Torniamo indietro di ottanta anni. I muri di Pescara erano tappezzati di manifesti su cui era scritto, “le tifose sportive di Pescara e il maresciallo Badoglio” e che ritraevano Badoglio con le tifose del “Pescara”.
Mia mamma con le massaie rurali, accompagnate dalla signora Concetta Pavone, dirigente del partito e mia insegnante della scuola elementare, si recavano a Pescara per la visita di Badoglio.
A volte anche la grammatica fa brutti scherzi, specie a chi aveva solo la licenza di quinta elementare.
Mia mamma e zia Giselda, guardavano con una certa ironia un manifesto ma non fecero commenti, però in famiglia, ognuna espresse con più serietà il proprio pensiero: “ma Badoglio a chi vuole far credere che quelle belle ragazze sono malate di tifo?!”….
A quei tempi non c’era ancora la televisione che istruiva il popolo, ed era meglio perché il tifo si conosceva solo come una malattia epidemica e non come tifo sportivo!
I familiari delle due mamme non fecero commenti, ed ammirarono la schietta sincerità di entrambe, donne sagge per la famiglia, piene di buon senso, di responsabilità, semplici e spontanee.