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Agricoltori in protesta per le alluvioni, le testimonianze e le soluzioni

Si è parlato dei torrenti, delle strade, degli edifici, oggi parlano gli agricoltori

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A due settimane dal nubifragio del 27 novembre, riaprirà questo pomeriggio alle 18 la SS Trignina. Le campagne invece, sono ancora piene d'acqua, che quel giorno le ha letteralmente allagate. Le pessime condizioni dei canali di raccolta delle acque, ha provocato l'ennesimo allagamento di oltre 50 ettari di terreni, coltivati ad orto, uliveti e pescheti. L'ennesimo danno perpetrato a danno degli agricoltori della Piana, che oramai abbandonano quei terreni alluvionali. 

I cartelli vendesi li vedi ai bordi delle strade e coincidono con gli acquitrini, che nonostante il sole dell'ultima settimana, non ancora si riassorbono. 

Troppa acqua è arrivata su queste terre, che agricoltori esasperati ci hanno mostrato. Ci hanno mostrato i video, le foto, fatte in quelle giornate di maltempo. Il 5 marzo, il 27 novembre. Nessuno in questi mesi ha provveduto a ripulire i canali, dove crescono rovi e pioppi. 

Costruiti oltre vent'anni fa, nessuno vi svolge alcuna manutenzione, se non gli agricoltori stessi, ma a nulla serve ripulire i canali che lambiscono il proprio terreno se quello successivo continua ad essere intasato.

Ogni agricoltore paga per questo il Consorzio di Bonifica, oltre 150 euro l'anno ad ettaro di terra, il comune e la provincia dovrebbero invece occuparsi dei canali di supporto alle strade, ma nessuno interviene.

I terreni si allagano, gli agricoltori se ne vanno. Qualcuno continua ad imputare la colpa dell'abbandono dell'agricoltura ai bassi prezzi del prodotto finito, ma purtroppo molto, invece incide, ciò che qualcuno definirebbe imponderabile, il maltempo. Ma qui l'imponderabile diviene ponderabile, l'alluvione è certa a d ogni pioggia superiore alla media, perchè nessuno interviene, lasciando quale unica soluzione l'abbandono di terreni coltivati da generazioni di famiglie.

Negli anni '50 la nostra gente, bonificò molti terreni, togliendoli alle acque, oggi nel 2000, il fenomeno rischia nuovamente di togliere terra ad una zona molto fertile, fiore all'occhiello dell'agricoltura del vastese, maltrattata dalle istituzioni, che troppo spesso dicono di voler dare una nuova direzione fortemente agricola al nostro territorio, ma poi nei fatti, vengono danneggiati proprio questi settori, si veda la protesta del COTIR centro di ricerca delle tecniche irrigue, il commissariamento del Consorzio di Bonifica, che nonostante il succedersi dei commissari, non dà risultati.

Gli agricoltori, gente abituata a lavorare, senza chiedere, oggi chiedono aiuto, vedere il frutto del proprio lavoro marcire per la pioggia, fa troppo male.

Foto di Angelo Pagano e Leonardo Patella

Interviste e video di Antonia Schiavarelli

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