Dopo i 69 suicidi avvenuti nel 2023, e gli 86 nel 2022, questo 2024 sta per chiudersi con una orribile cifra record: sono 88 i morti suicidi nelle carceri italiane; dieci anni fa erano 43, la metà, e con lo stesso numero di detenuti. Di questi 88, tre sono stati trovati impiccati nelle loro celle nel carcere di Teramo. Tra questi Patrick, che si è impiccato il 13 marzo a vent’anni al terzo giorno dall’arresto. Meno di vent’anni avevano altre sette morti suicidi nelle altre carceri italiane. Cinque di loro sono morti in cella di isolamento. Ma a tutti questi 88 vanno aggiunti i tanti indicati con la formula tipo: cause da accertare e altre cause. Nel totale quest’anno nei 200 istituti di pena sparsi in Italia le persone morte sono 243. Numeri segno di una istituzione fallimentare dove la fuga è l’unica soluzione: tremila sono stati i tentati suicidi, oltre diecimila gli atti di autolesionismo (tagli sul corpo, ingerimento di lamette, batterie…).
Numeri terribili, impossibile per noi di Voci di dentro parlare di suicidi perché è una parola sbagliata (adatta solo ai titoli di giornale) soprattutto perché nasconde la responsabilità etica della società e perché solleva dalla responsabilità uno Stato che permette e ignora tutto questo. E nasconde il contesto, quello del carcere: un luogo dove le condizioni di detenzione sono sempre più degradanti, difficili da sopportare soprattutto per le persone che in carcere non ci dovrebbero stare: malati, persone con patologie psichiatriche e dipendenze, persone che andrebbero curate in luoghi idonei e non gettate all’inferno. Un luogo dove il sovraffollamento o meglio l‘accatastamento di corpi in spazi chiusi e malsani supera ogni immaginazione, mediamente oltre il 130 per cento.
Voci di dentro conosce bene il contesto abruzzese, soprattutto Chieti, Pescara e Lanciano dove abbiamo conoscenza diretta e frequentazioni costanti da sedici anni. E dove tocchiamo personalmente con mano la realtà. In sintesi: nel carcere di Chieti i posti letto “regolamentari” sono 79, ma i detenuti sono 135; a Pescara di fronte di 276 posti i detenuti sono 462; a Teramo dove i posti sono 255 le persone ristrette sono 390; a Sulmona invece che 323 come da pianta organica i detenuti sono 448; a Lanciano invece che 223 sono 257; a Avezzano invece che 53 i detenuti sono 75. E così per sopperire alla mancanza di posti letto se ne continuano ad aggiungere tanti altri “posti letto di fortuna”: materassini per terra senza branda, aggiunta di terze brande fin sotto il soffitto, materassini nelle stanze barberia come a Pescara o nelle sale colloqui avvocati peraltro senza gabinetto. Ammucchiati di notte e ammucchiati di giorno, anziani e dipendenti da sostanze, malati e fragili, tutti insieme in stanze per 4 che diventano per 6, stanze da sei che diventano da 12: all’ora del pranzo o della cena devono fare i turni perché nelle celle mancano sgabelli a sufficienza… E potremmo continuare.