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Dio parla in ogni modo!

Commento al vangelo

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Troviamo in questa terza domenica di avvento ancora la figura di Giovanni Battista, non nel deserto, ma in prigione, deserto anche questo, per aver buttato in faccia  ad Erode una verità sgradita. “Non ti è lecito…”.

Nel deserto della cella Giovanni, venendo a conoscenza di alcune notizie sul conto del Messia, rimane perplesso. In prigione sembra non raccapezzarsi più. Al Giordano aveva visto giusto.

Ora invece: “Sei tu colui che  deve venire o dobbiamo attendere un altro?”. Giovanni sapeva il suo ruolo, di non essere il protagonista, “Lui deve crescere e io invece diminuire”. Gesù, invece, diminuiva: non voleva applausi, più che manifestarsi apertamente pareva ci tenesse a nascondersi, non cercava popolarità.

Per di più Giovanni aveva sottolineato la mietitura di raccolto, Gesù parla invece di seminagione. Ancor di più! Giovanni aveva descritto il Messia in termini di fuoco divoratore, Gesù, invece, descrive la propria azione in termini di misericordia: “Andate a riferire a Giovanni ciò che voi udite e vedete: i ciechi recuperano la vista, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella…” E conclude con un’affermazione ancora più sconcertante: E “beato colui che non si scandalizzerà di me”.

Vediamo che il Messia compie delle opere, ma che non sono quelle che si aspettava il suo Precursore e, con lui, molta gente del tempo.

Possiamo affermare che Giovanni aveva visto giusto circa il tempo, ma ha sbagliato il modo. Ha saputo indicare esattamente l’Atteso , ma non ha centrato lo stile della sua azione.

Cosa dice tutto questo a noi?

Un Dio che parli diverso da come ci saremmo aspettati, che non si comporta secondo le nostre “ragionevoli” previsioni, che non sta nel nostro cerimoniale, è davvero insopportabile.

Difendere la causa di un Dio che non sposa le nostre cause, che ci smentisce regolarmente, è la cosa più difficile. E’ la prova decisiva della nostra fede.

Non è sufficiente accogliere Dio. Bisogna essere disposti ad accogliere un Dio “diverso”. Diverso dalle nostre idee, dai nostri schemi, dalle nostre immagini abituali.

Non è vero che tante volte siamo tentati di imprestare a Dio i nostri sentimenti, gusti, talvolta persino i propri risentimenti, le proprie meschinità? Siamo sempre pronti a suggerire a Dio come deve comportarsi. Abbiamo la pretesa di insegnargli il… “mestiere” di Dio, e dimentichiamo che, semmai, è Lui che ha il diritto di insegnarci il mestiere di uomo.

Occorre perciò accettare un Dio che distrugge il nostro “Dio-idolo”, occorre purificare continuamente e accuratamente la nostra idea di Dio, confrontandola con l’immagine autentica, anche se sconvolgente, per la nostra mentalità, manifestata dal Cristo.

Soltanto se riusciamo ad accettare un Dio “diverso”, che ci dà torto, che smaschera impietosamente le nostre tentazioni idolatriche, che fa esplodere continuamente le nostre classificazioni, che non sempre è d’accordo con noi, avremo la probabilità di parlare di Dio con un linguaggio sempre inadeguato., ma che rispetta almeno il mistero, ne lascia indovinare le profondità, e invita all’esplorazione.. a cercare.  

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