Eccoci al secondo appuntamento con la storia dei 40 anni di Avis a San Salvo (leggi). E questa storia si incrocia con quella di ogni singola persona che ha lavorato e che lavora per il bene dell’associazione e indirettamente della collettività.
Di seguito il racconto di due soci sulle loro prime donazioni di sangue, Pietro Russo e Franco Rongoni.
“La prima volta che ho donato avevo 16 anni ed era nel 1968. Frequentavo le superiori a San Giovanni Rotondo. Un giorno un professore ci disse che c’era la figlia di un bidello che stava male e che aveva bisogno di trasfusioni. Ci alzammo io ed altri tre amici. Quando andai in ospedale per donare, la suora che era lì di turno, raccogliendo i miei dati anagrafici si accorse che ero minorenne e quindi non potevo donare senza il consenso dei miei genitori. E io ribattei “visto che sono venuto non mi potete misurare la pressione così questo viaggio non va a vuoto”. E così fece! Avevo la pressione un pochino alta per la mia età e allora le dissi di togliermi un po’ di sangue così la pressione si sarebbe abbassata. Ed è stata quella la mia prima donazione. Quel donare il mio sangue in maniera gratuita senza nessun altro scopo ma semplicemente per il bene di una bambina che neanche conoscevo mi diede una sensazione indescrivibile. In seguito ci furono altre occasioni in cui fui chiamato a donare ma sempre in maniera sporadica. Dell’Avis non sapevo neanche l’esistenza. L’ho conosciuta e apprezzata grazie ad alcuni miei colleghi della ex Magneti Marelli e con cui poi ho collaborato attivamente per diffondere la cultura dell’Avis prima all’interno dell’azienda e poi anche all’esterno.” (Pietro Russo)
“Le mie prime donazioni di sangue le feci sotto il servizio di leva anche perché erano previsti dei giorni di licenza. Tornato dal militare anch’io ho apprezzato la bellezza del donare il proprio sangue nello spirito della gratuità grazie ai colleghi di lavoro e con i quali ho cominciato subito a collaborare. Eravamo un po’ come dei Testimoni di Geova. Con chiunque parlavamo cercavamo di far capire l’importanza dell’atto del donare ponendoli nell’ottica che si poteva trovare in una situazione di bisogno di sangue anche un proprio caro. Ora c’è una struttura organizzativa che è conosciuta da tutti ma all’epoca non era così e la nostra fu un attività davvero pioneristica goccia a goccia. (Franco Rongoni)