L’inquietante aggravarsi dei dati sulla violenza contro le donne costringe ad una riflessione sul contesto culturale cha la genera e sulle possibilità di prevenirla. Secondo le più recenti statistiche, in Italia viene uccisa circa una donna ogni tre giorni. Sono 110 le donne uccise nel 2012 dalle persone più vicine, dalle persone che le conoscevano meglio, come mariti e fidanzati. Senza contare le forme di violenza che non sfociano nel femminicidio, quelle, ancor più crudeli, che feriscono nel corpo e nell’anima. Quasi quotidianamente la cronaca si tinge di molteplici sfumature di maltrattamenti, di volti e corpi sfigurati con l’acido. Donne di ogni regione, di ogni età, di ogni estrazione culturale. Donne che subiscono la violenza nell’ombra e donne che hanno invece il coraggio di denunciare i propri aggressori. Ed ogni giorno l’indignazione cresce, sembra impossibile che in una società “evoluta” come quella odierna possano ancora esserci padri, mariti, fidanzati o fratelli che non riescono ad accettare i diritti delle donne, che considerano la donna un essere inferiore, sottomesso, privo di libertà. Fa rabbia vedere come la violenza maschile sulle donne sia un qualcosa di naturale. Si pone dunque la necessità, l’obbligo di riconoscere il raggiungimento dell’uguaglianza di genere ed una presa di posizione molto forte da parte delle istituzioni. La recente ratifica della “Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica”, più nota come “Convenzione di Istanbul”, è un importante aiuto al percorso di educazione di un popolo. Le voci di donne e uomini che si sforzano ogni giorno per vedere indebolita quella società patriarcale, che lede i più basilari diritti umani, ottengono legittimazione istituzionale oltre che etica. Un passo che permette di allontanarsi dal disinteresse della classe dirigente e degli organi preposti alla difesa dei cittadini. Di grande rilievo è, inoltre, il ruolo affidato all’educazione. Si parla di “includere nei programmi scolastici […] dei materiali didattici su temi quali la parità tra i sessi, i ruoli di genere non stereotipati, il reciproco rispetto, la violenza contro le donne basata sul genere e il diritto all’integrità personale”. E, a dimostrare la accresciuta sensibilità sul tema anche nel nostro territorio, sta l’iniziativa di una docente del Liceo Scientifico “R. Mattioli” di San Salvo, Giovanna Santangelo. Ancor prima che il Parlamento italiano si attivasse sul piano della “Convenzione di Istanbul” la Prof.ssa Santangelo ha organizzato, durante l’anno scolastico, quattro incontri sul tema del femminicidio e della violenza di genere invitando testimoni ed esperti. Gli alunni del Liceo, preparati sull’argomento e sensibilizzati dalla scelta di testi sui vari aspetti della violenza sulle donne, hanno partecipato nel ruolo di protagonisti. Sono intervenuti con domande e riflessioni, accompagnati da ospiti come Manuela Petroro e gli psicologi dello Sportello Antiviolenza di San Salvo. A conclusione di questi seminari è stata organizzata una mostra fotografica che si snoda lungo i corridoi dell’Istituto. Una mostra che raccoglie immagini di donne, illustri e non, donne che hanno fatto la storia di una nazione e che si sono distinte per il loro impegno come Nilde Iotti, Sibilla Aleramo, Alda Merini, ma anche fotogrammi di donne qualsiasi, amiche, sorelle, mamme impegnate nelle proprie attività quotidiane. Un’esperienza non superficiale dunque. Un percorso formativo che affronta il problema dalle radici, che analizza il ruolo della donna a partire dalle arcaiche società di raccoglitori e prosegue attraverso la grecità, il Medioevo, la società moderna e contemporanea. Una ricerca che tocca, seguendo anche il saggio di Eva Cantarella “L’ambiguo malanno”, i fattori politici, economici, culturali, religiosi e ideologici che hanno minato la figura della donna relegandola ad una condizione di inferiorità fisica e intellettuale. Condizione che il mondo moderno porta nel proprio bagaglio atavico e che solo con pazienza e grandi sacrifici potrà mutare. Esclusivamente il potere della cultura potrà far maturare un nuovo codice etico al passo con i tempi, svincolato da una eredità così pesante. E parlando anche solo con uno degli alunni partecipanti al progetto viene da confidare in questa possibilità, constatando il grado di maturità e spirito critico conseguito grazie ad iniziative come questa. Iniziative mai banali.