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Lettera di un carcerato per la sua amata

Una finestra sul carcere

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La normativa penitenziaria prevede la partecipazione della comunità esterna e della società civile all’azione rieducativa degli ospiti delle carceri.

Tra le varie attività svolte, nell’ambito del volontariato, sono proposti anche dei laboratori artistici. Pablo Picasso diceva “L’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni”.

Quest’affermazione diventa il racconto della creatività dell’uomo in carcere. Spesso il fine e l’ispirazione di queste creazioni sono la moglie o la compagna di vita. Non a caso in quei laboratori i carcerati vogliono creare qualcosa con le loro mani e con tutto il loro cuore per la loro amata che potranno incontrare a volte solo per un’ora in un determinato periodo.

Lettera di Gennaro Improta.

“Un’ora di bene

Si aspetta quel giorno col cuore in gola perché arriva lei che ti capisce e ti consola.

Ti agghindi e ti prepari come se fosse festa con mille pensieri che ti frullano in testa.

Ecco ci siamo! La guardia mi chiama.

E giunto in quella stanza arrivo e vedo te

Che bello!

Ci sono anche i bambini

Stringetemi vi prego, vi voglio più vicini.

Mi godo quell’ora,

quell’ora di bene

che libera la mente e scalda le mie vene.

Un sorriso, una risata e due saluti mentre passano in fretta i primi minuti.

Lancette maledette!

Tempo, amico e nemico al contempo.

Mi guardi negli occhi e mi chiedi: “come stai?”

Ma la verità non te la dico mai che mi manchi da impazzire e lontano da te mi sento morire.

Ti stringo le mani pensando al domani.

Un’ora di bene, un’ora soltanto

E penso “di tempo ne ho già perso tanto!

Purtroppo ci siamo, quest’ora è finita. Tu torni a casa

E io torno in cella, alla mia triste vita!" 

Gennaro Improta

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