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Muore Leone Balduzzi, San Salvo lo ricorda sulle note della sua "Santi Salve Belle"

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Oggi muore Leone Balduzzi il cavaliere, muore all’età di 89 anni.

Si è spento tra le braccia della sua famiglia serenamente, come ci dice affranta la figlia Angiolina. Vogliamo ricordarlo con le parole della sua famiglia, riprese dal sito a lui dedicato (leggi).

Leone Balduzzi ha cantato il cuore della nostra città traducendo in note il suo spirito, noi non possiamo fare altro che omaggiarlo ricordandolo a quanti ogni giorno ci leggono.

“Leone Balduzzi appartiene ad un’antica famiglia di bottegai. Il  nonno, ebanista e friulano d’origine, apre nel 1830 il primo esercizio commerciale di San Salvo, ai tempi di stampo prettamente agricolo. Verso fine Ottocento la bottega originaria viene ampliata dal padre Angelo, introducendo utensili da falegnameria e attrezzi da calzolaio e al contempo assunse forme di drogheria, dove si potevano acquistare generi alimentari e prendere anche il caffè con una macchina a vapore.

Negli anni venti del XX secolo il “Bar Balduzzi” rappresenta con la cantina Pignatelli, un luogo di ritrovo del paese, caratterizzato da un economia agricola, orientata all’autoconsumo. Erano comunque presenti botteghe artigiane e alcuni negozi di tessuti. Dopo aver svolto diverse mansioni fra cui quella di parrucchiere, sposa nel 1944 Antonietta Terreri. Dal matrimonio nasce nel 1946 la figlia Angiolina e nel 1951 il figlio Ivo.

Ed è proprio grazie alle capacità imprenditoriali della moglie Antonietta, che avviene alla fine degli anni quaranta l’evoluzione della famiglia Balduzzi, specializzandosi nel settore merceria e chiudendo al tempo stesso lo storico Bar, di valore più affettivo che economico. Le richieste di corredi, nel periodo in cui alla base dei contratti matrimoniali vi era la dote, venivano soddisfatte dalla nuova attività. Siamo negli anni della seconda guerra mondiale. Le partenze per il fronte e il clima di instabilità che si respira ovunque cambiano la situazione sociale ed economica del paese, in cui è forte il sentimento di perdita e distruzione.

Ed è in questo periodo che emerge in Leone Balduzzi una sensibilità d’animo e un attaccamento ai concittadini della sua amata San Salvo fuori dal comune. La sua forte passione per la poesia e la musica lo portano al tentativo di riscoperta delle tradizioni paesane interrotte dalle mutate urgenze post-belliche.

“Dopo la guerra, gli anziani non ci pensavano più, ed io, che invece ero ragazzo, avevo capito che era una cosa bella, e ho cominciato a fare il testo e la musica e ho ricominciato a dare vita ad una tradizione che era prima di noi…. Io ho fatto sto Sant’Antonio e l’abbiamo rinnovata”. Alla fine degli anni Quaranta Leone si reca dagli anziani del paese per farsi raccontare i riti e le usanze vissute negli anni della sua infanzia, oramai in declino. Compito arduo, che necessitava della giusta ermeneutica da parte sua e dei suoi compagni di ricerca. “Prendevo qualche vecchietto in campagna e mi facevo cantare. Io ho cercato di capire….Che poi per fare i vocaboli, non era facile! Perché cercavo aiuto da tutti quanti e dicevo: “Scrivili”, ma quelli erano analfabeti, stavano in campagna e se li inventavano e io facevo fatica….”

Così si interessa allo studio del vernacolo, recuperando canti relativi alle attività lavorative quotidiane, alla sfera religiosa e ai cicli della vita come le ninne nanne canti nuziali, di ballo e lamenti funebri. Siamo agli inizi degli anni cinquanta. Leone e il suo circolo si organizzano per rivitalizzare la tradizione di “Sand’Andùnie” , legata a Sant’Antonio Abate. Il santo è particolarmente apprezzato dai contadini abruzzesi per essere ritenuto il protettore del maiale, alla base dell’economia locale.

La tradizione narra che un gruppo di musicisti e cantanti in maschera si recavano davanti alle case degli abitanti del paese, che colti di sorpresa offrivano a loro volta generi alimentari o denaro. Ed è così che il circolo di Leone diede vita alla riproposizione dell’antica tradizione. Fino a quando non fu più sentita dalla gente, come da lui stesso testimoniato. “Per una decina d’anni è andata bene, io avevo un circoletto dove organizzavamo queste cose, e poi da lì si partiva e si andava davanti alle case a cantare e se ne usciva più affraternati, non è che offrivano chissà quanta roba, dei fichi secchi o quelle cose che avevano. Dopo accadde che non c’era più quell’amore, ora si spende e si va al ristorante”.

All’inizio degli anni Sessanta infatti, in pieno boom economico, nel paese di San Salvo iniziò quella lenta seppur continua espansione, economica e demografica, che trasformò il comune in città di San Salvo nel marzo del 2007. Le condizioni di vita migliorarono, anche se il processo di industrializzazione ebbe diverse conseguenze negative, sociali e politiche. Le tradizioni subirono una fase di declino e annichilimento.

Ecco perché Leone fu fra i pochi, se non unico promotore della diffusione culturale in un paese come quello di San Salvo. Nel 1983 fonda “Città di San Salvo”, il primo complesso bandistico cittadino da lui caparbiamente sostenuto al fine di consentire a giovani talenti musicali di evidenziare le loro qualità, avviandoli agli studi del Conservatorio.
L’empatia dei concittadini nei suoi confronti toccò il punto più alto quando compose, fra i numerosi canti dialettali da lui scritti, Santisalve bbelle, pensando ai compaesani ormai emigrati, scritta da un vero gentiluomo, da chi che con affetto materno pensa a figli lontani, nostalgici del paese natio. In breve la popolarità del brano fu tale che si decise di trascrivere il canto su una cartolina, inviata in Australia, dove ha costituito il sottofondo musicale dei ritrovi fra compaesani salvanesi in terra straniera. (….)”

I funerali si terranno giovedì 20 agosto alle ore 10,30 nella chiesa di San Giuseppe.

 

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