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"Vivere è crescere, vivere è decidersi"

Commento al vangelo

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La Parola ascoltata ci invita a rientrare in noi stessi per smantellare le tentazioni a cui continuamente siamo soggetti, per conoscere meglio come siamo fatti, per difendere la nostra libertà interiore da tutto ciò che ci allontana dall’amore  e dall’obbedienza a Gesù. Primo passo in questa esperienza è la rinnovazione della fede: in Dio presente e operante nella storia, in Cristo risorto e vittorioso sul male.

Siamo invitati a riconoscere gli interventi amorosi di Dio nella nostra vita, siamo invitati a confessare con la bocca e col cuore la nostra piena adesione a Gesù Signore, siamo invitati, insieme con Gesù tentato, a mettere al primo posto nella nostra vita, l’ubbidienza al Padre. Bisogna prevenire le tentazioni affermando in anticipo la nostra scelta di Dio. Scopo ultimo di tutta la Quaresima è “dominare la seduzione del male, perché celebrando con spirito rinnovato il mistero pasquale, possiamo giungere alla Pasqua eterna”.

La quaresima è una provocazione. Annunciare la gioia di Natale, la gloria di Pasqua, la vitalità della Pentecoste, è facile e conciliante per le attese degli uomini. Esortare alla penitenza, aprire gli occhi sulle tentazioni alle quali spesso si incombe, annunciare la morte del Signore come modello di vita, è scomodo e sgradito. Eppure abbiamo un grande bisogno di sentir parlare della penitenza nei termini duri e chiari del Vangelo.

Abbiamo bisogno di essere provocati. Gesù tentato è la prima provocazione di questa quaresima. Le tre tentazioni di Gesù sono le classiche tentazioni che ha subito Israele nel corso dei secoli e subiamo io e te: la tentazione di concepire la speranza in termini di benessere, la tentazione di un messianismo miracoloso e spettacolare (Israele ha spesso preteso da Dio interventi chiari e risolutori), la tentazione del messianismo politico nella linea del dominio (beninteso a gloria di Dio), anziché del servizio. Gesù non è sollecitato da satana a scegliere tra Dio e il potere, Dio e la ricchezza; piuttosto la tentazione è questa: “Raggiungi il potere e poi usalo a gloria di Dio”. Gesù ha superato la tentazione con l’ubbidienza al Padre e con l’adesione al suo piano di salvezza: “Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai” (Lc 4,8).

Come Gesù anche io e te siamo continuamente tentati, ma per accorgercene è necessario ritirarci nel ‘deserto’. Nel mondo in cui viviamo sembra che tutto contribuisca a distrarci, a non farci pensare: traffico, mezzi di comunicazione sociale, ritmo della vita, superficialità di rapporti umani. Non sappiamo ritirarci nel nostro ‘deserto’. Anche quando torniamo nelle pareti domestiche sentiamo subito il bisogno di accendere la televisione e forse ci addormentiamo e ci svegliamo con la radio accesa. Lo stesso divertimento e il riposo sono concepiti come evasione, distrazione. Abbiamo un immenso bisogno di concentrazione, di silenzio, di raccoglimento.

La Quaresima, tempo di conversione, è anzitutto un invito a ritirarci nel proprio ‘deserto’. Quando questo avviene, scopriamo subito la tentazione. Contraddizione, senso di colpa, ansie, vigliaccherie, schiavitù e tante altre cose ci investono spudoratamente. Ci rendiamo conto che la tentazione non è una cosa da bambini, ma una realtà continua della nostra vita alla quale rischiamo di soccombere per il solo fatto che non ci pensiamo. La prima cosa da fare quindi è quella di ammettere che siamo anche noi tentati. È utile questo tempo di Quaresima chiederci qual è la tentazione a cui siamo sottoposti, chi è il nostro Dio a cui ci prostriamo e che adoriamo.

Tutte le volte che mettiamo le nostre speranza in qualche cosa che non è il vero Dio, già siamo stati vinti dalla tentazione. Tutte le volte in cui ci abbandoniamo alle nostre disordinate tendenze (che poi chiamiamo ‘spontaneità’) abbiamo già perso. Rientrati in noi stessi, comprendiamo che dobbiamo impegnarci a lottare contro le nostre tendenze. Non si può eliminare dalla vita lo sforzo, la lotta, l’ascesi. Non tutto ciò che c’è in noi è giusto e buono.

C’è in noi una radicata inclinazione al male che è stupido negare. Non vale la scusa: “Io sono fatto così”. Se sei fatto così, sei fatto male: devi quindi lottare per cambiare. Dire: “Voglio restare così”, è somma stoltezza, è già morire.

Invece vivere è crescere, vivere è decidersi. Gesù risponde sempre e solo con la parola di Dio. Le altre parole non sono vincenti. Solo la parola di Dio è viva ed efficace. Proprio per questo il nemico ce l’ha tolta. Fa di tutto perché non la conosciamo. Perché non la usiamo. La Quaresima sia un’occasione propizia per ritornare a alla scuola di vita vera in cui l’abbondante seminagione della Parola quotidiana e domenicale vada oltre la mera valenza rituale e si traduca in impegno etico-comportamentale: questa è autentica conversione.

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