Oggi l’altare della chiesa di San Giuseppe è tutto per Marco e Laura. Ieri i fiori d’arancio a San Nicola erano nelle coroncine di Fabiola che ha scelto Gioacchino. Quindici giorni fa, invece, ancora a San Giuseppe, la marcia nuziale di Wagner aveva avvolto le note che celebrano quel momento solenne con il colore bianco degli adobbi preparati per Pasqualino e Francesca. Tre coppie, le ultime in ordine di tempo, unite in matrimonio religioso con la promessa solenne degli sposi di amarsi «l’un l’altro in fedeltà, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e con onore tutti i giorni della vita». Si convola a nozze a San Salvo come se si mangiassero caramelle, tant’è che la città è in testa in provincia di Chieti per numero di coniugati tra i comuni con più di 5mila abitanti. In pratica è sposato il 54,5% della popolazione, ossia 10.414 abitanti, un residente su due, in una città che conta 19.409 iscritti all’anagrafe. Sarà che il lavoro non manca, anche se di recente la crisi attraversata dalle multinazionali Pinkington (ex Siv) e Denso (ex Magneti Marelli) che da sole danno occupazione a oltre 3mila lavoratori, ha cominciato a mordere la serenità degli operai e degli impiegati; sarà che l’agricoltura, con i suoi pescheti, uliveti e vigneti continua ad essere uno dei settori trainanti dell’economia, anche se la remunerazione del capitale investito è sempre più scarsa; sarà che mare e spiagge hanno ottenuto per 12 anni consecutivi la Bandiera blu della Fee, la federazione sull’ambiente, facendo così del turismo uno dei punti di forza dell’estate; tutto ciò ha contribuito a fare di San Salvo la città - il titolo le è stato conferito nel marzo 2007 dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - con il più alto accrescimento demografico dell’Abruzzo, passata da 4.270 abitanti del 1961 agli oltre 19mila di oggi. E il record di coniugati ne è un effetto. «Siamo sulla media di 20-22 matrimoni celebrati l’anno», dice don Raimondo Artese, parroco a San Giuseppe, la chiesa del centro storico, «anche se nel quadriennio 1996-99 abbiamo toccato punte di 30 sposalizi. Forse da noi si vive di più l’a mbiente della famiglia che resta il punto di riferimento della vita di ciascuno. Ma c’è anche il benessere che fa la sua parte», continua don Raimondo, originario di San Salvo e da 20 anni qui, «anche se l’età media di chi si sposa supera i 30 anni. E poi ci sono le famiglie dietro, oggi che il lavoro non è più una sicurezza: si affronta il matrimonio comunque, sapendo che se si perde il posto di lavoro ci sono papà e mamma pronti a intervenire con un sostegno. E se i funerali sono 60 l’anno, a battesimi siamo a quota 90, sette solo domenica scorsa». Intanto per accedere al sacramento del matrimonio la Chiesa organizza corsi di preparazione per i fidanzati con lezioni tenute oltre che dal parroco anche da tre coppie di laici. Don Domenico Campitelli, originario di Monte Marcone, è parroco a San Nicola. «Da gennaio a oggi», esordisce, «ho celebrato 32 sposalizi, lo scorso anno in tutto 43. E’ una cosa bella perché i ragazzi si conoscono, si apprezzano e si stimano molto prima di unirsi in matrimonio. E’ anche una forma di rispetto reciproco: il loro amore non è sbandierato ai quattro venti ma qualcosa di solido, costruito nel tempo e che si spera possa dare i frutti che si desiderano nel prosieguo della vita». Nella graduatoria dei matrimoni in città non fanno quasi testo, ma solo per le statistiche, quelli celebrati nella chiesa della Resurrezione, alla Marina. Ne è pienamente convinto il parroco, don Mario Pagan, da tre anni qui dopo una parentesi a Chieti e 25 anni nella parrocchia di San Lorenzo a Vasto. «Da inizio anno a oggi ho celebrato tre matrimoni», ammette don Mario, «ma la maggior parte della gente che abita in questo rione è fatta di lavoratori, molti dei quali di fuori regione e già sposati. E poi se ci si guarda intorno ci si accorge che tanti appartamenti sono sfitti. Comunque, a battesimi me la cavo bene: siamo sui 14-15 l’anno». Certo, qui non si celebrano solo matrimoni religiosi. Almeno un terzo dei residenti, a sentire Angelo Pagano, responsabile dei servizi demografici del Comune, ricorre all’altro rito che si svolge davanti al sindaco o a un suo delegato. «Da gennaio ne avremo fatti una quindicina», spiega Pagano, «in prevalenza tra stranieri o fra salsalvesi e stranieri. Almeno tre, infatti, sono stati i vedovi che si sono risposati con donne non italiane. L’elevato numero di coniugati si commenta con l’età molto giovane dei residenti: qui il 62% della popolazione ha tra 20 e 30 anni. Poi numerosi sono gli stranieri e la disoccupazione per fortuna non è alta per cui si investe di più sulla famiglia». Per l’ex sindaco Gabriele Marchese (il Comune è commissariato dalla scorsa estate per lo scioglimento anticipato del consiglio comunale dopo le dimissioni del primo cittadino) «si vive attualmente una situazione di crisi nel lavoro per ragioni legate alla congiuntura internazionale, ma complessivamente San Salvo è una città dinamica e continua ad esserlo in questo periodo. Ecco quindi uno dei motivi che spiegano l’alto numero di coniugati. Ma c’è un altro dato che non sottovaluterei: e cioè che almeno un terzo della popolazione giovanile ha meno di 30 anni. E poi la nostra città riesce ad attrarre persone da fuori e quindi nemmeno il fenomeno dell’immigrazione va sottovalutato. Infine, ci sono considizioni ottimali e vantaggi perché la pressione fiscale è ridotta rispetto ad altri centri dell’Abruzzo: il trasporto scolastico non si paga e la mensa costa 31 euro al mese. Ecco», conclude l’ex sindaco Marchese, «la nostra è una realtà inclusiva con punte di solidarietà che pochi altri enti locali hanno, tant’è che il settore sociale rappresenta la seconda voce del bilancio comunale».