"Un piano contro il settore pubblico, a favore delle cliniche private"

Ieri il sit-in di protesta del PD di Gissi contro la chiusura dell'ospedale, chieste anche le dimissioni del sindaco

Antonino Dolce
07/09/2010
Attualità
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Nella mattinata di ieri si è tenuto a Gissi l'annunciato sit-in del PD in difesa dell'ospedale. Erano presenti diversi sindaci dell'area medio-vastese ed esponenti regionali e provinciali del Partito Democratico, tra cui Franco Caramanico e Giuseppe Forte. Tra i diversi interventi che si sono succeduti, quello di Camillo D'Alessandro, consigliere regionale, che denuncia l'irrevocabilità di una scelta simile riguardo l'esistenza dell'ospedale: difficilmente una struttura chiusa come quella di Gissi troverà qualcuno che ne autorizzi la riapertura. Un progetto a scapito del settore pubblico della sanità, così è definito, cifre alla mano, il riordino sanitario dai vari esponenti politici: i posti-letto tagliati in regione saranno 722 nel pubblico e solo 120 nelle cliniche private. Alle accuse di chi li addita come "difensori dell'indifendibile" rispondono facendo notare come l'unico ospedale indifendibile sia nel teramano (provincia del Presidente Chiodi, nda), precisamente a Sant'Omero; per salvarlo, il riordino sanitario prevede addirittura la trasformazione in struttura privata. A prendere la parola, non previsto in "scaletta", è anche il sindaco Nicola Marisi che lamenta una suo mancato coinvolgimento nel sit-in. Il primo cittadino gissano auspica un'unione di forze al di là degli schieramenti politici e ricorda come la situazione del medio e alto vastese sarà ben più grave con la prossima chiusura dei nosocomi di Agnone e Larino. I 50 minuti per un'assistenza degna di questo nome, citati da Chiodi, saranno sempre più utopia. Al di sopra delle righe, invece, l'intervento di Lino Marisi, segretario del PD di Gissi che invoca a gran voce le dimissioni del sindaco reo di lassismo e cattiva gestione della "questione ospedale". A stretto giro arriva la replica del sindaco che elenca le manifestazioni da lui organizzate o alle quali è intervenuto e lamenta, piuttosto, la mancata presenza dei primi cittadini di San Buono e Furci, Comuni che tra i primi risentiranno della chiusura dell'ospedale. L'ultimo a prendere la parola è Giuseppe Forte che richiama l'attenzione sull'ospedale di Vasto, anch'esso sull'orlo di un baratro. Un baratro più vicino dopo le promesse disattese dell'assessore regionale alla sanità Venturoni: una sala emodinamica che si allontana, la costruzione del nuovo ospedale ormai archiviata e l'unica novità rappresentata dalla diminuzione dei posti-letto. Un intervento acceso con cui Forte riporta alla memoria i nomi e i cognomi di quei consiglieri regionali del territorio vastese che in Consiglio Regionale non hanno speso una parola per la salvaguardia del nosocomio: Giuseppe Tagliente, Antonio Prospero e Nicola Argirò.

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