Cacciatore morso da cinghiale.

Francesco Bottone
11/12/2005
Territorio
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TORREBRUNA - La tecnica di caccia più diffusa nel territorio dell'Alto Vastese è senza dubbio la battuta al cinghiale con il metodo della braccata. Essa è praticata con l'ausilio di segugi, cioè cani da seguita adatti alla ricerca del grande ungulato. I segugi cercano il selvatico tra la vegetazione fiutandone le tracce lasciate sul terreno e, dopo averne individuato la posizione, lo costringono alla fuga stanandolo e consentendone l'eventuale abbattimento da parte dei cacciatori. Questo tipo di caccia risulta particolarmente cruento ed è abbastanza frequente che i cani restino feriti o addirittura uccisi dai cinghiali, soprattutto se si tratta dei grossi maschi adulti che risultano particolarmente aggressivi. Ultimamente si è verificato il caso, abbastanza insolito, di un cane da ferma, cioè un cane solitamente impiegato per la caccia a fagiani o altra selvaggina ''da piuma'', che è stato aggredito e ferito gravemente da un grosso esemplare di cinghiale. Lo riferisce il proprietario, Paolo Scolavino, noto negli ambienti venatori del chietino e del vastese, che qualche settimana fa ha corso il rischio di perdere il suo setter Brio proprio a causa delle ferite riportate in seguito ad un'aggressione da parte di un cinghiale. I veterinari della zona, proprio in questo periodo particolarmente adatto alla caccia al grande ungulato, ricevono continuamente cani che riportano ferite dovute ad incontri ravvicinati con le possenti zanne dei cinghiali. Qualche giorno fa però, a dover ricorrere alla cure mediche non è stato un cane, ma addirittura una persona. Lo sfortunato cacciatore si stava avvicinando ad un esemplare di cinghiale ferito per finirlo, quando il selvatico, con uno scatto repentino, gli si è avventato contro mordendolo e procurandogli delle ferite alle gambe. Per fortuna l'incidente non ha avuto conseguenze troppo gravi e si è concluso soltanto con un po' di spavento e qualche punto di sutura.

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