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Sei anni fa veniva a mancare Maria Giulia Moretta

Redazione
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Il 24 settembre 2012, esattamente 6 anni fa veniva a mancare Maria Giulia Moretta. Questa sera alle ore 18 verrà celebrata una Santa Messa in suo ricordo. Vogliamo riprodurre qui di seguito un articolo su questa importante figura sansalvese, pubblicato su questa testata qualche anno fa, firmato da Domenico Di Stefano

Qualche anno fa a margine di una manifestazione culturale coniai lo slogan 'il magazzino della memoria', intendendo il luogo dove sono riposti, a volte anche in modo disordinato, i ricordi, i volti e i giorni andati. In ogni casa, anche solo interiore, c'è un magazzino dove sono accatastati scatoloni e pacchi ma molto più concretamente profumi, sorrisi, fotografie indelebili che abitano gli scaffali e i bauli del cuore. A volte 'il magazzino' diventa la stanza più importante, spesso l'unico criterio di orientamento per proseguire. Non si sfugge, nessuno sfugge al passato e soprattutto alle persone che hanno, consapevolmente o meno, contribuito a costruire e a cambiare la vita di quelli che le hanno incontrate. Ecco perché ci sono occasioni imperdibili per continuare ad incontrare belle persone, occasioni come quella di giovedì 7 novembre quando l'Istituto 'Mattioliì di San Salvo ha intitolato un'aula alla Cara, Carissima Maria Giulia Moretta.

Voglio ringraziare la Preside, prof.ssa Di Mucci, e tutta la scuola per la familiarità della cerimonia che non è stata una canonica commemorazione ma ha assunto gli accenti di un dialogo 'CON' Maria Giulia piuttosto che 'DI' Maria Giulia. Soprattutto nelle parole del Vescovo Pietro Santoro, di don Piero, si è respirata una brezza di speranza e di condivisione che ha davvero rilanciato l'immagine 'vivente' di Maria Giulia nella scuola, nella parrocchia, nella città.

Certo, nessuno di noi può assecondare la nostalgia, il dolore dell'assenza, per dirla con alcune parole del bell'intervento di Stefania Ciocca «a tutti noi manca Maria Giulia che camminava in questi corridoi...». Ma, ed è ancora don Piero, «la vera eredità di Maria Giulia è quella di andare nei luoghi nascosti dove non va nessuno, verso gli ultimi e i più sofferenti. Giovani scommettete su questo». Ecco perché non è stata una commemorazione ma una riproposizione di intenti e di impegni educativi, civili, cristiani, culturali.

Perché, come giustamente ha scritto Orazio di Stefano «si ricorda chi sa farsi ricordare», nel senso più profondo di chi, come Maria Giulia, sa partecipare, anche gratuitamente e senza clamori, ai destini di una comunità, di una città, di un popolo che ha sempre più bisogno di tracce, di segni, in una parola: di memoria! In un'epoca smemorata (e ingrata) come questa dovremmo tornare tutti in quel 'magazzino', anche chi non conosce e chi è nuovo dovrebbe umilmente attingere alla memoria per meglio capire il presente ed impostare il futuro.

La memoria è oltre la storia perché al fatto aggiunge il cuore. La guerra mondiale raccontata sui libri è storia, raccontata da un reduce è memoria. E ancora, la storia è fredda mentre la memoria è calda, generosa, dinamica e mai statica. La memoria è un lungo rosario di ricordi che si muovono, a volte anche in una lacrima, e che tendono a ridimensionare il tempo o quantomeno a non farlo inghiottire da questa fretta maledetta che ci annulla nei rapporti e nei pensieri. Insomma, la scelta dell'uomo è una scelta, libera, tra la cronaca e la memoria, ognuno sarà artefice di quel pezzo di mondo affidatoci in prestito. Il pezzo di mondo di Maria Giulia danza ininterrottamente in ognuno di noi, ma è anche in mille angoli di questa città, è in una comunità parrocchiale che quest'anno celebra 40 anni di vita (ne riparleremo...) e che a Maria Giulia deve tanto, è nella sua vocazione di insegnante niente affatto ingabbiata in stereotipi e frustrazioni, è pubblicamente inciso sui muri della vecchia chiesa di San Nicola e dell'aula LIM dell'Istituto Mattioli.

Pareti che diventano braccia accoglienti, un tetto che protegge e custodisce, le porte sempre aperte, un pavimento da camminare a piedi nudi, la stessa attenzione alla prima e all'ultima fila. E una sedia sulla cattedra della nostra memoria dove Maria Giulia ascolta le parole che non abbiamo fatto in tempo a regalarle. Maria Giulia, che adesso sposta i capelli e sorride... (Domenicop Di Stefano 11 novembre 2013)

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