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C'è l'accordo Denso-Bmw: dal 2017 fornitura di 700mila motorini l'anno

Il futuro delle imprese del territorio al centro della presentazione del volume 'San Salvo e le sue aziende'

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Dal 2017 la Denso fornirà 700mila motorini l’anno alla Bmw. I rappresentanti del colosso tedesco il 22 aprile scorso sono stati ricevuti nello stabilimento sansalvese dove è stato firmato l’accordo.

Ad annunciarlo è Mario D’Urbano, vicepresidente dello stabilimento, durante la presentazione, ieri, del libro San Salvo e le sue aziende di Nicola D’Adamo. Insieme ai massimi dirigenti di Pilkington, Denso, Stogit, Bcc Valle del Trigno e Gruppo Strever si è ripercorsa la storia industriale di San Salvo, ma si è cercato anche di guardare al futuro.

«Stiamo gettando le basi affinché la Denso resti sul territorio – ha detto il manager – I nostri centri di ricerca stanno già studiando i prodotti per le auto del 2019-2020 in base alle nuove norme ambientali».
«Il nostro problema oggi è la lontananza dai produttori di auto – ha continuato D’Urbano – Esportiamo l’85% della nostra produzione all’estero. Per questo bisogna creare le condizioni per portare i nuovi prodotti qui, raddoppiando fatturato e distribuendo la ricchezza dentro la fabbrica. La Denso ha deciso di restare in Italia grazie alle capacità degli operai italiani, fuori non l’hanno trovata. Quando c’è qualità anche i clienti sono disposti a pagare di più».

ATTORE MANCANTE – «I lavoratori ce la mettono tutta, i sindacati anche, manca l’attore della politica». È diretto il messaggio del presidente di Pilkington Italia, Graziano Marcovecchio, che come in altre occasioni fissa le priorità. «Non è la riforma elettorale la priorità – dice – l’abbiamo cambiata già 13 volte. La priorità và data al lavoro e a chi produce lavoro».
Marcovecchio, d’altronde, da anni non nasconde quali sono i punti che stanno a cuore all’azienda: infrastrutture, energia e tassazione locale.

Poi, una riflessione sullo stato di salute della Pilkington: «Stiamo cercando la sostenibilità economica per i prossimi 50 anni. Ora andiamo avanti, anche grazie agli ammortizzatori sociali: strumenti fondamentali che altri Paesi non hanno. In estate ne vedremo probabilmente di nuovi che faranno pagare di più quelle aziende che ne abusano».

Infine, un campanello d’allarme: «C’è poca iniziativa imprenditoriale e manageriale, anche all’interno dell’azienda. Come è raccontato in questo libro, ci sono state persone che con bassissima istruzione hanno creato società dal nulla. C’è bisogno di creatività e noi italiani siamo maestri in questo. C’è invece ancora la cultura del posto fisso ereditata dai nostri nonni, ma il posto fisso non esiste».

L’IMPEGNO CONTINUA – Una conferma dell’impegno sul territorio arriva da Paolo Bacchetta, presidente della Stogit (gruppo Snam) che gestisce i siti di stoccaggio lungo il fiume Treste. «Nel 2012 – ha spiegato – ci hanno rinnovato le concessioni per 10 anni, ma credo che non vi saranno problemi per un ulteriore rinnovo fino al 2032».
«La Stogit – ha continuato – è di gran lunga la società più grande in Europa per capacità di stoccaggio. Il sito Fiume Treste è il nostro sito più ampio, dovreste essere un po’ orgogliosi per la ricchezza che avete nel sottosuolo. I pozzi sono composti da strati di 40-50 metri di sabbia, ghiaia e argilla, materiali elasto-plastici che si piegano senza spezzarsi, per questo la nostra attività non può causare scosse».
«Non facciamo spesso notizia – ha conlcuso – perché impieghiamo poche persone rispetto a Denso e Pilkington. I nostri impianti sono altamente automatizzati. Riteniamo di svolgere un lavoro sicuro e utile: in caso di crisi internazionale le nostre sono le prime riserve di metano».

DA DOVE RIPARTIRE – È stato forse Nicola Valentini, presidente della Bcc Valle del Trigno, a fissare il punto di ripartenza sulla falsariga di Marcovecchio: «A differenza di altre zone industriali, qui le due società trainanti non hanno generato lo stesso indotto. C’è poca imprenditoria e in quella che c’è è presente molta sfiducia. Basti pensare che tanti finanziamenti cospicui tornano alla fonte a causa di assenza di iniziativa».

QUALITA' - Ãˆ dello stesso avviso anche Gennaro Strever. Il suo gruppo attualmente è impegnato anche in diversi appalti per la ricostruzione dell'Aquila. Per l'imprenditore sansalvese partito da zero e oggi a capo di una spa bisogna «recuperare l'artigianato vero. La figura dell'artigiano è in via d'estinzione. Gli italiani sono detentori di una manodopera straordinaria, solo la qualità permette di andare avanti».

FOTO DI GIOMIX68

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