E' un lavoro immane quello che sta svolgendo il dottor Lamberto Manzoli responsabile scientifico del Registro Regionale dei Tumori con i suoi due collaboratori, nell'inserire i dati necessari a creare un registro regionale dei tumori.
Istituito nel 2014, il registro ha iniziato ad essere operativo nel 2015, sono tre le persone che ci stanno lavorando, cercando di organizzare i dati districandosi tra sistemi che parlano lingue diverse. Una selva di burocrazia, quella davanti alla quale si sono trovati gli operatori incaricati. Software diversi a seconda dell'ente che li fornisce, schede di morte cartacee da inserire una ad una manualmente.
Il registro se possibile mette ancor più in evidenza quanto riesce a complicare anziché a semplificare la burocrazia.
Per avere un registro dei tumori affidabile che dia dati realmente utili sono necessari dati inerenti:
- Anagrafica (elenco dei residenti, data di nascita, sesso, e residenza)
- Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO)
- Referti di Anatomia Patologica
- Schede di morte
Mancano completamente i dati che dovrebbero essere più semplici da reperire, che fornirebbero un'immediata evidenza di criticità locali, sono quelli che potrebbero fornire i medici di base, quelli di famiglia, attraverso cui passa tutta la vita clinica dei loro assistiti. Diversi i motivi di tale mancanza, che ci ha fornito il dottor Manzoli nell'intervista che ci ha gentilmente rilasciato.
Cosa evidenziano i Registri dei Tumori? Permettono di studiare le cause di alcuni tumori, di valutare l'eventuale impatto di fattori sociali o ambientali e di valutare l'efficacia dei programmi di prevenzione e di screening.
Ci dicono sostanzialmente a cosa dobbiamo stare attenti, se il luogo in cui abitiamo è un luogo sano, ci permettono di compiere degli screening mirati su eventuali patologie, particolarmente incidenti.
Fondamentale al di là della mappatura che il registro a breve potrà fornire, è il controllo ambientale di un territorio, la qualità dell'aria, il controllo degli scarichi delle aziende che su di esso insistono.
Tutto ciò è necessario non solo per prevenire, ma anche al fine di tranquillizzare la popolazione che nonostante quanto afferma il dottor Manzoli, è preoccupata.
Basti pensare che a San Salvo, una delle zone industriali più importanti della Regione Abruzzo, dove si produce il 60% del PIL regionale, non esiste nessuna centralina di rilevamento dell'aria. Nonostante i problemi che tutta San Salvo ricorda la famosa "Nube tossica", da almeno dieci anni non esiste sul territorio una centralina di rilevamento dati dell'aria stabile, l'ultimo rilevamento su base mobile è stato compiuto a Vasto nel 2012 (leggi).
L'ARTA, l'agenzia regionale per l'ambiente ha diverse centraline sparse sul territorio regionale, la più vicina delle quali è sulla Val di Sangro in prossimità degli stabilimenti della SEVEL che nel suo ultimo rapporto del 2016 rilevava in quell'area una qualità dell'aria definita "scarsa". Nella nostra zona industriale nessun rilevatore da quanto è evidente nella mappa a lato.
Eppure non sono pochi i punti critici a livello ambientale, con aziende che si alimentano la propria linea produttiva attraverso la combustione di rifiuti speciali (leggi), o le decine di discariche non ancora bonificate (leggi).
Un lavoro importante quello svolto dal dottor Manzoli, per fornirci dati che ci daranno una maggiore e migliore percezione dei luoghi che abitiamo e delle cause che ci portano ad ammalarci.
Il dottor Manzoli ha affermato che una delle ragioni per cui sembra che ci si ammali di più di tumore, è dovuta principalmente all'aumento dell'età media di vita, il problema è l'angoscia nei cittadini abruzzesi, quando ad ammalarsi e a morire sono giovani donne e uomini, delle quali morti difficilmente si riesce a una causa accettabile.
Di seguito l'intervista realizzata al dottor Lamberto Manzoli che ringraziamo per la disponibilità dimostrata.