Nel periodo gennaio–maggio 2011 le ore di cassa integrazione autorizzate hanno raggiunto 13.205.282. Esse riprendono a crescere rispetto ad aprile 2011 e diminuiscono lievemente rispetto allo stesso periodo del 2010 (14.533.629). Dati che continuano a preoccupare la Cgil regionale. La provincia dove si regista un maggior ricorso alla cassa integrazione è quella di Chieti con 4.538.098 ore, seguono L’Aquila 3.664.682, Teramo 3.615.889 e Pescara 1.386.613. In questi primi cinque mesi del 2011 i lavoratori interessati sono stati mediamente 15.700. Per effetto della cassa integrazione, sempre nello stesso periodo, nella nostra regione sono stati persi salari per circa 52milioni di euro (3.300 euro in meno per singolo lavoratore), che si aggiungono ai 230milioni già persi nel biennio 2009-2010. L’occupazione poi è diminuita di oltre 25.000 unità. Il prezzo più elevato della crisi è stato pagato dai precari (assunti con contratti atipici, a basso costo, nella fase espansiva e quindi licenziati per effetto della crisi), per lo più giovani. Significativamente elevata in Abruzzo è anche la quota di giovani non occupati e non coinvolti in attività educative o formative. Una condizione particolarmente grave per il progressivo impoverimento del capitale umano. L’altro aspetto decisamente negativo è che su 100 giovani laureati abruzzesi appena 27 rimangono a lavorare nella nostra regione. Solo l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, in particolare quelli in deroga, ha dunque impedito l’ulteriore perdita degli occupati. Nemmeno la piccola ripresa che nell’ultimo periodo sta interessando la nostra regione determina un’inversione di tendenza. Per questi motivi la Cgil Abruzzo ritiene necessario realizzare un Piano per il lavoro in grado di riassorbire la disoccupazione e di creare nuove opportunità, specie per le donne e i giovani, da realizzarsi all’interno del Patto per lo sviluppo già sottoscritto tra parti sociali e giunta regionale.