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Papa Francesco a Castelpetroso: esplode la gioia delle 'energie verdi'

«Non si può perdere una generazione di giovani, sarebbe un delitto contro l’umanità»

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Sì, chi non è potuto essere presente per infinite ragioni, ma ha seguito lo storico avvenimento della Visita pastorale di Papa Francesco in Molise alla TV, non solo è meritevole, ma potrà raccontare forse più di chi ha affrontato il primo caldo eccezionale della stagione: in piedi, per ore e bivaccando alla meno peggio. Certo, vedere un Papa da vicino è un'emozione da lacrime incontrollabili, ma il cuore di questa piccola/grande 'GMG' d’Abruzzo e Molise convocata al Santuario dell’Addolorata di Castelpetroso (Is) che si pone idealmente tra quella di Rio de Janeiro e la prossima di Cracovia - è stato un dono senza pari per una moltitudine dal carattere biblico. Non sono poche, infatti, 30.000 persone radunate su quest’angolo impervio di montagna: 70.000 (secondo i dati della Diocesi di Campobasso) che, con i 70.000 di Isernia e gli altri sparsi lungo il percorso, hanno raggiunto i 200.000.

La differenza, tra chi ha potuto godere meglio di tutte le fasi in diretta TV, era in quei 500 pullman (secondo una stima delle forze dell’ordine) che hanno occupato i bordi della strada per almeno 8 km, tra il Santuario e il bivio per Isernia e, Dio solo sa quanti a Campobasso e Isernia. I giovani, ma anche molti adulti che hanno avuto la possibilità, si sono messi: in viaggio, in gioco, sul campo, in piedi per almeno 8 ore consecutive, in attesa e ancora, scottandosi il viso, soffrendo la sete, rischiando il collasso e, anche rischiando di vedere e sentire poco o nulla, perché, nonostante il palco, lo spazio utile da occupare che non aveva tribune era ristretto. Le 'doverose' transenne che imprigionavano e mortificavano quel tocco di mano del Santo Padre che tutti abbiamo sempre sognato ricevere erano innumerevoli, con orgoglio però, possiamo dire che siamo stati dei prigionieri per amore del Signore e di Papa Francesco. Siamo convinti, però, che, per avere il dono della carezza del Papa, è necessario essere molto, ma molto meritevoli: i malati lo sono, come pure i bambini e i carcerati, i poveri delle mense Caritas, ma anche le autorità civili e religiose che erano li a rappresentarci. Noi 'assembrati e ingabbiati' però, abbiamo goduto la beata fatica della solidarietà del 'gomito a gomito', di un ombrellino da sole condiviso, un ventaglio che passava di mano in mano, lo sgabello offerto al più stanco.

I preparativi della festa della sera prima – cui abbiamo avuto il privilegio di assistere – sono stati capolavori di 'ingegneria' organizzativa: la sicurezza di ogni tipo innanzitutto, la protezione dei più deboli, la regolamentazione del traffico per le zone 'sensibili', i varchi, gli ornamenti floreali, le decorazioni, i microfoni, gli strumenti tecnici e altre centinaia di cose che non sapremo mai. È stato allestito persino un tendone di pronto soccorso, immagine di quell'ospedale da campo tanto cara a Papa Francesco. Un lavoro immane, fatto per lo più da tantissimi e cortesissimi volontari. Erano le due di notte, quando l’Orchestra Ritmico Sinfonica Giovanile Molisana (40 elementi) con la direzione straordinaria e gli arrangiamenti del maestro Fio Zanotti, è riuscita a completare le prove ritmiche e strumentali: l’armonia di un canto esige una disciplina dura e molto sacrificio.

Gli spettatori e, persino la basilica di 'merletti di pietra', con le sue sacre lampade accese e la luna osservavano commossi e ammirati tanta dedizione. L’alba ci ha sorpresi con l’aumento delle Forze dell’ordine, il via vai frenetico delle suore, dei religiosi del Santuario, della Protezione civile e, dell’onnipresente, infaticabile e giovanissimo dott. Michele Perrella (Segretario del Vicario del Santuario) al quale, tutti ponevamo domande ricevendo risposte logiche e sicure. È stato un punto di riferimento per tutti ed ogni necessità.

A metà mattinata, quando i gruppi avevano riempito tutto il piazzale fino all’inverosimile, è salito sul palco il giovanissimo e bravissimo conduttore di TV 2000 Enrico Selleri, con la sua infinita capacità - che vediamo anche in TV - di: intrattenere, animare, presentare, annunciare... divertire i giovani con la sua creativa professionalità e personalità.
Dai musicisti e cantori presenti, sono stati eseguiti - alternate a testimonianze di fede vissuta - brani classici e moderni tra cui: The Prayer già interpretata da A. Bocelli e C.Dion, duettata mirabilmente da Antonello Carozza e Maria Nilo e numerose altre immortali melodie, tra le quali anche la colonna sonora di C’era una volta il West di E. Morricone, suonata con l’armonica a bocca dal maestro del coro. Brividi contagiosi che solo il linguaggio della musica sa scatenare.

Alle 12,30 è iniziata la Santa messa celebrata da Mons. Pietro Santoro, Vescovo di Avezzano, e Responsabile giovanile della CEAM, nonché nostro compaesano. Mons. Santoro ha speso molte delle sue energie sacerdotali per i giovani e, dai giovani, era ed è rimasto molto amato. Nella Sua omelia - tra l’altro - si è rivolto loro con queste parole: «giovani, gridate che i giovani non sono una merce a disposizione nel cuore della storia, ascoltate il grido dei poveri che non sono numeri ma volti, non girate al largo dagli altri e indignatevi con chi vi dice: “... lasciate che affoghi”, giovani illuminate la storia, la libertà non è un capriccio, per il Vangelo bisogna pagare un prezzo». Tutta la Celebrazione è stata impreziosita da canti eseguiti dal Coro di Castelpetroso e dalla Decima sinfonia di Pescasseroli (Aq).

Dopo il 'mordi e fuggi' dato a una mela e un tramezzino, bevuto un sorso d’acqua, nessuno si è mosso dal proprio posto perché si attendeva - tra una musica e l’altra - la vista dell’elicottero bianco nell’azzurro del cielo. Un tempo infinito che, la musica e il conduttore, sono riusciti a rendere piacevole e scorrevole. Alla vista dell’elicottero - tutti a testa in su - il concerto di campane del Santuario si è messo a suonare a distesa, ruzzolando a valle i din don e.. innalzandoli fino alle vicine vette del Matese. Insieme alle campane è partito il canto/inno della GMG di Roma del 2000 Jesus Christe you are my life - un testo e una melodia di cui è autore quel trovatore di Dio che è Mons. Marco Frisina - che entusiasma e accende i cuori come poche altre. Campane, voci, strumenti e giovani: un concerto di inaudita bellezza che si è prolungato per tutto il tempo del percorso di Papa Francesco, tra i cori, gli evviva, i colori, l’esplosione di gioia dei giovani, i loro colori e i loro canti: un tripudio pari ad un sisma. Quando l’attesa era diventata spasmodica, il Santo Padre è passato anche davanti a noi, con la papamobile. Eccolo, eccolo, «Francescooo, Francescooo...» gridavamo insieme, ed ecco il suo sorriso che scalda il cuore, la mano che, benedicendo saluta, è stato un attimo rubato all’eternità: un icona di paterna tenerezza che si è tatuata nel cuore di tutti... a vita.

Dopo una breve preghiera all’interno del Santuario, accompagnato da tutti i Vescovi dell’Abruzzo e Molise, compresi gli Emeriti, il Santo Padre si è portato sul palco. È ancora Mons. Santoro che gli porge il benvenuto da cui raccogliamo questo inciso: «I giovani sono qui, ognuno con le sue speranze, con i suoi desideri, ma tutti con la gioia di deporre nelle Sue mani l’invito dell’Evangelii Gaudium: “ rinnovare oggi stesso l’incontro personale con Gesù Cristo… a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta», mentre la Giovane Sara Messere di Trivento gli rivolge un toccante appello di cui riportiamo un passaggio:

Carissimo Padre, amiamo la nostra terra e desideriamo che i sogni di santità, di famiglia, di lavoro si realizzassero qui, in questi luoghi dove i nostri nonni hanno sudato lacrime e sangue. Per poco tempo resta in mezzo a noi, ma sicuramente avrà notato come anche la disposizione geografica impedisce lo scambio e il confronto nei rapporti umani, ugualmente importanti per sbocchi lavorativi.
Ci aiuti a non perdere la speranza quando ci troviamo di fronte a tanti che alla domanda: da dove vieni, dal Molise? Ma è una regione italiana? Ci aiuti ad essere fieri delle nostre semplici origini, ci aiuti ad essere giusti e forti quando ingiustizie sociali ci impediscono di crescere, ci aiuti ad essere fieri e certi che «da Nazareth può uscire qualcosa di buono...».

