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I racconti di Angiolina: Un sacro appuntamento che si ripete ogni 26 aprile

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Cara mamma,vorrei che anche tu oggi fossi presente in questa chiesa, affollata da persone che ti hanno stimato e ti hanno voluto bene, con l’immagine solare, che ti contrastingueva.

Io voglio ricordarti per come eri, per le tue grandi capacità intellettive, affettive, professionali e morali.

Cara mamma, tu hai lasciato un segno incancellabile della tua esistenza in famiglia ed in paese. Nella storia di San Salvo, infatti, con la tua scomparsa hai chiuso un capitolo importante a livello sociale  e commerciale, perchè sei stata sicuramente un pilastro della famiglia Balduzzi, famiglia che tu hai saputo rendere degna di rispetto ed ammirazione.

Alla fine, eri la moglie del Cavalier Leone, con cui dal 1945 hai formato una coppia inseparabile e hai dato inizio ad una storia d’amore e di vite vissuta sempre insieme nel bello e cattivo tempo, nella miseria e nella ricchezza, con un crescendo economico dal contesto precario del dopo guerra a quello massimo degli anni ottanta.

Il destino ha voluto che percorressi una strada parallela a quella dl paese; dal primo bar, dal primo genere alimentari, dal primo negozio di confezioni, dalla prima boutique di grandi firme, è sempre hai fatto del cognome balduzzi il simbolo di una attività commerciale avanguardistica, corraggiosa e faticosamente sempre vincente.

“Ndonett” (così chiamata dai paesani) la giovane bella signorina, proveniente da Montenero di Bisaccia, orfana di entrambi i genitori, seconda dei sei figli,Maria, Nicolino, Filomena, Emilio, e Amalia, senza nessuna professione stipendiata, senza nessun titolo di studio, ha dato miracolosamente inizio ed ha concretizzato con la collaborazione invidiabile e generosa del suo consorte Lillino, giovanissimo figlio della vedova Vitalina (anche lei impoverita dalla guerra) ad un management famigliare e commerciale con una karatura preziosa e con succesi benedetti dal cielo. La vostra storia è paragonabile a quelle storie di emigranti italiani che, arrivatisenza niente nella lontana “Merica”, hanno saputo costruire un tassello dell’economia di una metropoli sconosciuta ed oscura, dove arrivati poveri, con un fardello di bagaglio, hanno costruito a poco a poco una stabilità per se stessi ed un futuro per i propri figli.

Antonietta e Leone, i miei amatissimi e dolcissimi genitori, hanno saputo realizzare un sogno, senza mai sbaglliare a livello educativo, affettivo, economico ed artistico.

Una combinazione vincente, protetta dalla Madonnae dai santi che sempre pregavano, da far sbalordire anche persone alureate e con partenze più avvantaggiate.

Un proverbio dice: “L’uomo ordisce la fortuna tesse” e la fortuna per loro ha tessuto, sempre con generosità, tutto ciò che a fatica loro hanno ordito.

Ed io, insieme a tutta la famiglia, sono stata spettatrice di tutto il film della loro esistenza, la cui colonna sonora riecheggia nelle nostre orecchie di emozionanti ed allegre musiche, che mio padre componeva e mia madre cantava.

Fisarmoniche, violini e mandolini suonano ancora adesso, e per sempre, scampagnate pasquali, serate estive ed invernali, compreso il tradizionale Sant’Antonio sacro e divertente nello stesso tempo.

Ricordo la vigilia di Natale, dopo la messa quando, a mezzanotte papà metteva nel presepe il Bambinello e mia madre rendeva miracolosa quella ripetuta nascita domestica, esclamando al fratellino Ivo: “é nato, è nato”.

Ricordo quando una grandine improvvisa ci rendeva tristi e preoccupati come i nostri clienti contadini, che piangevano la rovina del raccolto.

I fidanzamenti, i matrimoni, le nascite, i funerali ed ogni altro evento erano vissuti insieme, una festa era la nostra festa e, a riprova della fiducia accordata a lei, eravamo invitati come parenti.

Tu cara mamma non ti limitavi ad essere venditrice, ma avevi la responsabilità di consigliare il tipo di biancheria, il modello dell’abito, gli ingredienti dei dolci e, addirittura, da vera professionista, pilotavi il comportamento altrui come una brava psicologa.

Il rispetto che tutti avevano di te si trasmetteva in me e, dalla mia mente, si trasformava e tornava, con orgoglio ed ammirazione, a te.

Lezini di vita, apprese giorno per giorno, hanno forgiato la mia forma mentis ed hanno stampato nel mio cuore sagome incancellabili di quei valori assoluti che oggi sono sempre più rari e che io spero di trasmettere ai miei figli, ai miei nipoti e ai miei alunni.

Con amore infinito.

Angiolina

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