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Vino, olio e turismo di qualità: l’Abruzzo riparte dall’economia della natura

IN VIAGGIO NEI TERRITORI: UN ARTICOLO DI PAOLA NATALICCHIO

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VASTO- La provincia di Chieti è, in queste ore, al centro di flussi turistici importanti, che segnalano un futuro diverso possibile per questa zona d’Abruzzo. Un pezzo crescente dell’economia locale ruota attorno a un disegno sempre più chiaro: fare della costa dei Trabocchi, tra Vasto e Ortona, e dei parchi nazionali di Gran Sasso e Maiella una nuova polarità turistica nazionale, capace di generare nuova e buona economia, in contrasto alla crisi di alcuni pezzi di grande industria locale.
L’ipotesi di sviluppo che sembra disegnare per l’Abruzzo la sua nuova grande chance è quella di creare opportunità occupazionali dall’ “economia della natura”, che fa di questa regione la meta montana più ricercata dell’Appennino nazionale e rende una parte della sua costa tra le più attrattive dell’Adriatico.

Ma l’economia della natura, nell’area teatina, non è fatta di solo mare né di sola montagna. Molto del suo potenziale è legato, infatti, all’agricoltura. Nella zona di San Salvo la produzione delle pesche è stata, per anni, tra le più importanti d’Europa e da queste parti si dice ancora, con un certo orgoglio, che la regina d’Inghilterra facesse arrivare cassette speciali di percoche locali a Buckingham Palace con una certa frequenza. Adesso i quantitativi sono abbattuti rispetto a un tempo, anche se cresce l’investimento sul biologico e sull’agricoltura a consumo responsabile, promossa attraverso i gruppi di acquisto solidale.

È in particolare la viticoltura, però, che in questa zona può considerarsi baricentro economico indiscusso, con esperienze di innovazione sempre crescenti.
A Pollutri, una delle principali città del vino abruzzesi, Sinistra Italiana ha svolto una delle sue feste estive di partito. Piazza piena, assemblea spontanea di attivisti e amministratori locali di Sinistra Italiana tra Chieti e Vasto, coordinata da Daniele Licheri, segretario regionale, Marisa D’Alfonso, segretaria provinciale di Chieti e Alfonso Di Tullio, capogruppo di Si in consiglio comunale e sindacalista FIOM della Pinkilgton di San Salvo, gigante produttore del vetro per auto che impiega, nella Piana Sant’Angelo, 1800 dipendenti. In fabbrica l’aria è pesante: è di maggio l’accordo per 600 dipendenti (tutti i lavoratori dell’area temprati) sui contratti di solidarietà. Un provvedimento usato per coprire poco meno di 200 esuberi, che tampona lo spettro dei licenziamenti solo fino al settembre 2018. La produzione del vetro subisce la concorrenza cinese, con un prodotto che costa 2-3 volte di meno. L’azienda studia la sua riconversione, i lavoratori vedono l’abbattimento dei salari e per evitare licenziamenti guadagnano, in media, come se fossero in cassa integrazione straordinaria: tra i 1100 e i 1000 euro al mese.
La risposta alla preoccupante crisi della grande industria e del suo indotto arriva dagli altri comparti in controtendenza, come quello turistico e quello agricolo. Si produce nell’area di Pollutri, ma anche in quella a nord di Ortona e Tollo, la gran parte della produzione regionale di Montepulciano, Trebbiano, Cerasuolo e Pecorino, le produzioni regionali doc che conoscono una stagione fortunata di export. La vendemmia delle uve bianche è iniziata con tre settimane d’anticipo, per via del caldo torrido e della crisi siccità, che tiene in ginocchio il vastese ancora in queste ore. I comuni coinvolti sono parecchi: San Salvo, Casalbordino, Torino di Sangro, Scerni, Gissi, Furci e San Buono. Il problema ha raggiunto l’Ersi, l’Ente regionale servizio idrico integrato e nel mirino, a Vasto come a Roma, ci sono le “reti colabrodo”. I serbatoi, in sostanza, sono quelli di cinquant’anni fa e la rete è piena di falle. Tapparle potrebbe consentire di recuperare 30 litri al secondo di acqua mentre la società che gestisce le reti, la Sasi, promette il raddoppio delle infrastrutture contestualmente alla riparazione dei danni.

