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Fucilata mortale e polemiche: tra bracconaggio, fucili da ritirare quando la caccia è chiusa e questione cinghiali

Interventi successivi alla morte di Gabriele Di Tullio a Casalbordino di Guardie Giurate WWF e dei consigilieri regionale e provinciale Caporale e D'Amico

redazione
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A distanza di qualche giorno dalla fucilata mortale che ha colpito il 54enne Gabriele Di Tullio in campagna a Casalbordino (denunciato a piede libero un 60enne compaesano della vittima che ha ammesso di aver sparato per errore pensando di aver notato un cinghiale, per poi fuggire dopo l'accaduto), 'pioggia' di dichiarazioni che, a margine del triste episodio, richiamano l'attenzione su alcune questioni di attualità.
 

Gli interventi che si registrano sono quelli delle Guardie Giurate Volontarie del WWF-Nucleo provinciale di Chieti, del consigliere regionale dei Verdi Walter Caporale e del consigliere provinciale del Partito Democratico Camillo D'Amico.
 

WWF - Per Claudio Allegrino, coordinatore delle Guardie Giurate Volontarie del WWF, va evidenziato l’allarmante fenomeno del bracconaggio. "Il WWF, vicino alla famiglia della vittima, ritiene che le autorità pubbliche preposte alla sicurezza dei cittadini non possano ignorare quanto accaduto. Bisogna far si che questo sia l’ultimo episodio di morte legato al mondo, sconosciuto a tanti, del bracconaggio venatorio. Noi stesse guardie giurate volontarie ambientali temiamo per la nostra incolumità, per quello che può capitare durante i controlli notturni o al crepuscolo - dichiara Allegrino - La presenza dei cinghiali ha aumentato il numero dei cacciatori che premono il grilletto in tempi, modi e luoghi vietati dalla legge”. Già dal 2001 il WWF con il dossier “Bracconaggio in Abruzzo”, documento che raccoglieva ed elaborava dati ed informazioni delle diverse Forza di Polizia, aveva denunciato le gravi carenze nella vigilanza venatoria nel territorio regionale e nella Provincia di Chieti in particolare. Diverse volte le Guardie Giurate del WWF hanno denunciato le pessime condizioni in cui si trova ad operare il Corpo di Polizia Provinciale di Chieti, con personale assolutamente carente sul piano numerico e privo di mezzi idonei per arginare gli illeciti ambientali e venatori. Nonostante le rassicurazioni da parte dell’ Amministrazione provinciale di Chieti nulla è stato fatto concretamente per migliorare la situazione. Nella maggior parte dei turni di lavoro, considerando ferie, permessi, malattie, servizi di rappresentanza, compilazione di atti d’ufficio, altre competenze, una sola pattuglia della Polizia Provinciale è presente sul territorio a coprire l’intera estensione della Provincia di Chieti (104 comuni e 5.172 Kmq!). Solo questo dato rende bene l’idea di come l’Amministrazione provinciale di Chieti non ha assolutamente il controllo del proprio territorio. Il Corpo Forestale dello Stato, purtroppo, è nelle stesse condizioni operative della Polizia Provinciale: parte dei Comandi Stazione è aperto solo metà giornata e la vigilanza antibracconaggio non rientra tra le priorità di servizio. Un appello Allegrino lo indirizza al Prefetto di Chieti: il Comitato  per l’ordine e la Sicurezza Pubblica, quale organo collegiale deputato ad organizzare i piani coordinati di controllo del territorio, introduca nella programmazione anche la vigilanza notturna antibracconaggio nelle campagne e nei boschi della nostra provincia. Bisogna fare l’impossibile perché simili tragedie non avvengano mai più.
 

CAPORALE (VERDI) - "Andare a caccia quando non si può è reato: ma nel paese del Bengodi (l’Abruzzo) questo è possibile a causa dell’assoluta assenza di uomini e mezzi preposti al controllo in materia di caccia. Controlli che a causa della scarsità del personale non sono possibili durante i periodi di caccia figuriamoci a stagione chiusa. La caccia notturna è vietata tutto l’anno e il reato di bracconaggio dovrebbe essere maggiore se commesso nei periodi di chiusura della caccia. Credo sia il caso - in attesa di migliorare il servizio di sorveglianza e di potenziare i Comandi provinciali della Guardia Forestale dello Stato ed i comandi di Polizia Provinciale, preposti al controllo venatorio - di procedere ai ritiro delle armi da caccia nel periodo in cui la stagione venatoria è chiusa. Proprio in questi giorni è stato approvato dalla Giunta regionale abruzzese il ‘Calendario Venatorio’ per la stagione di caccia 2012-2013 e come ogni anno le associazioni animaliste saranno costrette a fare ricorsi perchè il documento piuttosto che amministrare la fauna selvatica gestisce gli interessi dei cacciatori. Questo increscioso evento, che ha visto una vittima umana da bracconaggio, ha dimostrato che si potrebbe approvare il calendario venatorio migliore al mondo - rispettoso delle specie faunistiche, dei periodi, degli orari - ma tanto in queste condizioni ognuno continuerebbe a fare ciò che vuole e l’omicidio di Casalbordino ha fatto emergere questo annoso problema del mancato controllo in materia di caccia”.
 

D'AMICO (PD) - “Sovente accade di leggere e sentire - dice Camillo D'Amico - dei danni materiali provocati dai cinghiali. Purtroppo adesso c’è scappato pure un morto, il povero Gabriele Di Tullio di Casalbordino e riemerge con tutta evidenza quanti loschi e meschini interessi ci sono da parte di taluni cacciatori che, dietro la continua caccia di frodo a questo ungulato, ricavano ingenti guadagni. La loro non è certamente passione ma vera e propria frode delinquenziale. Il fenomeno del bracconaggio è piuttosto diffuso nel nostro territorio soprattutto per la caccia al cinghiale la cui carne è poi rivenduta ai tanti locali del territorio ove si vanno a commettere due ulteriori gravi inadempienze: l’evasione fiscale perché il corrispettivo dato dai titolari a questi delinquenti non viene mai dichiarato ed il mancato controllo sanitario dei capi abbattuti sempre più necessario". D'Amico ricorda poi l'impegno dell'allora assessore di centrosinistra Antonio Tamburrino con la composizione di un regolamento che fissava la possibilità di controllo del territorio e monitoraggio dei capi per l’intero anno solare prevedendo anche abbattimenti selettivi e controllati in caso di sovrannumero. Ma la nuova amministrazione di centrodestra, sottolinea, "ha bloccato l’attivazione del regolamento con la promessa di adottare una soluzione alternativa entro breve (un mese!).  Era il 3 Settembre del 2009. Da allora nulla di concreto è accaduto, solo imbarazzanti silenzi e rinvii con il problema che non trova soluzione. Chiediamo al centrodestra alla guida della Provincia di Chieti e, in particolare, al consigliere delegato Giovanni Staniscia: quando pensa di adottare una nuova ed incisiva iniziativa? Intende ancora perpetuare nell’immobilismo - conclude - consentendo ai furbi e delinquenti di consolidare i loro sporchi interessi ed ai cittadini ed agricoltori d’imprecare giustamente contro le istituzioni che non agiscono e reagiscono?”

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