LE RAGIONI DI UN CAMBIAMENTO NON OTTENUTO

Sante D'Alberto
06/06/2007
Storia
Condividi su:

Come cambiano gli umori, le opinioni, i pensieri, i giudizi. Negli ultimi tempi chi ha assistito ai dibattiti politici, chi li ha fatti nascere, chi è stato protagonista di qualunque tipo di discussione politica e amministrativa che riguardasse San Salvo, non ha mai pensato che all'indomani del 28 maggio 2007 si accorgesse di aver completamente sbagliato valutazione. Certo ad oggi ci sono in giro tanti faciloni che dicono: ''te l'avevo detto''; ''io lo sapevo'' , ''San Salvo non vuole cambiare'' ecc.ecc. Chiacchiericcio da bar. Se uno c'azzecca è uno stratega, se sbaglia non è successo niente di grave. Almeno per me che sono sempre stato sostenitore del cambiamento e dell'alternanza perché unica vera fonte naturale di stimolo al miglioramento, mi sembra così tanto strano questo fine maggio quasi da non crederci. Non in poche parole, ma vi spiego il perché. I due candidati maggiori, Marchese e Argirò, in questa campagna elettorale hanno in molte circostanze smorzato i toni più che accenderli, hanno parlato più di programmi che di pettegolezzo da ''paesotto'', dando ambedue dimostrazione che erano due candidati a primo cittadino di una città e non di un borgo. Alle provocazioni è stato sempre risposto un secco ''niet''. Qualche appunto è stato fatto, ma a ''provocazione'' c'è stata risposta. Chi è caduto nell'agorà populista alla fine l'ha pagata cara, anche i candidati consiglieri. Cosa strana come dicevo è che un divario così ampio non era previsto,SENZA SE E SENZA MA. Nessuno, sono convinto nessuno, neanche Gabriele Marchese pensava questo. Quando si è in corsa tutti dicono che arriveranno prima di un altro, vuoi per farsi coraggio, vuoi per ispirare fiducia nell'elettore ma nessuno si da per vinto. Obbiettivamente il centrodestra sapeva che era difficile ribaltare un governo ormai ventennale, consolidato con tutti i poteri che la politica e le istituzioni offrono, il centrodestra sapeva che di fronte aveva un consolidamento di potere che nel tempo ha creato una ramificazione di clientelismo, favoritismo e servilismo elevato. Il centrodestra sapeva anche che la qualità delle liste messa ha disposizione del candidato sindaco e della coalizione era di gran lunga inferiore a quelle di Gabriele Marchese. Quando dico qualità delle liste, non mi riferisco alle referenze personali di ogni candidato, ma alla quantità di consensi in grado di captare, alla capacità di convincimento. Il centrodestra sapeva anche che Nicola Argirò era l'unico candidato spendibile e credibile a San Salvo, era l'unico che aveva una raccontabilità della propria esistenza proporzionata alla sua esperienza politica, alla sua esperienza professionale e alla sua vita in toto. Non c'erano e anche se si rivotasse oggi non ci sono alternative. Uno che in un decennio e più di ''militanza'' ha dato un senso politico e un identità numerica ad un'intera coalizione non potrebbe mai essere messo in discussione. I numeri parlano chiaro. Uno che nel proprio percorso politico ha mantenuto una linea di coerenza, di passione e di reciprocità con il proprio elettorato non è frutto di un invenzione politica, è figlio di una scelta di uomini, donne e giovani che negli anni, in qualunque luogo si sono detti: il candidato a sindaco deve essere ''Niki''. I perché sono molteplici, e non debbo essere io adesso a ricordarli ma se è stato scelto da una coalizione senza troppe conflittualità un motivo ci sarà. Era il candidato naturale. Fisiologico. Adatto. Perfetto. Il problema però da qualche parte c'è stato. Come se non c'è stato? Il 2002 la candidatura Spadano se ben ricordiamo non andò giù a molti elettori del centro destra che ritenevano troppo breve e non consono il trapasso dal PPI a F.I. ; Il centrodestra era maggioranza istituzionale ovunque. Il nostro territorio era rappresentato da consiglieri regionali (lo stesso Spadano) assesori regionali, provinciali (Argirò). In sintesi il potere era nelle mani di chi oggi non l'ha più. Nonostante tutto la sconfitta alquanto preventivavata fu comunque pesante e a tratti come tutte le sconfitte scombussolanti. Gente che va... gente che ... non viene. Ci si aggrappò alla scusante che San Salvo è una roccaforte rossa, oppure che il candidato sindaco non piaceva ecc.ecc. Comunque il tempo fece il suo dovere di soccorritore e la ripartenza ci fù. Ma oggi 2007cosa dobbiamo raccontarci, noi, soprattutto noi che credevamo in un cambiamento. Quale spiegazione ci diamo? Non piaceva il candidato? Non era il momento buono? Sono troppo bravi gli altri? Il popolo non capisce? Cosa ci dobbiamo dire, cosa dobbiamo raccontare a quel misero 39,75%? Cosa? Bisogna dire la verità. Solo la verità.

Leggi altre notizie su SanSalvo.net
Condividi su: