Ogni settimana cercheremo di conoscere meglio alcuni interlocutori politici della realtà sansalvese. Lo faremo intervistando soprattutto (ma non solo) quegli esponenti che da poco si stanno affacciando sulla scena della città , lavorando in sordina e non sempre sotto le 'luci della ribalta'.
Per la terza 'puntata' abbiamo intervistato Lorenzo Sabatini del Movimento 5 Stelle. 28 anni, geometra in uno studio associato sansalvese e studente della facoltà di Ingegneria a Termoli, Lorenzo ha partecipato per la prima volta a una competizione elettorale alle ultime Amministrative (36 preferenze) e oggi prosegue con il suo attivismo nel movimento fondato da Grillo. Alla passione per la politica si affianca quella per il calcio locale con la sua presenza nel direttivo dell'Us San Salvo.
Lorenzo, come ti sei avvicinato al Movimento 5 Stelle?
Mi è sempre piaciuta la politica, ancora prima di poter votare. Nel luglio 2011 sono stato contattato da Marco Sabatini – mio cugino – e Silverio Marzocchetti. Volevano preparare una lista di soli giovani per le Amministrative 2012.
Non si è partiti però subito con il M5S. Il M5S è stato scelto per evitare che dopo le elezioni si perdesse tutto il lavoro fatto come accade solitamente con le liste civiche. Per questo abbiamo contattato Gianluca Castaldi di Vasto per avere dei consigli e da lì è partito tutto.
Prima del M5S cosa c'era?
Anche se non ho mai abbracciato nessuna ideologia, tendenzialmente sono sempre stato 'anti-sinistra italiana'. È da quando frequento le scuole medie che sento parlare male di Berlusconi da parte degli esponenti di sinistra; così facendo hanno ottenuto l’effetto contrario sul popolo italiano. Alle Politiche, prima del M5S, ho sempre annullato la scheda.
A livello locale alle amministrative del 2007 ho votato Nichi Argirò perché c’erano due amici in una delle liste in appoggio e alle Provinciali Fabio Travaglini.
Per te la tornata elettorale del 2012 è stata la prima esperienza personale. Come l'hai vissuta?
Ho riportato 36 preferenze, ma soprattutto essendo candidato ho avuto modo di conoscere tante persone, come gli ex amministratori e quelli attuali. Se non mi fossi candidato forse non li avrei conosciuti 'da vicino'.
Per quanto riguarda il risultato della nostra lista, non c’è delusione per come è andata, diciamo che è stato un esperimento per vedere come avrebbe risposto la cittadinanza.
Anche altre liste hanno coinvolto molti giovani, ma dopo le Amministrative, l’entusiasmo si è perso. Da voi?
Un po’ abbiamo mollato, è normale. Fare attivismo come lo abbiamo fatto negli ultimi due anni è stressante, non resta tempo per altro. L’entusiasmo e la partecipazione sono tornati a crescere in concomitanza con le ultime Politiche e Regionali.
Oggi lo spazio in politica per i giovani è solo nel M5S?
Il M5S ha miliardi di difetti, ora è stato rovinato in parte dalle persone, perché l’idea di partenza era magnifica. Sui giovani in politica il discorso è articolato. Parlando con loro – di qualunque schieramento – c'è sintonia sulla necessità di rinnovamento, ma al momento del voto? La scelta è sempre per gli stessi. Non si possono criticare i soliti politici – ad esempio D’Alema o Casini – e poi stare seduti al loro fianco se vengono a San Salvo.
Io sto nel Movimento perché penso che è l’unico che potrebbe cambiare un po’ la situazione del Paese; certo c'è bisogno di tempo. I giovani delle altre formazioni politiche spesso dicono che vogliono cambiare il loro partito da dentro, ma questo è impossibile. Sono arrivato al punto di pensare che c’è chi lo crede davvero e chi ci resta per interessi.
Torniamo a San Salvo, cosa manca?
Manca un centro storico e la sua valorizzazione. Ci sono solo due locali e poi? Il nostro centro storico è stato distrutto dai centri commerciali. Questi non sono per l’Italia. In Italia il centro commerciale deve essere il centro storico.
Parliamo un po' di amministrazione, chi sta facendo bene secondo te?
Giovanni Artese. Lo nominerei assessore alla Cultura ad honorem, in modo che resti con tutte le amministrazioni. Anche l'assessore Angiolino Chiacchia sta facendo bene e si muove molto.
Siamo ormai a metà mandato, come giudichi l’operato dell’amministrazione Magnacca fin qui?
Venivamo dagli ultimi due anni di Marchese, durante i quali non si è fatto niente. Ora qualcosa si sta muovendo, ma non vengono prese le decisioni di cui la città ha bisogno. Una cosa necessaria era il piano traffico e non lo faranno; un’altra cosa era la valorizzazione di San Salvo Marina, una proposta noi l’abbiamo presentata, però nulla si muove.
Sul piano traffico secondo me si sono spaventati con le proteste, strumentalizzate dalla minoranza, sul senso unico di via Montegrappa.
È l’opposizione?
La sinistra sa fare molto bene l’opposizione, sono i cittadini che non hanno memoria. I suoi esponenti sono bravi a montare il caso, anche sui più piccoli provvedimenti, ma questo politicamente non è un difetto, è un pregio.
Argomento del momento è quello legato all'accoglienza dei profughi. Qual è il tuo punto di vista?
Nel nostro caso, il centro d'accoglienza della zona industriale non aveva i requisiti e la Prefettura ha fatto bene a trasferire gli immigrati.
Per quanto riguarda la situazione nazionale, vogliamo fare i civili rispetto ad altre nazioni europee. Perché dobbiamo accollarci tutti questi soldi essendo un Paese in recessione? Quanto viene speso al giorno per l’accoglienza? Non è giusto che ci accolliamo tutto noi.
Per gestire questa situazione bisogna trasgredire alle regole. È utopia creare delle condizioni dignitose nei Paesi di origine, ma non si può farli morire in mezzo al mare. Mandiamo uno schieramento della Marina davanti alle coste della Libia e non li facciamo partire. Fino a quando potremo ospitarli?
Siamo in recessione, le fabbriche chiudono, la gente non trova lavoro, le strade sono un colabrodo, gli ospedali non sono efficienti, le scuole cadono a pezzi, e spendiamo milioni di euro al giorno per l’accoglienza senza un aiuto concreto dell’Europa. Lo stesso discorso vale per le missioni di pace, non ce le possiamo permettere. Non è il cittadino che deve risparmiare, ma lo Stato.