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Hub del Gas: replica del Comitato “I Discoli del Sinarca” a Società Gasdotti Italia

"Il territorio diventerà una piattaforma logistica per il trasporto del gas in Nord Europa"

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Nei giorni scorsi la Società Gasdotti Italia ha divulgato un comunicato stampa su blog e testate giornalistiche locali. Ancor prima di valutarne il contenuto si impongono due riflessioni. Innanzitutto il perfetto tempismo: sembra proprio siano stati il recente terremoto e i forti dubbi esternati dal Sindaco di Palata sull’opportunità di realizzare un’opera di cui la popolazione molisana non ha alcun bisogno, per giunta in un territorio da sempre caratterizzato da un elevato rischio sismico e idrogeologico, ad indurli a diramare tale scarno comunicato. E’ da ritenersi tale dato l’evidente scopo di voler unicamente tranquillizzare la popolazione locale, alla luce degli avvenimenti appena descritti, riducendo una questione complessa ad un tema da poter sviscerare in poche parole. E quelle poche parole, oltre a fornire giustificazioni, rivelano addirittura i loro intenti filantropici. Addirittura si sostiene che i lavori favoriscano ritrovamenti archeologici (e che in particolare l’area di Montenero di Bisaccia possa trarne benefici al riguardo). La collettività dovrebbe dunque fare affidamento sul fatto che la SGI, andando contro i loro interessi, si curerà di segnalare eventuali ritrovamenti, causando ritardi nei lavori e conseguenti perdite economiche.

Il gasdotto Larino - Chieti è parte di un progetto organico denominato “Hub del Gas”, assieme ad altre opere (tra cui il Tap). Contrariamente a quanto sostenuto da SGI, la finalità dell’opera non è semplicemente quella di migliorare il servizio di distribuzione del gas nella zona adriatica. Si tratta, invece, di un più ampio progetto che mira a trasformare l’intero Bel Paese in una piattaforma logistica per il trasporto del gas in Nord Europa: insomma il territorio italiano sarà assoggettato ad una vera e propria servitù di passaggio.

A maggior riprova dell’inutilità dell’opera intervengono argomentazioni inconfutabili. Innanzitutto i dati relativi al consumo interno di gas: dai circa 46 miliardi di mc del 2006 si è passati agli attuali 38 miliardi di mc (fonte MISE). E’ inopinabile, dunque, che le infrastrutture esistenti risultano essere già abbondantemente sovradimensionate. Se ciò non bastasse, l’ultima Strategia Energetica Nazionale del governo Gentiloni, prevedendo il raggiungimento della quota del 55% di ricorso alle fonti rinnovabili, indica chiaramente quale futuro obiettivo l’ulteriore diminuzione del consumo di gas. L’esigenza di abbandonare le fonti fossili nel più breve tempo possibile, d’altronde, è una questione che investe l’intera economia mondiale. Limitare le emissioni di anidride carbonica, ottenere una maggiore ricaduta occupazionale e una maggiore autonomia energetica sono le sfide strategiche che l’Italia in particolare sarà chiamata ad affrontare. Insomma, una cosa è certa: a giovare della realizzazione del gasdotto sarà esclusivamente SGI, dato che neppure un mc di gas ivi trasportato servirà a soddisfare i relativi consumi di molisani e abruzzesi.

In virtù dei dati appena forniti è indubitabile che il gasdotto Larino - Chieti, nonostante SGI affermi il contrario, fa parte di un progetto più ampio, che prevede il collegamento con i pozzi di estrazione e gli stoccaggi esistenti, come il “Treste” (al confine tra Abruzzo e Molise), o in progetto, come quelli di San Martino sulla Marrucina e del Sinarca. Quest’ultima opera interesserà i comuni di Guglionesi, Montecilfone, Palata e Montenero di Bisaccia e, date le caratteristiche (capacità di immagazzinamento di circa 300 milioni di mc e un’erogazione massima giornaliera di 3,2 milioni di mc), desta ancor più preoccupazione. Difatti, in base a quanto previsto dalla direttiva Seveso sulla prevenzione e la gestione degli incidenti, è un impianto a rischio di incidente rilevante, pertanto necessita del Piano di Emergenza Esterno per la popolazione. Tra i rischi, in particolare, come dimostrato in diversi studi e per stessa ammissione del MISE, vi è quello relativo all’attività di stoccaggio, potenzialmente in grado di generare terremoti anche di magnitudo elevata. E’ del tutto evidente l’inopportunità di realizzare siffatte opere in un territorio che, già fragile, è stato interessato di recente dall’apertura di una nuova faglia.                

Relativamente all’impegno assunto, in termini molto generici, di ripristinare il contesto allo “stato precedente”, va evidenziato che quello in questione annovera ben 8 Siti di Interesse Comunitario per la flora e la fauna e una Zona di Protezione Speciale (particolare non riportato nel comunicato stampa … volutamente?). A ciò si aggiunga che gli scavi interesseranno aree agricole di particolare pregio, comportando quindi l’espianto di migliaia di uliveti, vigneti e frutteti. Data l’invasività di tali interventi, sarebbe quantomeno opportuno informare in maniera dettagliata la popolazione interessata circa la tipologia di interventi da effettuare.

Su ciascuna delle questioni sopra esaminate la SGI ha dunque addotto argomentazioni insufficienti a giustificare il proprio operato. Ma il punto su cui la “difesa d’ufficio” sconfina addirittura nella scorrettezza è quello relativo alla non assoggettabilità a VAS (Valutazione Ambientale Strategica) del relativo progetto. Nel comunicato stampa, in modo assolutamente tendenzioso, si sostiene che l’opera “fu” ritenuta assoggettabile alla sola VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), tralasciando di dire che lo scorso 10 agosto il Ministero dell’Ambiente, cambiando le carte in tavola, ha stabilito che tale progetto vada sottoposto a VAS. Tale decisione sconfessa ulteriormente quanto sostenuto da SGI: il gasdotto non va considerato quale singolo progetto (che necessita della sola VIA) bensì è il tassello di un’opera più ampia (per cui è richiesta la VAS). La richiesta della VAS consentirà di effettuare un’analisi accurata di tutti i riflessi dell’opera sul patrimonio naturale e paesaggistico, coinvolgendo altresì le associazioni e i comitati che si battono per impedire la realizzazione di quest’opera inutile e pericolosa.

Il Comitato, fornendo le presenti delucidazioni, coglie nel contempo l’occasione di invitare la SGI ad un confronto pubblico.                                                                                 

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