Sono stati pubblicati recentemente i dati dell’indagine condotta da Legambiente e Protezione civile denominata Ecosistema rischio industrie – Dossier sui comuni italiani in cui sono presenti insediamenti a rischio d’incidente rilevante. Lo studio è stato effettuato nell’ambito del progetto – dal nome Ecosistema rischio 2011 – di monitoraggio, prevenzione e mitigazione dei rischi naturali e antropici. Sono 739 i Comuni italiani che hanno nel proprio territorio impianti rientranti nei parametri stabiliti dagli artt. 6/7 e 6/7/8 del D.Lgs. 334/99 che li definisce ‘insediamenti suscettibili di causare incidenti rilevanti’. Gli insediamenti di questo tipo in Italia sono 1.152 e sono sottoposti a specifiche norme di controllo e tutela. Il D.Lgs. 334/99 è comunemente conosciuto anche con il nome di ‘Normativa Seveso’. Il riferimento è al disastro che colpì l'omonima cittadina lombarda il 10 luglio 1976, quando da un’azienda della zona fuoriuscì una vasta nube di diossina che investì 10 comuni. Centinaia di persone furono colpite da cloracne e lesioni cutanee. La nube, inoltre causò l’essiccamento delle specie vegetali colpite e l’abbattimento degli animali contaminati.
Ai Comuni interessati da stabilimenti delle suddette categorie è stato sottoposto un questionario per conoscere il livello di precauzione adottato e le misure da attivare in caso di incidente e verificare il rispetto dei parametri di legge.
Il primo dato che emerge è l’indifferenza dei comuni rispetto al tema. A livello nazionale hanno risposto solo 211 amministrazioni su 739. L’Abruzzo è tra i fanalini di coda: dei 20 comuni (in cui sono presenti in totale 26 impianti) ai quali è stato inviato solo 2 hanno ritenuto utile fornire la risposta, Chieti e Frisa.
Anche nel Vastese sono presenti alcuni impianti che il ministero dell’Ambiente ha sottoposto alla ‘Normativa Seveso’: la Arkema Coatings Resins (stabilimento chimico) di Gissi, la Eco Fox (stabilimento chimico) di Vasto, la Esplodenti Sabino (produzione e/o deposito di esplosivi) di Casalbordino e la Stogit Stoccaggi Gas Italia (stoccaggi sotterranei) di Cupello, attività quest’ultima che ricade in due regioni (Abruzzo e Molise).
Queste quattro amministrazioni hanno evidentemente cestinato il questionario e non è dato sapere il livello di conoscenza e precauzione del rischio che Legambiente ha così suddiviso:
• individuazione strutture vulnerabili/sensibili in ‘aree di danno’;
• attività di informazione e sensibilizzazione della popolazione;
• campagna informativa sulla fase d’emergenza;
• collaborazione con organizzazioni di volontariato;
• realizzazione di esercitazioni;
• esercitazioni con il coinvolgimento della popolazione.
Dagli amministratori, che per ora hanno risposto con il silenzio, sarebbe interessante conoscere il grado di un’eventuale attività informativa e precauzionale, considerato che le conseguenze degli incidenti rilevanti sono spesso accentuate da scarsa o nulla coordinazione nei momenti dell’emergenza. In Abruzzo (e in altre regioni) non è stato possibile stilare un rapporto puntuale perché, come affermato da Legambiente, «l’esiguità di risposte non ha consentito di elaborare i dati».
In basso è possibile scaricare il censimento fatto dal ministero dell'Ambiente in Abruzzo e il rapporto completo di Legambiente.