Angiolina Balduzzi ricorda la figura di Teodoro Ialacci

Lettera toccante da parte dell'ex docente

Angiolina Balduzzi
29/03/2011
Attualità
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Con Teodoro Ialacci viene a mancare un tassello della Ialacceria sansalvese, mosaico policromo del vero senso della vita. Persone come Teodoro Ialacci lasciano in ricordo l’allegria e la solarità della loro esistenza, vissuta sulla base di una costante “armonia vivendi”. Teodoro costituiva un tassello della Ialacceria sansalvese, variegata ma unita e sempre vivace. L’allegria con la musica si avvolgeva e la dubbotte dello stesso Teodoro cadenzava con ritmo e stacco netto salterelle “zompi” e balli abruzzesi. La Ialacceria, non a caso, ha dato il titolo ad una rappresentazione canora, il cui unico e preciso scopo era quello di far ridere a crepapelle. I momenti felici del tempo libero si alternavano a lunghi spazi temporali fatti di duro lavoro perché la Ialacceria è soprattutto sinonimo di ogni tipo di lavoro: la rustica coltivazione degli anni cinquanta, quando dalla terra si tirava fuori una produzione minima con il massimo sudore; pochi peperoni, pochi ortaggi, pochi pomodori ma mai più così saporiti, saporiti come la stessa cipolla che costituiva una farcitura magra ma ugualmente attesa da quelle grosse e lunghe “lesche” di pane. E’ indelebile il ricordo visivo di quella succosa frutta con cui molti Ialacci rendevano colorate le sbiadite tavole scarsamente imbandite. La Ialacceria rimanda a tutte le tipologie lavorative sansalvesi, agli artigiani ai commercianti, ai muratori emigrati diventati poi imprenditori edili. E tu Teodoro facevi parte di quel vasto mosaico policromo il cui intarsio rappresenta il senso vero della vita. Le sacrosante ed intoccabili feste rituali e liturgiche portavano tutti in piazza S. Vitale affilati e “aricagnati” famiglia per famiglia, dal più anziano al più piccolo e le campane suonavano e Vitarill finalmente e molto velocemente mesceva vino e gassosa rinfrescata da giganteschi pezzi di ghiaccio mentre Silvio in Corso Garibaldi vendeva tanti tanti gelati. Quanti episodi, quanti fatti e fattarelli, tutti veraci come quelle grosse ciliegie che tu Teodoro pesavi con la bilancia stadera e regalavi ai bambini che le indossavano come orecchini. Alla Ialacceria si associano ricordi di quelle prime pesche che hanno dato una svolta alla storia agricola locale facendo assaggiare, dopo secoli di lotte, astinenza e miseria, il sapore della libertà e di quei soldi che con occhi meravigliati ed increduli le donne contavano e ricontavano, dopo essere diventate forti ed instancabili come i loro uomini avvezzi ad orari senza limiti e a lavori senza peso e senza scelte meteorologiche. Le fabbriche degli anni Sessanta costituivano anche per molti Ialacci la seconda occupazione lavorativa raggiunta a piedi o con le stesse “laparelle” che poco prima avevano trasportato l’uva da pigiare. E tu Teodoro questi fatti li raccontavi continuamente anche ai tuoi nipoti con orgoglio, con il sorriso e con la trasparente semplicità dei tuoi sentimenti. Il tuo tassello ora non c’è più ma le tue radici, come quelle delle secolari querce del Bosco Motticce, all’improvviso rispunteranno là dove tu sempre tornerai a controllare il raccolto della tua terra senza dover più zappare le sudate zolle della tua infanzia.

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