Il Ricordo che non si ricorda.

Francesco Bottone
11/02/2006
Territorio
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SCHIAVI DI ABRUZZO - Non è stato esposto ieri, ''Giorno del Ricordo'', il tricolore italiano sugli edifici pubblici di Schiavi di Abruzzo, nonostante la legge e le raccomandazioni delle più alte cariche istituzionali. La facciata del Municipio è apparsa desolatamente vuota e nemmeno le insegnanti della locale scuola elementare hanno avuto la sensibilità di esporre la bandiera per rendere omaggio agli italiani trucidati dalla follia del comunista Josip Broz detto Tito e gettati poi nelle cavità carsiche tristemente note con il termine di foibe. Il numero degli italiani assassinati e gettati nelle foibe dai comunisti jugoslavi al comando del dittatore Tito, con la complicità se non altro morale di qualche illustre esponente del comunismo italiano che sapeva e non mosse un dito per salvare i suoi connazionali, è ancora imprecisato, mentre sarebbero circa 350 mila le persone costrette ad abbandonare le proprie case per fuggire dai massacri e per mantenere la propria identità italiana che dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmanzia dettero vita ad un vero e proprio esodo. Con il tempo questa triste pagina di storia, questo vero ''olocausto italiano'' di cui non parlano nemmeno i libri di storia usati nelle scuole e nelle università, comincia ad essere studiata e presentata all'attenzione degli italiani, affinché non si perda il ricordo di quell'orrore. L'amor di patria però non si può imporre per legge. Gli amministratori di Schiavi di Abruzzo infatti, una coalizione di socialisti e diessini, non hanno nemmeno sentito il dovere morale di esporre il tricolore in municipio come segno di omaggio alla memoria quelle vittime. All'insensibilità degli amministratori locali ha risposto invece la spontaneità di alcuni cittadini che hanno esposto le bandiere dai propri balconi. E così anche sul tetto dell'Alto Vastese, nel comune più alto del comprensorio montano, ieri garriva al vento il tricolore.

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