Molti contadini saltarono in aria per lo scoppio di mine anti-uomo
San Salvo nella morsa della guerra, poi… la ripresa
Quasi tutti gli abitanti degli agglomerati urbani del zona Vastese, che hanno avuto i soldati nemici in casa durante i terribili e interminabili anni (1939-45) della seconda guerra mondiale, hanno dovuto accorciarsi le maniche, per non morire stremati dalla fame.
La nostra città è stato teatro di importanti operazioni belliche.
I terreni fertilissimi della nostra pianura furono minate del tutto. Le cibarie non si sapeva dove andarle a prendere.
Nonostante ciò, qualche pezzettino di pane da triturare con le mandibole non è venuto “mai a mancare” nelle voraci bocche della popolazione sansalvese.
Regnava la fratellanza.
A sminare le campagne salvanesi fu un corpo specializzato di esperti. Gli inglesi assoldavano giovani e meno giovani per riparare le strade.
Una giornata di lavoro veniva retribuita con 50 am .lire.
A San Salvo marina (Marinelle) avevano approntato anche una pista di atterraggio per aerei da trasporto ed aerei da combattimento. Un contingente dell’esercito italiano, dopo la liberazione, era al seguito dell’esercito britannico con compito di operare nell’area boschiva a sinistra del fiume Trigno.
Dormivano in un camerone del 7° vico Garibaldi. Vi erano diversi ufficiali, che si invaghirono di ragazze sansalvesi. Filippo Cocilovo di origine siciliana sposò donna Italia insegnante elementare, Enrico Maiarota, calabrese, sposò Evelina Cirese, Roberto Pascale , papà di Raimondo, originario della Campania, sposò Amelia Fabrizio figlia di Michelino “Crapacotte”, barbiere e tabaccaio.
Cominciò a riattivarsi la produzione agricola (la maggior parte della popolazione era formato dai contadini).
Il tessuto socio-economico riprese un po’ di forza. La ripresa dell’attività agricola fu funestata dalla morte di alcuni contadini saltati in aria nei loro campi per lo scoppio di mine anti-uomo installate dia tedeschi durante la guerra.
Aprirono i battenti , la cantina di Oreste Sabatini, l’’oleificio di Vitale Labrozzi in via Savoia, nuovi negozi. Molti salvanesi sono stati costretti ad intraprendere la via dell’emigrazione.
Partirono per l’ Australia : Alberto Di Biase, la famiglia di Bruno Giovenale, Peppino Zuccorononno, Nicola Di Gregorio. Per il Canadà Igino Granata. Per l’ Argentina Rosario Evangelista, la famiglia di Antonio Balduzzi, la famiglia di Peppino Di Gregorio ed altri sansalvesi. Molti giovani emigrarono in Francia, Svizzera, Belgio e in Germania, ma tanti tornarono, quando negli anni ’60 iniziò il processo di industrializzazione delle Piane Sant’ Angelo.
Ci sono quelli che sostengono che le guerre portano la crescita economica.
Ma allora, sono proprio convinti !!!