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Dal carcere di Torre Sinello di Vasto il progetto 'Agape' per il reinserimento dei detenuti

La presentazione dell'iniziativa nella casa circondariale di zona

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Il comma 4 dell’art. 27 della Costituzione recita che le pene «devono tendere alla rieducazione del condannato».

Nella casa circondariale di Vasto, con la direzione di Carlo Brunetti, si lavora al reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti con una serie di iniziative tese alla realizzazione di una rete costituita da diversi soggetti. Si va dagli stessi operatori della struttura penitenziaria (composta da 102 tra agenti e funzionari e il personale amministrativo-sanitario che conta 20 persone) alle associazioni, dal volontariato sociale alle aziende private del territorio. Questa mattina nella struttura di Torre Sinello il direttore Brunetti ha presentato i passi in avanti compiuti nell’attuazione del Progetto Agape, riservato alla formazione permanente degli operatori sociali e penitenziari, finanziato al Fondo sociale europeo Abruzzo 2007-2013 obiettivo “Competitività regionale e occupazione”.

Brunetti, consapevole della difficoltà nell’inserimento lavorativo degli ospiti di una struttura carceraria, ha ribadito della necessità di rinforzare la rete sociale per favorire delle opportunità per i detenuti che «qui a Vasto sono una risorsa umana e professionale con indubbie ricadute sul territorio». Detenuti che tornano con questa iniziativa ad essere soggetti utili e propositivi per sfruttare una seconda possibilità e nel contempo utilizzando attività che possono far crescere la struttura di Torre Sinello in termini residenziali e di accoglienza umana.

Il lavoro di confronto ha permesso di individuare quattro nuove piste attraverso le quali realizzare il progetto di reinserimento, con alcune idee anche originali, considerando che il carcere di Torre Sinello insiste nell’area della Riserva naturale di Punta Aderci. Si va dall’azienda agricola al riciclaggio dei rifiuti di categoria Raee come televisori, frigoriferi, lavatrici e computer, panificio-pasticceria, trasformazione di prodotti agricoli e infine il tradizionale inserimento lavorativo all’esterno.

Di queste cose ha parlato Felicia Zulli, coordinatrice del progetto che ha ricordato come attualmente a Vasto i detenuti si occupano della coltivazione di 14.500 metri quadrati con 272 piante di ulivo, 40 piante di albicocche, 4 serre (idroponiche, ortaggi e funghi, piante aromatiche e un essiccatoio per funghi) e di 36 arnie per miele. A Torre Sinello ci sono 268 detenuti, rispetto ai 183 che dovrebbe contenere, dei quali 220 italiani con la maggior parte (144) proveniente dalla Campania. Sedici sono utilizzati nell’attività lavorativa di cui uno in semilibertà. Si è parlato anche delle altre realtà carcerarie italiane dove si sono sviluppati percorsi di rieducazione per come indicato dall’art. 27 della Costituzione: Trani, Bollate, Padova, Saluzzo, Volterra, Vercelli e l’isola di Gorgona. L’impegno comune è di valorizzare le caratteristiche del territorio attraverso questa azione di rieducazione. Interessante la proposta di Lucio Di Blasio, coordinatore di una delle piste, che ha presentato l’iniziativa di realizzare una pensione per cani con un campo di agility e la lotta al randagismo, con la cura dei cavalli con un centro di addestramento e con la possibilità anche di imparare il mestiere di maniscalco. Non da meno la possibilità di realizzare percorsi turistici nell’area della Riserva senza dimenticare che l’amore verso gli animali potrebbe consentire di praticare la pet therapy per un’interazione tra uomo e animale.

Tante idee praticabili per creare opportunità per andare oltre le mura del carcere e creare le condizioni per un reinserimento pieno dal punto di vista sociale e lavorativo. Un cancello che con le sue mandate non si chiude dopo aver gettato le chiavi.

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