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“La putec di za Cristinucci”

Storie di vita

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“Za Cristinucci” era la titolare di una “bottega” nella vecchia contrada Savoia tra il 1962 e il 1992. Quando ero piccolina abitavo in quel quartiere e i miei genitori erano dei suoi clienti. Di lei ricordo ancora il suo sguardo sincero e il suo  sorriso.  

Pimogenita di 4 figli, Antonia Cristina Piscicelli (questo era il suo nome di battesimo) nasce a San Salvo il 17/06/1924. Siccome la mamma aveva una salute precaria, doveva accudire i fratelli più piccoli. A soli sedici anni sposa Angelo Piccirilli. Nacquero tre figli che purtroppo muoiono in tenerissima età. A soli 25 anni resta vedova, Angelo muore per tifo.

I suoceri le erano rimasti sempre a fianco e le dicevano di rifarsi una vita poiché era ancora giovanissima. In giovane età ha vissuto la drammaticità della guerra in ogni sfaccettatura, miseria e lutti. Diceva “La guerra rapisce i padri ai figli. Non dovrebbe mai esistere. Essere ricchi o poveri non conta si è tutti nello stesso straziante stato. I ricchi sono costretti a barattare oggetti di valore con il “pane”.  Tanti sacrifici per piantare un campo di grano potevano andare  in fumo quasi in un attimo, con lo scoppio di una bomba. Quando arrivarono i tedeschi, si era costretti a restare in casa.  Con la guerra l’uomo diventa irriconoscibile, diventa una belva anche con i propri familiari. Bisogna essere sempre seminatori di pace a cominciare con le persone più vicine.”

Michele Romondio era nato nel 1920, a Ro di Gargano ma viveva a Pollutri. Durante la seconda guerra mondiale fu disperso in Grecia. La sua famiglia l’aveva già dato per morto e celebrata anche la messa funebre, quando un giorno lo videro riapparire sull’uscio della porta stremato e con una scarpa da donna e una da uomo. L’aereo, che lo stava trasportando, si era fermato nel foggiano, e sentito che la guerra era finita, si avviò a piedi fino a casa sua. Ritornato alla vita normale, si trova un lavoro nel mondo dei trasporti, prima come tassista e poi come autista di camion. Siccome aveva raggiunto la “venerando età di trenta anni” e non aveva ancora trovato moglie  (a quell’epoca ci si sposava molto presto), degli amici comuni gli proposero di conoscere una giovane vedova, Cristinucc.  Cristina e Michele così si conoscono, si piacciono e, nel 1950, si sposano. Nel 1952 nasce la primogenita Concetta e nel 1957 Giuseppe.

Siccome Michele lavorava per la ditta di autotrasporti Cinquina di Vasto, la famiglia si trasferisce nella vicina cittadina per qualche anno. Cristina non riusciva ad ambientarsi , le mancava il suo paesello e non condivideva alcuni modi di pensare dei suoi vicini: “la cena mi può pure mancare ma il cinema no.” Nel 1955 convinse il marito a tornare a San Salvo nella casetta che si era comprata con i risparmi accumulati con il lavoro nei campi.  Non si accontentava di fare solo la casalinga, aveva nel cuore il desiderio di fare anche altro. All’epoca “i bambini crescevano in strada e non come principini". Siccome aveva sentito che un negozio di alimentari (“za Pippnell”) in contrada Savoia stava per chiudere pensò bene di aprire una bottega tutta sua di fronte alla sua “casetta”. Era il 1960. Apriva alle sette del mattino e chiudeva alle 20 nel periodo estivo e alle 21 nel periodo invernale. Non esistevano né sabato né domenica. Se il negozio era chiuso, a qualsiasi ora,  la gente bussava a casa e chiedeva quello che le serviva. E “za Cristinucc”, con infinita pazienza, lasciava tutto e andava a servire il cliente. Non c’era la concezione della spesa di oggi ma quando ci si accorgeva che mancava qualcosa, si andava al negozio e la si acquistava. La sua vita era casa e “putec”.

Com’era consuetudine all’epoca, faceva credito “segnando sul libretto”.  Con orgoglio diceva “i miei clienti pagano sempre”. Spesso regalava le caramelle ai bambini. Se sapeva che un suo cliente versava in difficoltà economiche lo aiutava. “Se mi chiedi il liquore, non te lo do perché non è necessario ma se mi chiedi latte e pane sì. Poi, se puoi mi paghi altrimenti, mi ricompenserà  Gesù Cristo”.

Nel 1963 comprò due case adiacenti a quella che aveva e ampliò il negozio e la gamma dei suoi prodotti, non più solo alimentari ma anche casalinghi e merceria. Il lunedì andava a Pescara dai grossisti e cercava di fare grossi acquisti per spuntare prezzi più convenienti  in modo che anche lei poteva abbassare il prezzo finale. Non aveva un’insegna e talora lasciava i fusti di detersivo fuori dalla vetrina per segnalare il negozio. E se qualcuno le faceva osservare che qualcuno li poteva rubare, rispondeva: “io mi fido del mio vicinato”.

Nel 1980 subisce “una rapina a mano armata”. Era mezzogiorno, entra un ragazzo e con una pistola le intima di consegnargli i suoi incassi. Lei quasi si accascia per lo spavento e il ragazzo scappa.

Michele nel 1985 finalmente va in pensione e quando si vuole godere il meritato riposo, la moglie lo coinvolge come “cariolante” (termine scherzoso coniato da Michele stesso per l’occasione).   La vecchiaia comincia a farsi sentire e il 31 dicembre 1992 Cristina chiude la “putec”.

“Za Cristinucci” era innamorata della vita e del commercio e aveva un grande rispetto per tutti i suoi clienti. Era una donna sempre gioviale, aperta e pronta a incoraggiare chi si rivolgeva a lei per un consiglio.

 

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