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Tra tanti interrogativi celebrati i funerali di Daniele Di Fonzo

L'esame istologico dovrà chiarire le cause della morte

a cura della redazione
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Si sono celebrati oggi i funerali di Daniele Di Fonzo, l'operaio 39enne di Vasto deceduto domenica scorsa mentre era ricoverato al 'San Pio' di Vasto. L'uomo era stato trovato da alcuni colleghi privo di sensi in una stanza della Pilkington, dove lavorava al Centro Ricerca e Sviluppo, il 13 giugno scorso.

Tante le persone che oggi hanno raggiunto la chiesa di San Giovanni Bosco per salutare per l'ultima volta il collega, l'amico, il conoscente e portare un gesto di si affetto alla moglie e ai due figli piccoli.

 

INTERROGATIVI - Le cause della morte sono ancora tutte da chiarire. L'autopsia di ieri - effettuata da Pietro Falco, medico legale della Asl, non è stata sufficiente per stabilirle. Ora bisognerà attendere l'esame istologico. In Procura è stato presentato un esposto, firmato dalla moglie. Per ora si possono fare solo ipotesi – dice l’avvocato Alessandra Di Iorio – sono in attesa della relazione del mio consulente, il dottor Gabriele Paolini di Pescara e soltanto dopo faremo i passi successivi nell’interesse dei figli di Daniele».

Nel frattempo, sono tanti gli interrogativi che circondano la vicenda. Sono diversi i colleghi di Di Fonzo ascoltati dai tecnici del servizio di prevenzione della Asl.
Come si legge in un articolo sul Messaggero di oggi, a firma di Gianni Quagliarella: «È normale che un operaio, appartatosi per un po’, forse per fare uno spuntino, sia stato perso di vista per quasi due ore, come avrebbero detto alcuni? Ammesso che il locale dove Daniele pare sia stato rinvenuto privo di sensi, ma ancora vivo, fosse precluso al personale, come avrà fatto il dipendente a entrarvi? Poi l’interrogativo più doloroso: Daniele, che si trascinava, sembra, un serio problema di salute dopo un drammatico incidente stradale di più di vent’anni fa, godeva della necessaria protezione? C’era, insomma, qualcuno che al Crs doveva preoccuparsi di lui o, in ogni caso, avere qualche premura in più? Anche questo dovrà stabilire l’inchiesta di Enrica Medori. L’azienda, scossa dall’accaduto, esige anch’essa chiarezza: il dipendente era adibito al controllo qualità del vetro e, sembra, lavorasse fuori linea proprio per arginare possibili situazioni di stress tali da incidere sulla sua salute. Fatto sta che l’operaio, perso di vista venerdì 13 giugno, è morto in un letto della rianimazione del San Pio. Solo una casualità?».

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