Sono tornate ieri ad incontrarsi, presso la sede dell'Associazione Industriali di Vasto, la direzione aziendale Denso, le organizzazioni sindacali e la Rsu di fabbrica. Nel corso del vertice sulla spinosa vertenza, andato avanti fino a tarda sera, l'azienda nipponica si sarebbe resa disponibile ad una riduzione del numero dei lavoratori da porre in cassa integrazione a partire dal prossimo 5 febbraio per iniziali 13 settimane: da 350 si passerebbe a circa 210 dipendenti. Timido spiraglio di apertura nelle trattative anche per quanto riguarda la discussa rotazione dei lavoratori destinatari della cassa integrazione: la Denso, infatti, avrebbe accettato una parziale rotazione degli operai diretti e una piccola apertura si registrerebbe anche per la rotazione degli operai indiretti, quelli coinvolti, cioè, nei servizi. Come si ricorderà , poco prima di Natale, la Denso, lamentando una perdita annua di 25 milioni di euro, ha denunciato un esubero di ben 500 lavoratori: in questi ultimi anni, il numero dei dipendenti dello stabilimento sansalvese, specializzato nella produzione di componentistica per auto, si è già drasticamente ridotto da 2.200 a 1.400. ''Riteniamo che nello stabilimento di San Salvo - continuano a ribadire gli esponenti del sindacato - ci siano tutte le condizioni umane, tecniche e professionali per salvare e rilanciare il sito produttivo''. Intanto, la questione resta sempre a cuore dell'arcivescovo della diocesi di Chieti-Vasto, monsignor Bruno Forte che dopo l'incontro con gli industriali giapponesi, ha inviato un'informativa anche al ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa. Monsignor Forte ha infatti scritto a via XX settembre a Roma per informare il ministro sui contenuti dell'incontro avuto con i vertici della Denso. Nei giorni scorsi l'arcivescovo aveva incontrato i responsabili del settore risorse umane, manifestando la sua preoccupazione per le sorti degli operai a rischio. L'incontro era seguito a una missiva che l'alto prelato aveva inviato al management della società e con la quale invitava la società a trovare soluzioni ''positive a favore dell'occupazione e del rilancio dello stabilimento in difficoltà ''. ''Chiedo ai responsabili dell'azienda - scriveva il vescovo - di fare di tutto per trovare soluzioni alternative alla crisi. Non posso non pensare alla ricaduta drammatica della disoccupazione e della crisi del lavoro sulle famiglie dei lavoratori e in particolare dei giovani, che vedono rendersi incerto il loro futuro''