Storia e architettura della Chiesa Arcipretale di San Giuseppe in San Salvo

Giovanni Artese
16/02/2003
Storia
Condividi su:

La chiesa di San Giuseppe a San Salvo è sorta, forse tra il X e l'XI secolo, come chiesa del benedettino Monasterium Sancti Salvi, sul sito di un precedente abitato di età imperiale romana, dal nome ancora sconosciuto (Cluviae?). Per quanto non si trattasse del primo insediamento monastico in zona (in precedenza c'erano già stati conventi cassinesi sulla destra del Trigno e il monastero volturnense di Sant'Angelo in Salavento, nell'area archeologica dell'attuale via San Rocco), esso divenne nel XII secolo un cenobio di una certa importanza, intorno al quale venne riedificato il borgo medievale, per estensione poi chiamato di San Salvo. Per il Piovesan, l'esistenza del monastero di San Salvo risulta dalle bolle pontificie di Alessandro III del 28 settembre 1173 e di Innocenzo III del 19 ottobre 1208, nelle quali si convalida una donazione ''di terreni, chiese e altri beni, fatta - nel 1095 - dal conte di Loritello, Roberto I, al vescovo di Chieti Rainulfo''. Di questo primo impianto, certamente romanico, della chiesa di San Salvo non rimangono che deboli tracce. Resti si possono individuare infatti solo nella cripta e alla base delle mura laterali (specie sul lato sud). Il vecchio campanile, purtroppo demolito nel 1960-61, nella parte inferiore medievale evidenziava chiaramente murature di età romanica nonché materiali di recupero (tasselli di opus reticulatum e conci) di età imperiale romana riutilizzati nell'edificazione delle strutture; un campanile, peraltro, di tipo cluniacense, che fungeva anche da ingresso per i fedeli. Nel 1204, una svolta importante per il Monasterium Sancti Salvi (come pure per il borgo circostante) si ebbe quando l'abate Dionisio (insieme con i suoi religiosi: Guillelmo, Tancreda, Ramisio, Ruggiero, Mauro e gli oblati Gualtiero e Rainaldo), riformandolo lo cedette all'abate di S. Maria di Carità, in Diocesi di Penne. Tale atto, segnando il passaggio del monastero di San Salvo dall'obbedienza benedettina a quella cistercense, ne consentiva l'immissione nel grande patrimonio di S. Maria di Carità o di Casanova, all'epoca la più potente abbazia cistercense d'Abruzzo.

Leggi altre notizie su SanSalvo.net
Condividi su: