La Gissana

Raffaele Artese
24/11/2003
Storia
Condividi su:

Un tempo lontano è vissuta a San Salvo una donna, da tutti detta ''La Gissana''. Quale fosse il suo nome di battesimo e perchè si trovasse ad abitare nel mio paese lo ignoro. E' da supporre che provenisse da Gissi, la ridente cittadina del medio vastese. Era noto che la donna tirava avanti esercitando il meretricio. Finì i suoi giorni sull'acciottolato del II vico Portanova, a qualche metro dal suo abituro, accoltellata. Non ho a disposizione il verdetto del Tribunale di Lanciano, nel quale senz'altro sono state evidenziate le motivazioni che hanno portato al delitto l'omicida, ma è certo, stando alle voci che correvano e alla logica dei fatti conosciuti allora, che tra la donna e un giovane paesano, forse un suo amamnte, sono sorte delle divergenze insanabili, culminate nell'alterco che le fu fatale. Nel ripercorrere il vico dove è avvenuto il delitto, la memoria ha richiamato alla mia mente la rappresentazione della scena che mi apparve quando, fanciullo, intravidi di lontano un lenzuolo bianco disteso sul cadavere della donna uccisa: in quel momento mi balenò l'idea di questo lavoro. E una folla di riflessioni germinò nella mia mente: la frustrazione che travagliava la donna a causa della sua condotta morale, l'umiliazione di vedersi commiserata, l'angoscia della solitudine dei momenti di sconforto, la disitima di sè nel sentirsi vilpesa, la lotta quotidiana affrontata per la sua sopravvivenza. Certamente, queste ed altre sofferenze hanno segnato la sua vita, ma altrettanto certamente per l'istinto di conservazione connaturato in ogni persona umana, la donno non potweva nemmeno figurarsi che sarebbe stata vittima di una sorte così crudele. mi proposi allora, dopo moltissimi anni dalla sua triste fine, di compiere in qualche modoun atto di riparazione al male fisico e morale da lei sopportato durante la sua difficile esistenza e mi sono deciso di farla rivivere idealmente nelle pagine di questo libro, immaginandola splendente nella sua florida giovinezza, lei che animava le fantasie eroticche dei giovani sansalvesi di allora con la sua avvenenza e con la sua disponibilità ai furtivi rapporti d'amore. Richiamata alla memoria i ricordi del passato, ho potuto rievocare, incarnandoli nei comportamenti dei personaggi, i tratti salienti delle forme di vita tipiche della comunità sansalvese dove si incontravano e scontravano amori e odi, credenze e miscredenze, giudizi e pregiudizi, aspirazioni e delusioni, rassegnazioni e speranze, religione e superstizione, e dove le fantasticherie e le inquietudini degli adolescenti erano vissute con senzo di colpa: in questo contesto sociale e culturale si staglia la figura enigmatica della Gissana. L'impianto narrativo quindi, si giova di un duplice apporto da un lato di pochi dati certi costituiti dalla effettiva presenza della Gissana a San Salvo, dalla sua morte violenta, dal complesso delle usanze e delle credenze che caratterizzavano in quel tempo ( e per un certo verso, caratterizzarono ancora ) la vita sociale e culturale della comunità, e dai toponimi dei quartieri e delle contrade tuttora esistenti; dall'altro lato, la narrazione si avvale dell'invenzione creata dalla fantasia segnatamente laddove si sofferma sulla vicenda della vita dolorosa e tragica della donna. Se il passato lontano ci può dire poco occorre rivolgersi al passato più vicino a noi e interrogarlo per scoprire, attraverso i costumi che caratterizzano la vita dei sansalvesi oltre la peculiarità della loro indole, i valori ai quali essi ispirarono i comportamenti in seno alla collettività, in un periodo di tempo che l'industrializzazione col conseguente diffuso benessere economico, era solo ''in mente Dei''. Questo romanzo potrebbe considerarsi un momento di indagine della ricerca proposta.

Leggi altre notizie su SanSalvo.net
Condividi su: