Dopo la tragedia di Parigi che ha colpito il cuore della capitale francese, abbiamo deciso di intervsitare Lucia Consilvio, una giovane ragazza di orgini sansalvesi che vive e lavora nella capitale francese da diversi anni.
D: Come stai vivendo l'esperienza di vivere a Parigi dopo i fatti tragici legati al terrorismo?
R: Quello che è successo a Parigi è qualcosa di così grande che ha toccato l'animo di tutti, dai più deboli ai più forti. Era successo già , qualche mese fa, con l'attentato alla redazione di Charlie Hebdo. Anche in quell'occasione la paura è stata tanta ma allo stesso tempo si presentava come un obiettivo specifico e ben mirato, lontano dalla vita di tutti i giorni e fu questa presa di coscienza che aiutò a ricominciare, a non avere paura del vicino. Il 13 Novembre è stato qualcosa di diverso, è stata colpita la vita di tutti i giorni, la vita dei giovani, della Parigi spensierata che si ritrova a chiudere la settimana lavorativa. Fa impressione pensare come chiunque, e nel mio piccolo me o i miei amici potevamo essere colpiti in quartieri sempre frequentati. Quello che più mi ha colpito da vicino sono le esplosioni allo Stade de France: lavoro lì nel quartiere e ho ripreso i trasporti alle 20:15. Il tempo di rientrare e di accendere la tv e realizzo quello che stava succedendo per sprofondare in un senso di ansia, paura e soprattutto di impotenza davanti a tutto questo odio. Lo stesso posto, Saint Denis, è stato il luogo del grande blitz e cretedetemi, ricevere con urgenza una mail dall'ufficio di non recarsi a lavoro per nessuna ragione fa un certo effetto: città blindata, inaccessibile, trasporti bloccati. Il senso di impotenza e di pericolo è davvero grande. Per fortuna la vita va avanti e ti rendi conto che non ti puoi fermare, che restare a casa anche un weekend intero non può risolvere quest'aria di guerra che ci circonda.
D: Come è cambiata la capitale francese in questi giorni?
R: Quello che noto è che ora la gente si osserva tanto, in metro ci si squadra, si analizza perplessi il vicino. E la presenza di tante sirene e corpo militare, a tutte le ore del giorno e della notte, se da un lato ti fa sentire protetta e sicura, dall'altro ti ricorda in maniera costante una guerra che è in corso, una guerra che non avevo mai immaginato di vivere e che pensavo di poter leggere solo nei libri di storia.
D: Come stanno reagendo i Francesi in seguito alla strage?
R: Quello che ti dà la forza di non chiuderti è la voglia di vivere che in questa città si manifesta in tutte le sue forme: dall'arte alla cultura, dalle turisti alle luci di Natale, ai Francesi, un popolo unito e forte pronto a manifestare e riunirsi nelle piazze per affermare la propria libertà . Ed è questo sentimento di unità e determinazione che ti convince che il bene prevale sul male e che la vita non può e non deve cambiare. Vi riporto, per chiudere, la traduzione di un pensiero riportato sul New York Times, uno dei più belli che ho potuto leggere in questa circostanza: "La Francia incarna tutto ciò che i fanatici religiosi di ogni dove odiano: la capacità di godersi la vita qui sulla terra in una miriade di piccoli modi: una tazza fumante di caffè e un croissant burroso al mattino, belle donne in minigonna che sorridono per le strade, il profumo del pane caldo, una bottiglia di vino condivisa con degli amici, un tocco di profumo, bambini che giocano ai Giardini del Lussemburgo, il diritto di crescere in alcun Dio, di non preoccuparsi delle calorie, di flirtare e di fumare e godere del sesso fuori dal matrimonio, di fare vacanze, di leggere qualsiasi libro si voglia, di andare a scuola gratuitamente, di giocare, ridere, di prendersi gioco dei prelati e dei politici, di lasciare ai morti la preoccupazione per l'aldilà . Nessuno vive la vita meglio dei Francesi. Parigi ti amiamo, piangiamo per te, stanotte sei in lutto e noi con te. Sappiamo che riderai di nuovo e canterai di nuovo e farai l'amore e guarirai perchè amare la vita è la tua essenza. Le forze del buio rifluiranno. Perderanno. Perdono sempre".