Cresce il numero degli iscritti al centro per l’impiego di Vasto: dal 2007 al 2011 sono praticamente triplicati, mentre sono rimasti quasi costanti i dati relativi a popolazione e persone in età da lavoro. Le difficoltà maggiori nel trovare lavoro sembrano averle le donne giovani, diplomate o laureate.
Abbiamo provato a fare un’analisi della situazione con l’aiuto del responsabile del centro per l’impiego di Vasto, Giovanni Trovato. Dati numerici purtroppo non si possono divulgare, ma il direttore parla di un aumento netto degli iscritti tra i trenta Comuni che fanno riferimento al suo ufficio, quelli dal fiume Trigno a Casalbordino: sono più che triplicati, anche se si non può parlare di disoccupati in assoluto. Al centro possono infatti registrarsi pure i precari: chi ha un contratto a tempo determinato inferiore a otto mesi o chi percepisce meno di ottomila euro l’anno. È però innegabile che ci sia “una maggiore difficoltà della popolazione che cerca ogni canale utile per trovare lavoro, si rivolge a noi perché ha bisogno di aiuto”, dice Trovato. Una conferma che anche nel Vastese e dintorni la crisi è stata avvertita e non poco: “Da un punto di vista di dati Istat non ci discostiamo da quelli nazionali – prosegue –: siamo sul 10,6 – 10,8 %”.
Il momento difficile è stato comunque percepito a tutti i livelli: “Nella grande industria sia nel settore legato all’indotto auto, basti pensare alla Denso e alla Pilkington, che all’abbigliamento-tessile, come nel caso della Golden Lady che da anni assorbiva manodopera femminile. I problemi negli stabilimenti della Val Sinello, inoltre, favoriscono lo spopolamento della zona. Della crisi automobilistica hanno poi risentito le piccole e medie imprese, parte dell’indotto. L’artigianato, settore trainante, non sta meglio, con problemi di liquidità dovuti alle banche non fanno credito”.
Evidenze della crisi ne hanno di continuo: “Ciò che registriamo è che le offerte di lavoro sono scomparse. Le uniche valvole che aiutano sono le agevolazioni fiscali e contributive: solo grazie a queste si stipula qualche contratto a tempo indeterminato. Il resto è precarietà”. Molto sfruttati sono i tirocini, ma rispetto a prima si è ridotto il numero di quelli che sfociano in assunzioni. Anche da noi, poi, come nel resto d’Italia, è in corso una “riscoperta di lavori prima marginalizzati perché faticosi o considerati ‘non troppo dignitosi’: attività manuali, addetti alle pulizie, badanti”.
I più colpiti dalla crisi ovviamente sono soprattutto le categorie deboli: donne, giovani e soggetti svantaggiati. Tra gli iscritti sono comunque molti anche i laureati, ma il dato più preoccupante è quello sulla disoccupazione intellettuale femminile, giovani con laurea o diploma: sia perché le donne sono più dei maschi, sia per la persistenza di un pregiudizio di genere. Spesso, poi, le lauree sono in settori non spendibili nel mercato del lavoro.
Nell’analisi Travato sottolinea ulteriori aspetti che accentuano le difficoltà, tra cui uno “scollegamento tra mondo del lavoro e scuola: la preparazione fornita non risponde alle esigenze delle aziende”, manca una formazione pratica che supporti la teoria. C’è poi un altro fenomeno: “Spesso i giovani si dedicano a lavori stagionali, a breve termine, per avere soldi ma non li usano per capire cosa fare nel futuro, sono parentesi e non occasioni di crescita”.
Il centro per l’impiego cerca di far fronte alla situazione lavorando sugli ammortizzatori sociali, favorendo percorsi di formazione professionale per preparare gli iscritti alle richieste del mercato ma anche invogliandoli, se possibile, a investire in attività autonome. Di progetti ce ne sono, come quello ‘giovani in-determinati’, ma fino a ora i fondi sono stati pochi e quindi con limitati i risultati.
In questa situazione, secondo Trovato, una soluzione per la zona sarebbe riscoprire la vocazione turistica su cui investire in modo più organizzato puntando anche sul turismo religioso.