Le foto di qualche giorno fa, hanno portato in prima pagina il problema non nuovo della discarica a cielo aperto di contrada Bocca di Cane. Una vasta area su più livelli (un'ex-cava di gesso) sfruttata per disfarsi velocemente di rifiuti di ogni genere e pericolosità. A proposito il sindaco lentellese, Carlo Moro, ha fornito qualche ragguaglio. Il terreno, attualmente della BPB (del gruppo multinazionale Saint Gobain), è passato attraverso diverse società fino ad arrivare all'attuale proprietaria. Le richieste di bonifica e messa in sicurezza della ex-cava ci sarebbero state fino a due anni fa, ma dall'altra parte nulla si è mosso, anche se era già allo studio (da parte della BPB) il progetto di recinzione dell'intera area. In rete il documento reperibile più recente risale al 2000 e parla di un'indagine preliminare relativa alla messa in pristino di due cave di pietra da gesso inattive situate nel Comune di Lentella (CH) denominate rispettivamente Bocca di Cane e Monaci. Stando alle parole del sindaco, la questione non è così facilmente risolvibile: oltre ai solleciti, l'amministrazione avrebbe le mani legate, avendo come ultima soluzione quella di una denuncia alle autorità competenti in materia; anche la recinzione non sarebbe così semplice considerate alcune strade di accesso a terreni agricoli privati. Il primo cittadino lentellese non esita ad appellarsi al senso civico dei propri concittadini spiegando che esistono precise norme per il corretto smaltimento di ogni tipologia di rifiuti. In paese, infatti, è presente la raccolta di batterie e oli esausti, mentre è possibile prenotare in comune il ritiro gratuito dei rifiuti ingombranti e anche se, in quest'ultimo caso, c'è da aspettare qualche giorno, nulla giustifica l'abbandono di frigoriferi ed elettrodomestici nell'ambiente. Bisogna ricordare, inoltre, che nell'acquisto di un nuovo elettrodomestico è compresa la tassa per lo smaltimento dell'usato che il rivenditore è obbligato a ritirare. Qualche parola, infine, il sindaco Moro la spende anche per le altre emergenze ambientali lentellesi: il depuratore e le tre tonnellate di rifiuti abbandonate in prossimità dello svincolo con la Trignina. Per quanto riguarda l'impianto di depurazione, costato complessivamente intorno ai 215.000 € e ultimato nel 2008, si starebbe profilando un vero caso: mancherebbe un semplice documento firmato dal tecnico nominato dalla regione per il via definitivo (il depuratore ha sostenuto già due collaudi) e la SASI non prenderà in gestione il servizio fino a quel momento (ciò significa che il comune è costretto ad accollarsi il pagamento dell'energia elettrica per l'impianto di illuminazione esterno). Riguardo il cumulo di rifiuti abbandonati circa tre mesi fa, l'area è sotto sequestro fino alla conclusione delle indagini; fino ad allora le circa trenta tonnellate (di scarti triturati di automobili) non possono essere smaltite. Uno smaltimento che costerà alle casse lentellesi una cifra intorno ai 30.000 € considerata anche la lontananza degli impianti (uno a Roma, l'altro ad Ancona).