Il romanzo, le polemiche e il nostro dovuto chiarimento.

Francesco Bottone
18/02/2006
Territorio
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CASTELGUIDONE - Le polemiche suscitate nei mesi scorsi dall'uscita del romanzo ''Uno strano paese'' di Franco Meo non si sono ancora placate. L'autore ha infarcito la narrazione romanzata di riferimenti, più o meno espliciti, a noti esponenti della vita pubblica del paese, pur collocandoli spazialmente nella comunità immaginaria di Caprafica. Non siamo noi a dirlo, che non conoscendo approfonditamente le vicende del passato non potremmo cogliere i riferimenti nemmeno se li cercassimo con la lente d'ingrandimento, ma è voce unanime e trasversale in paese. L'autore ha più volte sottolineato che ogni riferimento a fatti e persone esistenti è puramente casuale, ma ai cittadini di Castelguidone le citazioni appaiono evidenti. Non ci interessa questo, chi scrive un libro si assume ovviamente la responsabilità di ciò che scrive e ne risponde personalmente in tutte le sedi, ma ci preme invece chiarire un punto. E non si tratta, si badi bene, della classica ''excusatio non petita'' che ci accuserebbe automaticamente, ma della risposta, dovuta, ad esplicite accuse mosseci, sia pure non pubblicamente. Il sottoscritto è accusato di essersi in qualche modo schierato in questa vicenda, di aver sposato e condiviso le tesi dell'autore e le sue accuse contro i notabili del paese, con l'intenzione di esporre al pubblico ludibrio qualcuno. Una delle prove addotte sarebbe che in un nostro articolo pubblicato sul quotidiano ''Abruzzo Oggi'' del 21 ottobre scorso, pagina 14, parlando del parroco di Castelguidone, lo abbiamo erroneamente chiamato ''don Angelo'' invece che don Alberto, che è in realtà il suo vero nome. Ma ecco che il refuso, l'errore di battitura si trasforma in doloso scambio di nomi. Il movente? Nel romanzo si parla di un sacerdote che guarda caso si chiama don Angelo. Questo dunque il teorema accusatorio: noi avremmo dolosamente scambiato quel nome, mesi prima dell'uscita del libro di Franco Meo, per far sì che il riferimento nel romanzo, una volta uscito, fosse più esplicito, con il fine ultimo quindi di colpire, non si capisce per quale oscura ragione, il parroco di Castelguidone, verso il quale, al contrario, nutriamo profonda stima e ammirazione. Non ci piace polemizzare e non lo faremo, ma di fronte a simili illazioni non possiamo non sottolineare come queste accuse siano risibili e offensive del nostro intimo e della nostra professionalità. Non è mai stata e non è nostra intenzione parteggiare per chicchessia, né è nostra abitudine prestarci ad operazioni di subdolo ''comparaggio''. E' uscito un libro, ha suscitato polemiche in paese e noi, per dovere di cronaca, ne abbiamo dato notizia. Tutto qui. Il resto è vaniloquio.

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