desiderio di stare alla presenza del Signore, ascoltarlo e adorarlo, ringraziandolo dei tanti doni del Suo amore per noi e invocando il Suo aiuto e la Sua grazia; un cammino di conversione e di rinnovamento, connesso in particolare alla celebrazione sacramentale della penitenza; e gesti e opere di carità, scaturenti dall’amore di Cristo e rivolti in modo speciale ai più poveri e ai più bisognosi, vicini e lontani.
L’indulgenza, che si può ottenere attraverso queste vie, è una grazia che «permette di scoprire quanto sia illimitata la misericordia di Dio». Alle consuete condizioni (confessione sacramentale, partecipazione all’eucaristia entro gli otto giorni, p reghiera secondo le intenzioni del Papa e opere di misericordia) sarà possibile ottenerla e applicarla anche alle anime del Purgatorio in forma di suffragio. Saranno, però, i pellegrinaggi lo strumento privilegiato per chiedere il dono della remissione delle pene, conseguenti alle colpe commesse, sia quelli che porteranno a Roma in “almeno una” delle Basiliche papali, sia in Terra Santa in almeno una tra le basiliche del Santo Sepolcro a Gerusalemme, della Natività a Betlemme e dell’Annunciazione a Nazareth, sia in diocesi, dove scelgo come Chiese giubilari per invocare e accogliere il dono dell’indulgenza la Chiesa Cattedrale, la Concattedrale di San Giuseppe a Vasto, il Santuario di San Camillo de’ Lellis a Bucchianico e le due Basiliche minori della Madonna dei Miracoli a Casalbordino e del Volto Santo a Manoppello. Il pellegrinaggio diocesano giubilare a Roma aperto a tutti si terrà Sabato 11 gennaio 2025. Ogni Parrocchia, come ogni Zona Pastorale o Comunità religiosa o Aggregazione ecclesiale, potrà organizzare altri pellegrinaggi per ottenere l’indulgenza giubilare. Chi per gravi motivi (suore di clausura, malati, detenuti ecc..) non potrà fare pellegrinaggi, potrà comunque conseguire l’indulgenza impegnandosi in un cammino di conversione interiore.
L’invito ai credenti è, in modo particolare, a riscoprire le opere di misericordia corporale e spirituale, visitando malati, carcerati, anziani soli, diversamente abili, e ottenendo l’indulgenza a ogni visita, anche una volta al giorno. Inaugureremo l’Anno Giubilare in comunione con tutta la Chiesa con la concelebrazione di tutti i presbiteri diocesani e religiosi, presieduta da me il 29 dicembre alle ore 17,30, aperta a tutti i fedeli che vorranno intervenire, partendo dalla Chiesa di San Domenico al Corso a Chieti per recarci processionalmente in Cattedrale, dove la liturgia sarà celebrata. Ci assistano la Vergine Maria, San Giustino, San Michele e tutti i santi della nostra tradizione spirituale.
Chiudo con la preghiera composta da Papa Francesco per questo Giubileo 2025, che invito a recitare di frequente: «Padre che sei nei cieli, la fede che ci hai donato nel tuo Figlio Gesù Cristo, nostro fratello, e la fiamma di carità effusa nei nostri cuori dallo Spirito Santo, ridestino in noi, la beata speranza per l’avvento del tuo Regno. La tua grazia ci trasformi in coltivatori operosi dei semi evangelici che lievitino l’umanità e il cosmo, nell’attesa fiduciosa dei cieli nuovi e della terra nuova, quando vinte le potenze del Male, si manifesterà per sempre la tua gloria. La grazia del Giubileo ravvivi in noi Pellegrini di Speranza, l’anelito verso i beni celesti e riversi sul mondo intero la gioia e la pace del nostro Redentore. A Te Dio benedetto in eterno sia lode e gloria nei secoli. Amen». Uniti nell’amore di Cristo e della Chiesa, tutti abbraccio e benedico, in unione di preghiera, di impegno e di speranza, affidandoci all’intercessione fedele della Madre di Gesù e nostra, la Vergine Maria, per vivere in pienezza la grazia del Giubileo.