Papa Francesco risponde con parole di grande tenerezza, ma di sicuro e fermo insegnamento cristiano: loda la gioia contagiosa dei giovani, ma li invita ad una speranza che dà significato e pienezza al loro futuro. Ricorda che nella nostra società il modello prevalente è la 'cultura del provvisorio' e, esorta a non lasciarsi una via di fuga di fronte a scelte importanti, invita a non alimentare la superficialità e a fare scelte di vita stabile e guardare a modelli solidi. Ricorda ancora - in un passaggio dalla risonanza poetica - che, il cuore dell’essere umano aspira a cose grandi, a valori importanti, ad amicizie profonde, all’aspirazione ad amare ed essere amati definitivamente e, invita a non lasciarsi rubare il desiderio di costruire nella vita cose grandi e salde. E ancora, il bellissimo: «Aspirate alla felicità, abbiatene il coraggio, il coraggio di uscire da voi stessi e di giocare in pienezza il vostro futuro insieme a Gesù». Egli, chiude la prima parte del discorso con l’esortazione che gli è cara: «Dio non si stanca di perdonare» e invita a chiedere e donare il perdono, fidandosi di Gesù per creare una base per vincere ogni difficoltà, anche per affrontare la crisi economica.

Ogni tanto Papa Francesco ha costellato il suo discorso con diversi interventi a braccio: Quei piccoli/grandi 'kerigmi' che tutti andiamo ripetendo: immagini preziose per un nuovo stile di vita che riescono a sprigionare il bello e il buono che Dio ha messo in ognuno di noi, il suo linguaggio - che andiamo sempre più acquisendo - è diventato un 'nuovo dizionario evangelizzante' fatto di parole e gesti di grande valenza simbolica e, soprattutto, interpellano le coscienze.

Ai giovani ha ancora detto: «non siate i giovani del “né..né” (= né della scuola né del lavoro), abbiate il coraggio della speranza, dobbiamo andare avanti per vincere la sfida della storia, la solidarietà non piace al mondo di oggi, ma noi dobbiamo essere coraggiosi con speranza e solidarietà. Dobbiamo andare avanti e vincere la sfida del lavoro».
Poi arriva il monito per tutti coloro che dei giovani sono Responsabili: non possiamo perdere una generazione di giovani, una generazione senza lavoro è una sconfitta per l’umanità.

Chiude con un espressione/invito generale: «la vita non sia un errare ma un camminare» e invita a pregare tutti insieme un Ave Maria e, ripete l’invito così tenero e accorato, che siamo soliti udire “... pregate per me... per favore».

La 'Road map' che Papa Francesco va tracciando tra le periferie del mondo, questa volta lo ha condotto in questo luogo, in questa Regione economicamente depressa, ma ecologicamente tra le più terse d’Italia dove, due ragazze povere (Bibiana e Serafina) mentre pascolavano il gregge, il 22 marzo del 1888 (i poveri, i contadini, i bambini nei pascoli e nei campi, sono una costante nelle apparizioni mariane), ebbero il privilegio di contemplare la celeste visione della Madre con il Figlio morto ai Suoi piedi, proprio come dice San Paolo: «Quelle cose che occhio non vide nè orecchio udì, nè entrarono mai in cuore di uomo, queste cose ha preparato Dio per coloro che lo amano». (cfr 1Cor 2, 6-9)

Il fascino di Papa Francesco sulla gente? La sua vita che racconta Cristo e quel suo accorciare le distanze con le anime con il suo linguaggio comprensibile e schietto divenuto così presto popolare nel mondo intero.
Se non fosse per l’abito e la papalina bianca, sarebbe stato difficile distinguerlo dalle migliaia di ragazzi convenuti al Santuario della Vergine a Castelpetroso da tutto il Molise, l’Abruzzo e regioni limitrofe. Sono migliaia, ma quello che li identifica e connota è: l’incanto dei volti, dei sorrisi, 'dell’energia verde' che sprigionano e, nella quale, Papa e ragazzi si tuffano a vicenda: forze cosmiche riunite da un 'flash mob' convocato da Gesù a casa della Mamma per amore dei figli.


Nota Bene: si ringrazia la Dott.ssa Rita D’Addona, Addetto stampa della Diocesi di Campobasso Bojano per la sua comprensione e alta professionalità, la signorina Francesca del Santuario dell’Addolorata di Castelpetroso per la prenotazione precisa e puntuale della camera, Il Dott- Michele Perrella Segretario del Vicario del Santuario, il collega Marco Fusco e il Molisenews.net per n. 3 foto professionali, le signore Maria Luisa e Luisa di Macchiagodena che hanno offerto il loro parasole in momenti critici, suor Pasqualina che ha custodito le poche cose, quanti hanno pregato per l’Avvenimento e anche un po’ per me.

FOTO DI INES MONTANARO

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