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Andrea, un sansalvese che vuole promuovere la filiera della “canapa”

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Fino agli anni ’40 l’Italia era uno dei più grandi produttori di canapa. Molti sansalvesi conservano ancora corredi delle nonne tessuti con questa pianta. Poi con l’avvento delle fibre sintetiche e di una forma di proibizionismo che si è andata diffondendo per le sue proprietà oppiacee anche con varie legislazioni restrittive, questa pianta è passata nel dimenticatoio.

Recentemente la tesi di due giovani studenti sta ridando lustro a una pianta che ha delle incredibili potenzialità ed è diventato un progetto che si chiama “Campo libero” ed è stato anche oggetto di un articolo su Il sole24 ore (http://barbaraganz.blog.ilsole24ore.com/2017/09/26/la-tesi-di-due-25enni-per-rilanciare-la-filiera-della-canapa-dal-contadino-al-designer/).

I due giovani in questione sono Andrea Sebastianelli, un ragazzo sansalvese che, dopo aver frequentato il liceo scientifico di San Salvo, si è trasferito nel nord per motivi di studio, e Stefania Zanetti, trentina: entrambi studenti 25enni, iscritti al master in Eco Social Design alla Libera Università di Bolzano. Di seguito una breve intervista ad Andrea.

Cosa vi ha portato a fare una tesi sulla canapa?

Qualche anno fa ho partecipato a un workshop a Macerata proprio su questa tipologia di fibre e da lì è nato questo interesse per una pianta che è davvero straordinaria perché oltre come fibra tessile può essere utilizzata nell’alimentazione (da essa si ricavano farine senza glutine, oli, e addirittura dei formaggi senza lattosio) nel campo della cosmetica e nella bioedilizia. Si può tranquillamente affermare che ogni componente di questa pianta è utile all’uomo.

È conveniente per un contadino coltivare questa pianta e quali sono i costi?

Assolutamente sì. Ha un costo di impianto (preparazione del terreno con aratura, acquisto dei semi tramite l’associazione regionale di riferimento, semina e raccolta) che in media non raggiunge il costo di 1000 € e ci si ricava intorno ai 2300 €. Se la si coltiva semplicemente si ha un ricavo, di oltre i mille euro circa per ettaro rivendendo semplicemente il prodotto alla stessa associazione regionale che ha fornito i semi. Però l’ideale è occuparsi non solo della coltivazione ma anche della trasformazione e commercializzazione dei prodotti della canapa. È una pianta ad alto fusto (raggiunge i 3/4 metri) e predilige i terreni argillosi e paludosi come si trovano spesso anche in Abruzzo, Molise e Marche. Ha un fabbisogno di acqua uguale a quello delle altre piante. Non richiedono diserbanti e fertilizzanti perché sono delle piante altamente invasive. Inoltre hanno un grosso vantaggio perché riescono a depurare i terreni e quindi riescono a rinvigorire terreni che per lungo tempo hanno ospitato coltivazioni intensive come ad esempio di alberi da frutto.

Una eventuale trasformazione della canapa a 360°, quali macchinari e quali investimenti richiedono?

Purtroppo il lungo periodo di proibizionismo ha anche fermato lo sviluppo di nuovi macchinari legati alla trasformazione e ad una lavorazione ottimale della canapa. Ad esempio in Italia ci sono solo due centri di trasformazione delle paglie della canapa ed anche molto distanti tra loro. Nei primi anni del 2000 anche l’Italia ha legalizzato e certificato questa pianta. Grazie al sostegno dell’ITAS (Istituto Trentino-Alto Adige per Assicurazioni, la compagnia assicuratrice più antica d’Italia fondata in Trentino nel 1821) e al supporto tecnico della nostra università, siamo riusciti a realizzare un “decorticatore” per la trasformazione della canapa nel territorio altoatesino e la realizzazione di elementi d’arredo e di design con il materiale ottenuto.  Questo macchinario allo stato attuale lo possiamo fornire in comodato già nell’immediato e con un ordine di sei mesi siamo in grado anche di venderlo.

Oltre a questo importante traguardo della realizzazione di un macchinario, a che punto è il progetto e quali obiettivi si pone a lungo termine?

Oggi “Campo Libero” sta sviluppando qui nel Trentino oggetti di design insieme a vari artigiani locali.  Consideriamo questi luoghi e queste esperienze come un punto di partenza per dare il via a una filiera della canapa che attraversi tutta l’Italia puntando sul fatto che la canapa può essere coltivata ovunque perchè ha una grande adattabilità climatica (resiste fino ai 2000 metri di altezza, sia in condizioni di siccità che di forte piovosità).

 

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