“Astemi in coma etilico per l’infelicità. La messa ormai é finita figli, andate in pace 
cala il vento, nessun dissenso, di nuovo tutto tace e allora avanti popolo che spera in un miracolo  elaboriamo il lutto con un Amen, Amen”

Questo testo di Gabbani ci introduce alla Parola di Dio di questa domenica che ci invita a dare sapore al nostro vivere l’Eucaristia e il Vangelo di Giovanni ci ricorda che accostarsi all’Eucarestia è vitale per ciascuno di noi. Andare a Messa e non accostarsi all’Eucarestia è uno scandalo, è chiudersi alla grazia di Dio: proprio per questo i cristiani di oggi sono “astemi in coma etilico” o come denunciava Arturo Paoli “tante ostie ma niente Corpo di Cristo in voi”.

Oggi si è smarrito il senso del vivere la partecipazione all’Eucarestia, anche per colpa della Chiesa che ha posto l’attenzione più sul precetto da assolvere che su altro. La Messa domenicale è diventata una semplice presenza ad un bel rito che non cambia assolutamente la vita a nessuno e si rimane nel proprio “coma etilico”. Non abbiamo ancora capito che la Messa inizia una volta che si è usciti dalla chiesa e non a caso don Tonino Bello diceva che il prete alla fine della Messa non deve dire “la Messa è finita andate in pace ma la pace è finita andate a Messa”.

Perché devo accostarmi al Corpo di Cristo? Per vivere, per nutrire la mia anima, per non morire, per diventare Corpo di Cristo per la comunità una volta che torno nel mio quotidiano. Dove c'è paura, blocco, paralisi, l'Eucarestia ci dà il coraggio per fare, scegliere, dire, andare, lottare. Dove c'è diffidenza, l'Eucarestia ci dà la forza per la fiducia, per aprirsi, per andare verso l'altro. Dove c'è caduta, l'Eucarestia ci dà la forza per rialzarci, per perdonarci, per ripartire, per girare pagina. Dove c'è odio, l'Eucarestia ci dà l'amore del perdono e la pace del lasciar andare. 

“Signore, aiutami a celebrare la tua messa da lunedì a sabato. Signore, che la messa diventi la vita e la vita la messa”