Siccità e alte temperature hanno generato stress e problemi in tutta l’area, soprattutto nel settore olivicolo. L’Abruzzo è la quinta regione produttiva di olio in tutta Italia (41 mila ettari coltivati a olivo in tutto l’Abruzzo, con 61.000 aziende agricole) e vede nella provincia di Chieti la zona più vasta, sia come estensione colturale dell’olivo che come produzione (il 54% del totale regionale). Anche qui, come nel resto d’Italia, annata difficile a causa del caldo eccessivo, ma produzione promettente, attorno alla cultivar principale, il Leccino, accompagnata dalle varietà autoctone come la Gentile di Chieti o l’oliva da mensa denominata Intosso.

La vendemmia, tuttavia, promette bene e l’industria del vino preannuncia un buon raccolto e una buona annata. E’ sempre crescente il numero di giovani del territorio che lavora nelle cantine locali e investe nella produzione del vino e nell’abbinamento vino/turismo. È il caso di Piernicola Lauterio, 34 anni, che ha aperto insieme alla sorella Francesca un relais a Piano Valle, tre minuti dal casello autostradale di Vasto Nord. La seconda sorella, Federica, è una enologa di fama, che vive da tempo in Sicilia e si occupa di vinificazione nel trapanese. Lui si è laureato in Scienze e tecnologia alimentare a Parma, ma studia enologia e intanto lavora in una cantina locale. Inizia a produrre un suo Montepulciano: 5 mila bottiglie annue. Un esperimento tutto da coltivare. Suo cognato, Marco Nanni, ha 37 anni e ha studiato Economia del Turismo a Bologna. Tesi di laurea sul binomio mare e montagna in zona. Poi è partito per Dublino, dove ha vissuto due anni. Si è spostato in Spagna e poi è tornato a Casalbordino. Gestisce il relais con Piernicola e Francesca e ha aperto un’agenzia di viaggi che scommette tutto sullo sviluppo turistico ed enogastronomico della zona.
A poche centinaia di metri dalla riserva nazionale di Punta Aderci, nella zona di Fonte Fico, invece, altri due fratelli, Emanuele e Nicola Altieri, dedicano al vino tutti i loro investimenti. Non sono enologi: uno è laureato in Economia e l’altro in Scienze della Comunicazione. Hanno ereditato delle terre ai piedi della riserva costiera e hanno investito sull’arte della coltivazione della vite, prima per scherzo, poi per gusto e infine per mestiere. Il loro vino biologico è prodotto in 35 mila bottiglie, pluripremiato e esportato in mezzo mondo. La loro “boutique winery” è una meta di culto del turismo locale. E una bottiglia di riserva locale, che in Italia si acquista a 20 euro, può costare anche 500 dollari in un ristorante di New York. L’esportazione per gli Altieri è tutto: le loro bottiglie, interamente prodotte a Fonte Fico, viaggiano ogni anno verso Giappone, Australia, Stati Uniti e resto d’Europa.Nonostante l’ottimismo generale sulla vendemmia 2017, i cambiamenti climatici che hanno attraversato l’estate italiana hanno ferito alcuni pezzi dell’economia della vite locale. Sono state le grandinate di inizio agosto, dopo settimane di afa e caldo torrido, a fare i danni peggiori nelle vigne alle spalle di Pullutri. Chi aveva il terreno assicurato è rimasto a galla. Per tutti gli altri un anno da buttare. E da Pollutri si leva anche la protesta degli agricoltori locali in pensione, che lamentano il pagamento di tasse troppo alte sui loro fondi agricoli anche nel post attività. “Prendo una pensione di poche centinaia di euro al mese e pago quasi 3 mila euro di tasse sui miei fondi ogni anno. Serve una legge nazionale sui pensionati dell’agricoltura”, denuncia un contadino locale alla fine della festa di piazza di Sinistra Italiana.

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