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Antonio a lezione di religione, Eva e la mela

I racconti di Nicolina Cilli

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Mi trovavo a fare scuola in una sperduta frazione di Furci, avevo 5 classi e gli alunni in tutto erano 12. 

I bambini erano molto poveri ma svegli, tra tutti ricordo Antonio, un bambino di seconda elementare.

Si faceva lezione di religione e tutte le classi partecipavano attenti e curiosi di capire i grandi misteri della fede. Dovevo spiegare il peccato originale nel racconto di Eva e la mela. 

I bambini erano tutti attenti, seguivano il racconto di Eva e la mela senza distrarsi, silenziosi e disciplinati. Non riuscivo a spiegarmi lo sguardo di accigliato di Antonio, ne chiesi il perché e Antonio disse: “stinghe arrabbiate nghi Eve, picchè si putaije magnà na pricoche nzichè na mele e tutte javame mbaradise?” (sono arrabbiato con Eva, perché invece di mangiarsi una mela poteva mangiarsi una pesca, e così tutti stavamo in paradiso?).

Cosa doveva rispondere una maestra di campagna ad uno sveglio bambino? Il libro non mi aiutava proprio, la religione, Dio, il paradiso sono grandi misteri che non si possono spiegare, ma ai quali bisogna credere e dare una risposta.

Lo Spirito Santo mi venne in aiuto, e con semplici parole feci capire che la disubbidienza, il volersi credere più di Dio fecero credere i due presuntuosi sulla terra e solo la speranza e la fede possono riportarci in paradiso dopo la morte. 

I bambini capirono il mistero, e restarono sereni ma io ancora oggi ricordo quella lezione. Ma perché le maestre devono insegnare tutto? Ai miei tempi anche se pesavi 80 chili dovevi insegnare educazione fisica!

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