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La comunità rumena di San Salvo celebra la Pasqua ortodossa

I riti si sono svolti domenica 8 aprile

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Nel comune di San Salvo vivono circa 1900 romeni, la maggior parte di fede ortodossa. La celebrazione della Pasqua ortodossa è stata festeggiata domenica 8 aprile, una domenica dopo la Pasqua cattolica. 
 

I RITI. Per la prima volta la celebrazione quest'anno si è svolta nella chiesa della Madonna del Carmine a Vasto, dove i fedeli ortodossi, poco prima della mezzanotte di sabato sera, si sono riuniti per la solenne veglia che solitamente si teneva nel piazzale di fronte lo stadio Aragona. Seguendo il rito religioso e la tradizione, il sacerdote della diocesi Vasto-Termoli, Padre Pedru Bodgan Voicu, ha annunciato la Resurrezione e cantato ad alta voce “Cristo e risorto”, "Cristos a inviat" e i fedeli in risposta “In verità è risorto”, "Adevarat a inviat“. Sono stati centinaia i fedeli della comunità romena che hanno partecipato alla cerimonia particolarmente suggestiva, in cui il sacerdote porta un cero acceso con la Luce santa, trasmessa poi a ogni fedele, che ha una propria candela. “Il popolo di Dio è diventato un cielo stellato” afferma padre Voicu.
 

LE UOVA ROSSE. Una delle tradizioni romene più conosciute è quella di preparare delle uova dipinte di rosso o decorate con motivi tradizionali. Il Giovedì Santo, le uova sono state decorate dai ragazzi tra i 5 e i 16 anni della comunità romena di San Salvo e deposte in cestini davanti all’altare e al Crocefisso. "Anche se sono diventato cattolico continuo a sostenere la mia comunità aiutandoli nei preparativi della Pasqua ortodossa" afferma Sigismund Puczi, presidente dell'associazione Decebal di San Salvo, "Sono nato in famiglia ortodossa, ma non ero molto praticante e per comodità mi sono avvicinato al cattolicesimo. Ora l'Ortodossia è molto più praticabile" continua. Per gli ortodossi, in particolar modo per i romeni, l’uovo colorato di rosso è simbolo di rigenerazione e di purificazione. La leggenda narra che le pietre che hanno colpito Gesù, durante la flagellazione, si siano trasformate in uova rosse.
 

INTEGRAZIONE. "Questi eventi hanno preso vita dalla volontà di conservare e tramandare l'identità nazionale, la religione e le tradizioni dei romeni nonostante la lontananza dal proprio paese", afferma Sigsmund Puczi, "Ogni anno la comunità cresce e insieme ad essa anche il numero dei bambini nati e cresciuti qui". "Le celebrazioni vengono svolte in lingua romena per conservare le radici della nostra nazione e per far contenti anche gli adulti più nostalgici” afferma padre Voicu. A testimonianza dell'unione tra la chiesa cattolica e quella romena è stata la partecipazione alla celebrazione di don Gianfranco Travaglini, parroco di San Giuseppe, "Ringraziamo il popolo italiano che ci da la possibilità non solo di aprire le case, ma anche le chiese per pregare" continua Voicu. Durante la santa messa il sacerdote ha letto la lettera pastorale del vescovo Siluan, della Diocesi ortodossa romena d'Italia, invitando alla preghiera per "il Paese che ci ospita, per il suo popolo e per il mondo intero". "La nostra speranza è quella di poter celebrare il giorno di Pasqua insieme alla chiesa cristiana", conclude Voicu, "solo aprendosi e conoscendoci si può far emergere il bello di chi viene in un paese straniero a trovare lavoro e vivere serenamente" .

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